Memorias de un cuerpo que arde di Antonella Sudasassi Furniss (Festival di Berlino – Panorama) – Vincitore del Premio del Pubblico

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Il tema che in inglese si definirebbe ageing sexuality, e in italiano sesso nelle/delle persone anziane è da un paio di decenni a questa parte piuttosto diffuso al cinema. Del resto si vive più a lungo, vi è rispetto al passato una maggiore disinvoltura nel parlare di un tema che un tempo era tabù. E, in questo senso, il cinema è specchio del reale. Per cui se prima (pensiamo che so io a Sul lago dorato e di molti altri esempi del genere) si trattava al massimo di ageing love, adesso il tema si è fatto molto più esplicito. In concorso, qui a Berlino, ne tratta anche il film iraniano My Favourite Cake, ma forse il film che più lo tematizza è quello della regista costaricana Antonella Sudasassi Furniss intitolato Memorias de un cuerpo que arde e che, non senza sorpresa, ha vinto il premio del pubblico della sezione Panorama.

L’amore, anzi il sesso, in vecchiaia è solo uno dei temi affrontati in questo film, un po’ claustrofobico, ma decisamente ambizioso, in cui la regista mette in scena (e l’azione del mettere in scena è chiara fin da all’inizio quando all’interno della casa dove tutto il film, più o meno, si svolgerà viene montato il set e, per un attimo, si vede la regista stessa) una sorta di racconto collettivo al femminile, in cui la protagonista, interpretata da un’attrice che in realtà di mestiere fa la ballerina (Sol Carballo), ripercorre la propria storia, soprattutto la storia della propria sessualità, che in realtà è il precipitato di più racconti, riguardanti molte donne diverse, appartenenti o meglio, appartenute, alla generazione delle nonne della regista. All’inizio anzi, la regista esplicita che il film è il concentrato di tutta una serie di conversazioni che avrebbe voluto fare con le sue nonne ma che non ha avuto il tempo e l’opportunità di fare. E che con questo film, per così dire, recupera.

Ne risulta un racconto con molti salti temporali ma comunque leggero, qua e là forse un po’ ridondante e certamente liberatorio su un tema che, non solo nella generazione delle nonne, ma anche nell’educazione della generazione a cui appartiene la regista veniva affrontato in modo tutt’altro che disinvolto: dal controverso rapporto con il ciclo mestruale alla masturbazione femminile, dagli orgasmi mancati  alla violenza maschile domestica. Ogni tanto, con effetto straniante, la regista mette in scena anche altre donne, quasi appunto a sottolineare il carattere collettivo del racconto.

Come dicevo, il film è volutamente claustrofobico, perché è girato quasi tutto in interni, ciò che finisce, ovviamente, per essere anche una sfida registica a muoversi con abilità e virtuosismo all’interno di spazi limitati e angusti. Una sfida che la regista ha saputo svolgere in modo convincente. Chissà se il premio berlinese, com’è successo in molte altre occasioni, potrà fungere da volano per la distribuzione in giro per il mondo, e anche in Italia.


Memorias de un cuerpo que arde – Regia e sceneggiatura: Antonella Sudasassi Furniss; fotografia: Andrés Campos Sánchez; montaggio: Bernat Aragonés; interpreti: Sol Carballo, Paula Bernini, Juliana Filloy; produzione: Substance Films; origine: Costarica 2024; durata: 90 minuti.

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