La sirenetta di Rob Marshall

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Rob Marshall riporta sul grande schermo un classico del mondo Disney, La Sirenetta e il risultato, capace di unire l’incanto del film del 1989 diretto da John Musker e Ron Clements, ad aspetti molto innovativi, risulta piuttosto interessante.
Ricreare l’ atmosfera magica dell’originale, un classico della Disney caro al grande pubblico, arricchendola di tecnicismi e dettagli inusuali non era certamente una sfida semplice e il live action diretto da Marshall, da questo punto di vista, riesce a centrare l’obiettivo senza eccessive sbavature (pensiamo ai dettagli delle scene girate sott’acqua, alla giusta l’armonizzazione tra la fauna creata digitalmente e le interpretazioni umane, alla meravigliosa e coloratissima fotografia, tra le altre cose).
“Non penso che qualcuno abbia mai fatto un musical sott’acqua prima d’ora. È stato necessario coreografare con largo anticipo ogni singola parte del film. Le attrezzature con cui abbiamo lavorato sono incredibili” ha spiegato il regista. La lavorazione del film è stata lunga e difficile. Inoltre, la produzione ha dovuto affrontare le polemiche, alquanto sterili, sull’attrice afroamericana Halle Bailey, scelta per il ruolo di Ariel.

La Bailey, che è stata inondata da un fiume di critiche inutili, risulta invece sorprendentemente adatta al ruolo della protagonista perché conserva lo spirito indomito, la curiosità e l’intraprendenza del personaggio originale, aggiungendo un pizzico di sfrontatezza in più che non guasta.
La scelta di un attrice non caucasica, quindi, non solo non toglie nulla alla magia dell’intreccio originale, ma Marshall riesce a dotarla di un certo spessore, avvicinando il suo spirito, irruento e indipendente, a quello di Eric, il principe di cui è follemente innamorata.
I due in fondo si incontrano perché entrambi sono refrattari a una serie di regole imposte da un sistema che non riconoscono pienamente e in cui non riescono a rispecchiarsi.
Il desiderio di scoperta li unisce e li rende invincibili, oltre l’ovvia diversità dei sistemi a cui appartengono.
L’intreccio, ispirato alla celeberrima fiaba di Andersen, è ben noto: una sirena di nome Ariel (la già ricordata Halle Bailey), dotata di una bellissima voce e figlia più giovane di Re Tritone (Javier Bardem) è incantata e incuriosita dal mondo terrestre e nutre un forte desiderio di scoperta. Nonostante i divieti del papà di allontanarsi dal fondale marino, dove volteggiano e danzano le sue bellissime sorelle, Ariel durante una delle sue esplorazioni, si imbatte in un principe, Eric (Jonah Hauer-King), da cui rimane completamente ammaliata.
La ragazza, incantata, spera di incontrare di nuovo il suo “principe azzurro”. È così che la sirena, contro la volontà del papà Tritone stringe un patto con la strega del mare Ursula (Melissa McCarthy): scambierà la sua voce in cambio di un paio di gambe umane.
Ovviamente la stregaccia ha in serbo per lei sorprese non proprio piacevoli che rischiano anche di compromettere la vita dell’amato papà.
Marshall, come accennato, in poco più di due ore non solo confeziona un prodotto capace di conservare lo spirito magico dell’originale ma riesce anche a caratterizzare i personaggi chiave come Ariel e Eric di uno spiccato approfondimento psicologico che li rende moderni e attuali.
Anche Tritone, paterno e dolce, è meno netto e burbero rispetto al temperamento delloriginale ed è più umano, delicato e comprensivo.
I caratteri dei personaggi, quindi, risultano complessivamente più sfumati, ricchi e curati nei dettagli.

L’ aspetto meno riuscito è invece la controparte malefica della storia, Ursula: Melissa McCarthy è accattivante, affascinante e azzeccata a livello estetico, tanto da risultare potenzialmente l’anima dark del film, ma la sua cattiveria non spinge mai fino in fondo l’acceleratore e il contrasto tra i due universi contrapposti si percepisce poco, non in modo netto.
Ursula, magica quanto manipolativa, avrebbe potuto infatti giocare il suo ruolo con maggior cinismo e cattiveria, in modo da rendere più interessante i contrasti chiaroscurali di questa fiaba antica quanto indimenticabile.
Una mancanza non di poco conto perché l’intreccio, senza un antagonista spiccatamente caratterizzata, rischia di risultare meno intrigante, meno sfumato e più “scontato”. Marshall, in ogni caso, supera la difficilissima prova dato che il film, della durata di due ore, è godibile e esteticamente accattivante: lo sguardo dello spettatore, si perde piacevolmente tra una canzone e l’altra e si immerge nel tripudio di colori che dominano la fauna marina. Le canzoni nuove convincono di meno.
Promosso, dunque, con qualche pecca.

In sala dal 25 maggio


La sirenetta; Regia: Rob Marshall; sceneggiatura: Jane Goldman, David Magee; fotografia: Dion Beebe; montaggio: Wyatt Smith; musiche: Alan Menken, Lin-Manuel Miranda; interpreti: Halle Bailey, Jonah Hauer-King, Daveed Diggs, Jacob Tremblay, Melissa McCarthy, Javier Bardem, Awkwafina, Jude Akuwudike, Noma Dumezweni, Kajsa Mohammar, Lorena Andrea; produzione:  Lucamar Productions, Marc Platt Productions, Walt Disney Pictures, 5000 Broadway Productions; origine: USA, 2023; durata: 135 minuti; distribuzione: Walt Disney Italia.

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