Il gusto delle cose di Tran Anh Hùng

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Un film sulla buona cucina francese e sulla preparazione di pranzi memorabili non è una novità sugli schermi cinematografici. Fra tutti, il primo che torna subito alla memoria, sul connubio cinema-cibo, è il danese Il pranzo di Babette (1987) di Gabriel Axel, tratto dall’omonimo racconto di Karen Blixen, dove la cuoca del titolo, Babette, è una cattolica parigina, che durante il periodo della Comune di Parigi nel 1871, si rifugia in Danimarca.  Il gusto delle cose è, invece, ambientato in Francia, per la precisione nella regione della valle della Loira, in un periodo temporale pressappoco simile, il 1885.

Dopo aver partecipato al Festival di Cannes nella sezione Un Certain regard con Il profumo della papaya verde (1992), per cui aveva vinto la Caméra d’or, e poi con A la verticale de l’ete  nel 2000, Tran Anh Hùng, già vincitore del Leone d’oro a Venezia per Cyclo (1995), ha conquistato il Premio per la Regia nel Concorso 2023, sempre sulla Croisette, col il suo ultimo film. Che dopo essere passato in anteprima italiana alla scorsa Festa di Roma ora finalmente esce anche nelle sale italiane.

Per Il gusto delle cose il regista franco-vietnamita si è lasciato inspirare dalla novella La vie et la passion de Dodin-Bouffant, gourmet dello scrittore svizzero Marcel Rouff, pubblicata nel 1924. La figura del protagonista del libro, Dodin Bouffant, viene solitamente identificata nel famoso cuoco e gastronomo francese Jean Anthelme Brillat-Savarin, iniziatore delle teorie sul gusto. Del libro esiste un precedente adattamento per la televisione francese realizzato nel 1973 da Jean Ferniot.

Come il libro, anche questa versione cinematografica vuole essere una celebrazione della haute cuisine francese che seduce tanto quanto una passione amorosa, nella quale i protagonisti, Eugénie (Juliette Binoche) e Dodin Bouffant (Benoît Magimel) si muovono, o meglio potremmo dire, sembrano danzare, a ritmo di portate, come in una coreografia. Per l’occasione il regista è riuscito a far tornare a recitare la ex-coppia Binoche-Magimel che non lavorano insieme dai tempi di I figli del secolo (1999), diretti da Diane Kurys.

Fra tutto questo cucinare ed assaggiare piatti – la prima sequenza culinaria dura più di trenta minuti – si rischia di dimenticare che il film ha anche una trama. Così la passione amorosa di lunga data fra l’esperta cuoca Eugénie e il fine gastronomo Dodin, e poi la successiva tragica morte della donna, passano in secondo piano rispetto alla scenografica preparazione dei piatti serviti agli amici buongustai.

Questo mettere a fuoco l’aspetto formale ed estetico delle cose era già presente anche nei film precedenti di Hùng, per cui non meraviglia questa quasi maniacale attenzione per i dettagli della messa in scena. Per la preparazione dei piatti sono stati usati ingredienti veri, che se nel film sono stati solo assaggiati, fuori scena sono stati veramente mangiati (da come si apprende tramite un’intervista a “Variety”). A voler ricordare anche solo alcune delle pietanze viene l’acquolina in bocca: si passa dalla salsa alla bourguignonne, all’omelette alla norvegese – che per chi non lo sapesse è un dolce -, al famoso bollito pot-au-feu, un piatto tradizionale del Nord della Francia.

 

 

 

 

 

 

Inoltre le scene sono state girate all’interno di un castello nella regione Maine e Loira, dove, sia i protagonisti, che il gruppo di amici gourmet, vanno e vengono alternandosi, fra la cucina, la sala da pranzo, e l’orto, discutendo di attualità gastronomiche, di letteratura, del nuovo Hotel Ritz aperto da Escoffier o del pranzo durato ben otto ore e organizzato per Bouffant dal cuoco del principe dell’Eurasia.

Un film da vedere per chi ama la buona cucina e pensa, che come precisa il protagonista, “una buona nuova ricetta porti più gioia all’umanità che non la scoperta di una nuova stella”. Ma attenzione: da gustare dopo, e non prima, di un succulento e abbondante pasto.

In sala dal 9 maggio 2024


Il gusto delle cose (La passion de Dodin Bouffant) – Regia e sceneggiatura: Tran Anh Hùng; fotografia: Jonathan Ricquebourg; montaggio: Mario Battistel; scenografia: Toma Baquéni; costumi: Tran Nữ Yên Khê; effetti speciali: Guillaume Ménard; interpreti: Juliette Binoche (Eugénie), Benoît Magimel (Dodin Bouffant), Emmanuel Salinger (Rabaz), Patrick d’Assumçao (Grimaud), Galatea Bellugi (Violette), Jan Hammenecker (Magot), Frédéric Fisbach (Beaubois), Bonnie Chagneau-Ravoire (Pauline), Jean-Marc Roulot (Augustin), Yannik Landrein (padre di Pauline), Sarah Adler  (madre di Pauline); produzione: Olivier Delbosc per Curiosa Films, Gaumont, France 2 Cinéma; origine: Francia, 2023; durata: 134 minuti; distribuzione: Lucky Red.

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