Festival di Cannes (2024): Emilia Pérez di Jacques Audiard (Premio della Giuria e per l’interpretazione femminile)

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Jacques Audiard è un regista particolarmente eclettico, nel senso che ama sperimentare diversi tipi di generi e storie abbastanza lontane da quelle che ci si potrebbe aspettare da un regista francese. Dopo Un sapore di ruggine e ossa (2012) e la Palma d’oro a Cannes per il dramma sull’immigrazione Dheepan – Una nuova vita nel 2015, Audiard è tornato quest’anno sulla Croisette in Concorso con un musical ambientato in Messico e liberamente ispirato al romanzo Écoute di Boris Razon. E si è portato a casa sia il Premio della Giuria, sia la Palma per la migliore interpretazione femminile a tutto l’ensemble delle attrici.

L’avvocato Rita Moro Castro (Zoe Saldaña) si ritrova una sera sequestrata nientemeno che dal boss del cartello della droga messicano Manitas Del Monte (Karla Sofía Gascón). Le sue qualità organizzative, nonostante lo scarso successo di carriera, sono state notate dal pericoloso criminale che se ne vuole servire per realizzare il suo più segreto desiderio: diventare donna e cambiare completamente vita. Rita, anche se all’inizio titubante, visto l’alto compenso promesso, decide di accettare il lavoro nonostante il rischio a cui va incontro in caso di fallimento. Il lavoro consiste nell’organizzazione completa di ogni cosa: la messa in scena di una finta morte, l’operazione chirurgica, l’espatrio e la sistemazione della moglie del boss Jessi (Selena Gomez) con i due figli in Svizzera. Passano gli anni e tutto sembra essersi risolto al meglio, quando dal nulla appare l’affascinante figura di Emilia Pérez per chiedere a Rita di riunirla alla sua famiglia, continuando a farsi che continui a pensarlo morto. E qui ovviamente iniziano a sorgere alcuni inevitabili problemi che alla fine coinvolgono la avvocato personalmente e molto più di quello che lei si sarebbe potuta aspettare.

La storia della transizione di Emilia Pérez ci confronta con una realtà qui ovviamente portata all’estremo: la violenza e aggressività sprigionate da una situazione tossica in cui il corpo non corrisponde all’idea che l’individuo ha di sé stesso. Solo a transizione avvenuta Emilia, riuscirà a trovare la strada per espiare a tutti i dolori provocati nel suo passato.

Le coreografie di Damien Jalet – che ha lavorato con artisti importanti quali Sasha Waltz e Marina Abramović, e inoltre ha curato le coreografie del remake di Suspiria di Luca Guadagnino conferiscono alla narrazione di Emilia Pérez un ampio respiro e soprattutto accompagnano molto bene le musiche e le canzoni composte da Clément e Camille Ducol. Del cast di attrici femminili l’unica con una carriera musicale alle spalle è Selena Gomez. Mentre sia l’americana Zoe Saldaña, che in passato  ha avuto esperienza nella danza ma non nel canto, sia l’attrice spagnola Karla Sofía Gascón si trovano per la prima volta a lavorare in un musical, e bisogna dire, con ottimi risultati.

Come prima esperienza nel genere del musical possiamo dire che, tutto sommato Audiard – il quale firma anche la sceneggiatura – è riuscito a creare un’opera di grande intrattenimento, ben scritta, coesa e particolarmente ben curata nei minimi dettagli. Nella trama del film viene portata in luce anche la piaga poco nota dei desaparecidos in Messico, legata soprattutto alla violenza dei cartelli dei narcotrafficanti, e che porta ad un drammatico numero di vittime ogni anno in tutto il paese. Crimini che rimangono purtroppo quasi sempre impuniti per mancanza di prove o di serie indagini.


Emilia Pérez – Regia e sceneggiatura: Jacques Audiard; fotografia: Paul Guilhaume; montaggio: Juliette Welfling; musica:  Clément Ducol (score), Camille (canzoni); coreografia: Damien Jalet; interpreti: Adriana Paz, Karla Sofía Gascón, Selena Gomez, Zoe Saldaña, Édgar Ramírez, Mark Ivanir; produzione: Why Not Productions, Page 114, Pimienta Films, France 2 Cinéma, Saint Laurent Productions; origine: Francia/Messico, 2024; durata: 130 minuti.

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