C’era una certa attesa per il film d’esordio dietro la macchina da presa di Paola Cortellesi, artista a 360° che, dopo una lunga e pregevole carriera teatrale e televisiva, è diventata da qualche anno la signora del cinema italiano; e non solo perché i film da lei interpretati e diretti dal marito, Riccardo Milani, sono i più remunerativi tra i film italiani al box-office.
Bene, si può serenamente dire che l’attesa è stata ripagata da una prova convincente. Si tratta, infatti, di un debutto che emoziona ma non sorprende, tutto compreso com’è nell’alveo della tradizione tracciata dal suddetto Milani e dai suoi sceneggiatori di fiducia, Furio Andreotti e Giulia Calenda (oltre – ça va sans dire – alla stessa Cortellesi), che a sua volta attualizza la lezione della grande commedia all’italiana degli anni ’60. Pure C’è ancora domani – per altro girato in un bel bianco&nero d’epoca (fotografia di Davide Leone) – non deroga dall’osservanza ossequiosa del rispetto di quegli intramontabili modelli, lo fa però con una significativa innovazione di cui parleremo tra poco.
Prima la trama: Paola Cortellesi è Delia, madre di tre figli nella Roma dell’immediato dopoguerra, sposata con un marito gretto e violento che ha il volto di un Valerio Mastandrea travisato nei connotati grazie a due baffoni primonovecenteschi e a un toupet francamente rivedibile. Come se non bastasse, la donna è costretta a badare a un suocero perfido e semi-infermo, interpretato con bravura da Giorgio Colangeli. La sua vita di percosse e programmatica subalternità è alleviata soltanto dalle chiacchierate complici con l’amica del cuore (Emanuela Fanelli) e dal ricordo tenero di un amore trapassato e rimpianto (Vinicio Marchioni). Da queste premesse si dipana una storia emozionante che riserverà più di una sorpresa commovente.

Oltre alla storia ciò che interessa qui rilevare è il lavoro sui modelli di cui parlavamo e lo scarto innovatore che contraddistingue quest’opera prima rendendola abbastanza unica nell’attuale panorama cinematografico italiano.
Il primo modello che viene omaggiato è quello del cinema neorealista, e in particolare del film più significativo di quella stagione, Roma città aperta, rievocata nel decor bellico e nel look della protagonista che pare lontanamente citare l’icona di questa Festa del cinema 2023, e cioè Anna Magnani. Ma il prestito più evidente, anche narrativo, è quello da Una giornata particolare di Ettore Scola, che raccontava proprio della irredimibile subalternità sociale e famigliare di una donna italiana, un’indimenticabile Sophia Loren, vittima di un marito manesco. Infine, in questo Pantheon femminile e femminista, viene anche menzionata la “Bersagliera” di Gina Lollobrigida, eroina di un neorealismo in fase rosa (Pane amore e fantasia), qui allusa in una battuta del film.
Si è parlato di femminismo perché, sotto l’aspetto della fabula, C’è ancora domani cela un messaggio molto nitido, persino politico: la lotta al patriarcato, giunta oggi alla sua parabola apicale; ricalcando così ancora una volta l’esempio della summenzionata commedia all’ italiana che raccontando l’Italia durante i conflitti bellici (La grande guerra, Tutti a casa, etc.) parlava evidentemente della società degli anni ’60.

Gli autori di questo film realizzano questa operazione di calco stilistico in modo consapevole, persino dichiarato come dicevamo, e vi aggiungono un upgrade 2.0. La commedia classica aveva capito che il messaggio socio-politico delle sue narrazioni giungeva a destinazione in modo più efficace se allo stile drammatico si miscelava la comicità: ciò fece la fortuna della stagione dei Risi e Monicelli; dei Sordi, Manfredi e Gassman. Dopo una bella risata liberatoria il racconto di una pagina tragica risultava ancora più efficace (un caso paradigmatico tra gli altri è quello del finale del già citato Tutti a casa).
Nel debutto di Paola Cortellesi accade lo stesso, con l’aggiunta di un elemento nuovo, sorprendente: la vicenda narrata è interpolata con dei siparietti musicali cronologicamente decontestualizzati (si ascoltano tra le altre le canzoni Nessuno di Mina in versione swingata oppure A bocca chiusa di Daniele Silvestri o ancora Lucio Dalla) utilizzati come dei veri e propri momenti di “straniamento brechtiano”.
Così l’emozione si fonde all’indignazione morale, e la missione di questo doppio esordio (della Festa e della Cortellesi regista) può dirsi decisamente compiuta – soprattutto con un finale ben pensato e quasi inaspettato. Sbilanciamo un po’ ma volentieri: quattro stelline.
In sala dal 26 ottobre
CREDITS & CAST
C’è ancora domani – Regia: Paola Cortellesi; sceneggiatura: Furio Andreotti, Giulia Calenda, Paola Cortellesi; fotografia: Davide Leone; montaggio: Valentina Mariani, Lele Marchitelli; interpreti: Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Emanuela Fanelli, Vinicio Marchioni, Giorgio Colangeli, Romana Maggiora Vergano, Francesco Centorame, Lele Vannoli, Paola Tiziana Cruciani; produzione: Wildside, Vision Distribution; origine: Italia, 2023; durata: 118 minuti; distribuzione: Vision Distribution.