House of the dragon (Stagione 1)

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Drago mangia drago

Bisogna essere onesti: pensare che un fenomeno televisivo, culturale e mediatico come Game of thrones sarebbe stato lasciato solo, lì nell’alveo delle serie “da storia delle televisione”, era e resta un’idea frivola, quasi senza senso. Impossibile non sfruttare ancora quell’enorme potenziale produttivo, impossibile rinunciare ad attingere alla sconfinata lore ideata da George R. R. Martin. Allora, ecco HBO di nuovo a lavoro, non prima di un cambio in cabina di regia: David Benioff e D. B. Weiss lasciano il timone a Ryan Condal, nuovo showrunner, idealmente spalleggiato dall’autore de Le cronache del ghiaccio e del fuoco.

Da dove ripartire? Semplice: dalla casata Targaryen e dai suoi draghi. La prima stagione di House of the dragon è composta da dieci episodi che ripropongono allo spettatore tutto ciò che, in origine, aveva già promesso Game of thrones: dinastie dal presente e futuro sempre più nebuloso, intrighi di corte, paesaggi mozzafiato e tanto, tanto sangue. Con un’unica eccezione – per ora -, ossia la totale assenza di un “villain comune”: se in Game of thrones la minaccia dell’”inverno” era già concreta addirittura dall’incipit del primo episodio, in House of the dragon non sembra esserci spazio per un elemento malvagio esterno montante, perché il male resta racchiuso tra i corridoi e le stanze del palazzo, serpeggiando mefitico tra i balordi vicoli dei bassifondi della città, nascosto dietro silenzi affabulatori e sguardi maliziosi. In House of the dragon tutto ruota intorno al potere, al senso più intimo di privilegio dinastico; è un carnevale di anime inquiete, di lotte fratricide, di supplizi e schermaglie di politica corrotta. House of the dragon è Game of thrones nella sua forma primordiale, prosciugata da premonizioni e afflato epico.

Quel che resta è un prodotto che si concede tempo e ritmi dilatati, costringendo lo spettatore smaliziato a un’attesa elettrizzante, poiché non c’è bisogno di “spiegare” nulla: i fan di Game of thrones conoscono già il peso di una storia appartenente a questo piccolo, immenso universo televisivo. House of the dragon è una valida prova di regia, in cui dominano gli sterminati e suggestivi paesaggi primitivi, spesso sorvolati a cavallo dei draghi, in contrapposizione con gli angusti spazi interni di pietra, crogiolo di tentazioni e pentimento. I ripetuti salti temporali risultano sempre ben calibrati, necessari anche ai fini dello svolgimento per imprimere maggior spessore ai protagonisti principali – ottimo il cast, in cui spiccano Paddy Considine nei panni del tormentato re Viserys I, Emma D’Arcy/Rhaenyra, una versione cupa e post-moderna di una principessa Disney e, ovviamente, Matt Smith e il suo sibillino Daemon Targaryen.
Evitando il rischio mortale di emulare i ritmi e il modello di messa in scena di Game of thrones, House of the dragon si rivela una serie perfettamente coincidente con la definizione di spin-off, un nuovo capitolo decadente e pessimista, in cui primeggiano stereotipi machisti – stavolta fortunatamente bilanciati in chiave narrativa – e il cannibalismo senza dignità di una nobiltà irrispettosa e volgare, lontana mille mari dalla dimensione fragile di quel popolo che dovrebbe governare, ma che, invece, abbandona a sé, perché non necessario al proprio soddisfacimento generazionale. E questa, al netto dei primi dieci episodi fin qui proposti, risulta una scelta ideale e lungimirante, visto che, a quanto sembra, House of the dragon non è e non sarà l’unico nuovo tassello del conturbante arazzo tessuto da HBO  e George Martin.

Disponibile su Sky Atlantic.


House of the dragon –  genere: fantasy, drammatico; showrunner: Ryan Condal, George R. R. Martin;  stagioni: 1 (rinnovata); episodi: 10; interpreti principali: Paddy Considine, Matt Smith, Emma D’Arcy, Olivia Cooke, Rhys Ifans, Steve Toussaint, Eve Best, Sonoya Mizuno, Fabien Frankel, Milly Alcock, Emily Carey, Graham McTavish, Matthew Needham, Jefferson Hall; produzione: GRRM, Bastard Sword, 1:26 Pictures Inc.;  origine: U.S.A., 2022; durata: 60′ minuti; episodio cult: 1×08.

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