Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson

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Chissà se questa volta Paul Thomas Anderson (1970) ce la farà a vincere un Oscar, dopo cinque tentativi a vuoto nell’arco di vent’anni? Il suo ultimo film, a quattro anni di distanza dall’eccellente Il filo nascosto  (https://www.closeup-archivio.it/il-filo-nascosto), che porta il titolo a tutta prima indecifrabile, Licorice Pizza, di candidature ne vanta tre: miglior film, miglior regista e migliore sceneggiatura originale. E stante i non memorabili competitor che gli contendono le statuette forse potrebbe anche farcela perché il film è senz’altro notevole.

Protagonisti della vicenda sono due personaggi in scena praticamente per tutto il tempo, ovverosia il quindicenne Gary (Cooper Hoffmann, figlio del compianto Philipp Seymour Hoffmann che insieme a Anderson ha fatto ben cinque film, più della metà di quelli girati fino ad ora, nove in tutto), il quale interpreta la parte di un attore adolescente dotato altresì di un certo qual spirito imprenditoriale;  e accanto a lui, la venticinquenne Alana (interpretata dalla celebre musicista Alana Haim) che, quando la conosciamo, fa la fotografa ma aspira a molto altro senza possedere grandi talenti, va detto.

Gary vorrebbe subito iniziare una storia con lei, ma la differenza di età rende l’amore impossibile, almeno in apparenza. L’amore è impossibile, ma non l’amicizia, la complicità e anche gli affari. Il film racconta attraverso una struttura marcatamente episodica le loro vicissitudini, soprattutto il tentativo di lei di affrancarsi dal ragazzo, rincorrendo in modo più o meno smaccato altri uomini più navigati, senza tuttavia riuscire mai a raggiungere l’obiettivo, fino a pervenire a un finale abbastanza a sorpresa ovviamente da non rivelare.

Ambientato nella San Fernando Valley dove PTA è cresciuto, la zona a nord-ovest di Los Angeles (la città più famosa della zona è Burbank, intimamente connessa con il cinema essendo sede della Disney e della Warner Bros), Licorice Pizza è un’opera fortemente nostalgica, ambientata nel 1973. Nostalgia degli anni ’70  per un regista ultra-colto come Anderson, ovviamente significa anche nostalgia del cinema americano degli anni ’70, della New Hollywood. Il 1973, giusto per capirci, è l’anno de La Stangata e di Jesus Christ Superstar, di Mean Streets e di Papillon, de L’esorcista e di Come eravamo. Il 1973 è soprattutto l’anno di American Graffiti di George Lucas a cui questo film con tutta evidenza si richiama, anche per la location in cui è girato.

A questo mood nostalgico e cinefilo, nuoce tuttavia la vicinanza (o è un omaggio?) con un regista (e con una serie di suoi  film, almeno tre, direi) che le cose che interessano a Anderson, riesce a farle  altrettanto bene, anzi probabilmente meglio.  Ci riferiamo a Quentin Tarantino – amicissimo di PTA (è un omaggio?)  – che ha bazzicato più o meno la stessa zona e che come il regista di Licorice Pizza vanta una formazione fanaticamente autodidatta e cinefila.

E i  film a cui viene di volta in volta fatto di pensare sono in prima battuta C’era una volta… a Hollywood, ma anche Pulp Fiction e Jackie Brown. Col primo  il film di Anderson divide il formato, il Panavision, l’uso del colore (il giallo, l’arancione) e il ricorso sistematico a una colonna sonora d’epoca (oltre a quella appositamente scritta da Johnny Greenwood dei Radiohead), con la differenza che Tarantino opera al riguardo in modo assai più rigoroso e filologico.

Con gli altri due film dell’amico, Licorice Pizza divide invece, come già si accennava, la struttura episodica, una certa qual sana scorrettezza politica (che infatti, nei tempi grami che viviamo, ha provocato proteste  da parte della Media Action Network for Asian Americans per l’ironia con cui verrebbero trattate due donne di origine giapponese, roba da matti), oltreché il ricorso a brevi sequenze che vedono protagonisti  attori celeberrimi (Harvey Keitel e Christopher Walken in Pulp Fiction, Sean Penn, Tom Waits  e Bradley Cooper in Licorice Pizza).

Ciò che differenzia PTA dall’amico Quentin è un minor cinismo di fondo, una maggior tenerezza (anche se il finale utopico di C’era una volta… a Hollywood lasciava forse intravedere nuovi sviluppi in Tarantino)  e lo stile registico che è forse la cosa più interessante del film, con un uso davvero magistrale della macchina da presa, ma non lo scopriamo oggi, e la capacità eccellente di dirigere due attori di fatto esordienti. Insomma se fossimo l’Academy ,il premio alla regia a PTA stavolta glielo daremmo, quello alla sceneggiatura magari anche no.

Dimenticavamo: Licorice Pizza era il nome di una catena di negozi che vendeva vinili, presente all’epoca in tutta l’area cosiddetta SoCal, che è la Southern California.

In sala dal 17 marzo 


Cast & Credits

Licorice Pizza. Regia, sceneggiatura: Paul Thomas Anderson; fotografia: Paul Thomas Anderson, Michael Bauman; montaggio: Andy Jurgensen; musica: Johnny Greenwood; interpreti: Alana Haim (Alana), Cooper Hoffman (Gary), Sean Penn (Jack Holden), Tom Waits (Rex Blau), Bradley Cooper (Jon Peters), Benny Safdie (Joel Wachs), Maya Rudolph (Gale); produzione: Bron Studios, Ghoulardi Film Company;  origine: Usa 2021; durata: 133′; distribuzione: Eagle Pictures.

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