Il mondo dietro di te di Sam Esmail

  • Voto
3.5


Sam Esmail, il regista di questo film, è noto soprattutto per essere la mente dietro alla celebre serie TV Mr. Robot (2015-19, 4 stagioni), un’opera visionaria, discontinua, a tratti geniale, a tratti grossolana e sfilacciata, ma sicuramente uno dei prodotti più originali ed innovativi tra le serie del panorama techno-thriller, specialmente le prime due stagioni.  

La collaborazione tra lui e Julia Roberts risale, invece, alla serie Homecoming (2018), nella quale Esmail ha giocato con lo screen ratio rendendolo elemento diegetico e simbolico oltre a farne un mezzo di distinguo temporale: il 4:3 e i colori desaturati utilizzati per raccontare il presente, infatti, in opposizione ai 16:9 del passato, dicevano qualcosa anche sulla condizione della protagonista, schiacciata in uno spazio così ristretto perché incapace di vedere oltre, impossibilitata a percepire il quadro generale. Non dissimilmente da ciò che avviene in Mommy (2014) di  Xavier Dolan, ad un certo punto il 4:3 si scioglieva in un 16:9 di grande impatto, e di fortissima valenza simbolica. 

Per Il mondo dietro di te Esmail utilizza l’anamorfico, sono presenti le panoramiche dall’alto, che scendono a spirale sui volti dei protagonisti, le inquadrature dei dialoghi che concedono più spazio a ciò che sta alle spalle dei personaggi, i mini piani sequenza ricercati e complicati che attraversano le pareti, l’utilizzo della musica pop che accompagna ma allo stesso tempo contrasta l’immagine, (e qui ci sono addirittura reminiscenze di Lost), tutte le caratteristiche insomma, del regista che abbiamo imparato a conoscere in Mr. Robot, solo che, in questo caso, pare mancare un tramite di coesione strutturale tra di esse. E dire che di tensione ce n’è, in un crescendo graduale e inquietante di avvenimenti sempre più inspiegabili, che però si accumulano senza soluzione di continuità, e lasciano aperte troppe questioni in parallelo, che trovano risposta, sì, ma solo in un secondo momento, fuori tempo massimo. 

Scendiamo nel dettaglio della trama per capire meglio di cosa stiamo parlando: la famiglia protagonista è composta da Amanda (Julia Roberts) e Clay (Ethan Hawke), genitori di Rose e Archie. Clay è forse il personaggio più riuscito, perché pare l’unico dotato di un elemento umano, mentre gli altri non trovano dimensione che vada al di là della manifestazione piuttosto piatta di alcuni tratti: Amanda è misantropa, odia la gente, lo dice subito a chiare lettere, di questo odio però nel resto del film non scorgiamo altro che qualche espressione corrucciata. Clay è un marito premuroso impacciato e un po’ goffo, Hawke ce lo restituisce in maniera piuttosto convincente, Rose è la figlia minore, ragazzina leggermente alienata e fanatica di Friends, (ad Esmail, si sa, piacciono moltissimo questi riferimenti a vecchie serie tv, basti pensare allo straordinario omaggio a Senfield che imbastisce all’interno di Mr. Robot), ed Archie è un bel ragazzotto con battute che paiono scritte da una IA. 

Amanda decide di affittare una casa lontano dal caos cittadino per passarci il weekend, il resto della famiglia accetta di buon grado, l’arrivo dei nostri nella dimora viene presentato con un eccesso di virtuosismi e musica. Poi, brusca interruzione, stacco, e ci spostiamo in spiaggia, dove avviene la prima grande anomalia. A rendere veramente strana la situazione però, è quello che avviene la stessa sera: quando lo spettatore assisterà alla scena in cui la famiglia sente bussare fuori casa e vede presentarsi due personaggi che spiegano perché si trovano lì con una versione dei fatti a dir poco nebulosa, non potrà non ripensare a Noi (2019, di Jordan Peele) o Bussano alla porta (2023, di M. Night Shyamalan). La presenza degli sconosciuti fuori casa funziona sempre, e infatti qui le cose si fanno interessanti: la visione procede spedita e nonostante la durata non modesta il film si guarda con interesse. Esmail ha talento e personalità, gli omaggi hitchcockiani a Psycho e ad Intrigo internazionale vanno oltre al semplice citazionismo e diventano lezioni messe a frutto nel migliore dei modi possibili, eppure cresce un certo senso di spaesamento che, alla lunga, distoglie l’attenzione dal minuzioso lavoro registico e si vorrebbe mettere in pausa l’affastellamento dei vari episodi di anomalie, che si impilano una sopra l’altra. 

L’ambiguità dei due ospiti prende una direzione poco interessante, che ne disinnesca il potenziale, e ad un certo punto sembra proprio che ci sia dimenticati della tavola imbandita in precedenza e si proceda ad apparecchiarne una nuova. Eh si, perché poi arrivano, nell’ordine, (attenzione spoiler) cervi che si comportano in maniera inspiegabile, bombe soniche, Archie che perde i denti, aerei che lasciano cadere volantini misteriosi, una donna spagnola disperata in mezzo alla strada, Tesla autopilotate che si schiantano una dietro l’altra, poi compare Kevin Bacon, nei panni di Danny, uno che la sa lunga e che non la racconta giusta. Insomma, che sta succedendo? 

 

 

 

 

 

A questa e ad altre domande viene data una risposta: a circa otto minuti dal finale parte un piccolo spiegone da parte di uno dei due ospiti, che, seppur presentato come ipotesi, dovrebbe servire a far tornare tutto, eppure qualcosa si inceppa, la spiegazione non è quella che avremmo voluto, o meglio, non è così che avremmo voluto sentirla. Il sospetto qui è che ci sia un lavoro di riscrittura da parte del regista, più presente rispetto a quello dell’autore (Rumaan Alam) della novella da cui è tratto il film: il modo in cui viene descritto il presunto cyberattacco, la critica ben poco velata alla società statunitense, dove abbiamo già visto questi elementi? Sta qui, il vero grande limite della narrazione di Esmail: è il modo in cui fa giungere i nodi al pettine, anticlimatico e insoddisfacente, ed è esattamente come accadeva con Mr.Robot. È avvincente fino a quando la trama rimane intricata e si avanza a tentoni, ma quando si arriva al dunque troviamo sempre una falla di retorica antisistema troppo ingenua che impedisce al discorso di elevarsi verso una dimensione più universale. 

La cosa sorprendente è che comunque, al netto di tutti questi difetti, Il mondo dietro di te è un film che non ci sentiamo di sconsigliare, la messa in scena contiene una creatività ed un’impronta che da sole valgono la visione: tantissimi spunti, un potenziale spesso sprecato, una regia a tratti troppo esibizionistica. In poche parole: Sam Esmail, prendere o lasciare. 

Su Netflix dall’8 dicembre 2023


Il mondo dietro di te – Regia: Sam Esmail; sceneggiatura: Rumaan Alam, Sam Esmail; fotografia: Tod Campbell; montaggio: Lisa Lassek; musica: Mac Quayle; interpreti: Julia Roberts, Ethan Hawke, Kevin Bacon, Mahershala Ali, Myha’la, Farrah Mackanzie, Charlie Evans; produzione: Esmail Corp,Red Om Films,Higher Ground Productions; durata: 140 minuti; origine: Stati Uniti, 2023; distribuzione: Netflix. 

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