il Grande Giorno di Massimo Venier

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Tornano Aldo, Giovanni e Giacomo, e torna a dirigerli il fido Massimo Venier, che con loro collabora sin dai lontani tempi di Mai dire Gol, la storica trasmissione della Gialappa’s Band, ed ha firmato tutte le loro opere più riuscite, compresi gli spettacoli teatrali. Assieme a loro troviamo un cast affiatato con tante facce familiari già viste nel precedente Odio l’Estate (2020).

Va in scena il Grande Giorno, ovviamente quello del matrimonio, topos cinematografico ben rodato, qui utilizzato come generatore e catalizzatore, occasione per affrontare vecchi rancori, situazioni irrisolte e anche come mezzo atto a raggiungere epifanie improvvise.

Una leggera carica polemica verso la suddetta istituzione rende il film meno innocuo di quel che si pensi: in occasione del matrimonio dei figli, due amici appartenenti alla borghesia di Segrate (Giovanni e Giacomo, dai temperamenti opposti) organizzano uno sfarzoso ricevimento (fortemente voluto dal primo, mal digerito dal secondo) di tre giorni in una meravigliosa tenuta sulle rive del lago di Como, con tutti i lussi e gli sfarzi tipici di un certo tipo di borghesia che disperatamente ostenta una raffinatezza che non le è propria.

In questo contesto si inserisce la personalità strabordante di Aldo, nuovo compagno della ex moglie di Giovanni (Lucia Mascino), a cui spetterà l’ingrato compito di rovinare la festa inanellando un disastro dietro l’altro; oltre a fungere da dispositivo comico, ciò porterà a scontri che faranno emergere vecchi rancori. La festa inesorabilmente degenera, rivelando il vero volto e la vera natura dei protagonisti.

La trovata più brillante del film è l’avere immaginato la stessa Villa come una maschera imbellettata che tenta di nascondere il suo passato: il momento in cui viene tolto il cartello con il nome villa Kramer e sotto emerge un’insegna con un nome meno ben meno “elegante”, rappresenta una brillante metafora di coloro che la abitano.

Non è la prima volta che Massimo Venier si cimenta con una riflessione sul matrimonio, Tre uomini e una gamba (1997) e il successivo Così è la vita (1998), includevano già varie riflessioni sul tema. In questo caso l’ispirazione per il soggetto proviene proprio dal vero matrimonio della figlia di Giovanni, a cui il regista ha partecipato come ospite, mentre per la messinscena Venier dichiara di non aver tratto ispirazione da matrimoni reali; curiosamente però, cita tra i film a cui ha ripensato più volte Rachel sta per sposarsi  (2008), opera  “indi” di Jonathan Demme, dal tono e stile decisamente differenti.

Rispetto al precedente Odio l’Estate, la nuova pellicola prosegue quel lavoro comico con accenni di lieve malinconia che ha fatto la fortuna del trio: l’intelaiatura vincente resta sempre la stessa, i nostri insieme alle rispettive famiglie di turno si ritrovano e passare del tempo assieme, temi e retorica sono molto in linea con ciò che Venier padroneggia bene: il confronto tra classi agiate, borghesi e nevrotiche con realtà più spensierate, una gioventù romanticizzata ma portatrice di valori salvifici (magari invece sarebbe proprio il caso di infierire un pochino anche su di loro). Il ritmo è buono, le gag funzionano, il trio è in forma, la regia snella e non priva di qualche trovata lievemente surreale che regala un po’ di brio alla visione.

Aldo, Giovanni e Giacomo fanno ancora affidamento sulla loro mimica e gestualità, con misura, senza eccedere. Dopo così tanti anni, però, il rischio di diventare caricaturali si fa sempre più insidioso. Riescono a eludere sapientemente questa trappola mantenendo comunque un certo tipo di continuità con i loro primi lavori.

Da segnalare anche una certa maturazione del cast, con ruoli che si adattano meglio e valorizzano maggiormente i comprimari, a partire dal prete Don Francesco, interpretato da Francesco Brandi, Roberto Citran nel ruolo del cardinale Pineider, e l’ottimo Pietro Ragusa nei panni del Maître.

Nel complesso però, il film ci sembra rivelarsi leggermente inferiore al precedente, anche se è difficile individuare che cosa non abbia funzionato. Perciò il Grande Giorno è esattamente il film che ti aspetti, piacerà a chi ha apprezzato i lavori precedenti e di certo non convincerà gli altri a rivalutare la comicità del trio. Sarà anche per quella sottile e garbata morale che suggerisce di prendere la vita con gioia, sguaiatezza e semplicità, ormai un po’ troppo retorica e favolistica.

Diciamo che forse ci piacerebbe vedere, dopo tanti anni, i tre cimentarsi in qualcosa di estraneo alla loro poetica. Ma probabilmente la consapevolezza di ciò che sono e ciò che sanno fare rappresenta proprio la loro forza, aspettarsi altro non sarebbe neppure troppo lecito.

In sala dal 22 dicembre 2022


Il Grande Giorno Regia: Massimo Venier; sceneggiatura: Aldo, Giovanni e Giacomo, Davide Lantieri, Michele Pellegrini, Massimo Venier; fotografia: Vittorio Omodei Zorini; montaggio: Enrica Gatto; interpreti: Aldo Baglio (Aldo), Giovanni Storti (Giovanni), Giacomo Poretti (Giacomo), Antonella Attili (Lietta), Elena Lietti (Valentina), Lucia Mascino (Margherita), Margherita Mannino (Caterina), Giovanni Anzaldo (Elio), Pietro Ragusa (Maître), Francesco Brandi (don Francesco), Dina Braschi (Annalisa), Andrea Bruschi (Bistolfi), Davide Calgaro (Gabbo), Marouane Zotti (capo cameriere), Noemi Apuzzo (Sonia), Matidle Benedusi (Martina), Jerry Mastrodomenico (Landi),Eleonora Romandini (Alessia), Roberto Citran (cardinale Pineider), Francesco Renga (sé stesso); produzione: Agidi due, Medusa Film; origine: Italia: durata: 100’; distribuzione: Medusa Film.

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