Missing di Nick Johnson e Will Merrick

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Questo non è uno show, è mia madre!

C’è sempre qualcuno che ci guarda. Oltre al reale o presunto angelo custode, c’è sempre una telecamera che registra cosa facciamo in ogni dato momento. C’è sempre qualcuno da guardare. A meno che l’angelo custode non siamo noi, quel qualcuno o qualcosa da guardare è sempre più spesso lo schermo di un cellulare o di un computer. Missing prende l’uno e l’altro, cosa ci guarda e ciò che guardiamo, telecamera e monitor, e costruisce un thriller che per ¾ della sua lunghezza non si muove dalla camera da letto di una diciottenne, e bisogna dirlo: nei limiti del genere thriller è una pellicola che ci prende in pieno. Se è profondamente vero che è difficile fare un thiller brutto, ed è altrettanto vero che è difficile fare un buon thriller, Missing tende tuttavia verso il polo positivo e la fa con una smartness, narrativa e digitale, che non è solo ammirevole ma – cosa più importante – godibile.

June (Storm Reid) ha una foto sul monitor intitolata “Ultima gita di famiglia” e raffigura la madre, il padre e lei da piccola. Ma è stata veramente l’ultima di gita perché poi il padre è morto di aneurisma e June e la madre Grace (Nia Long) sono rimaste sole. Almeno fino ad ora. Diciott’anni compiuti, è tempo di vacanze per June e che c’è di meglio di vacanze senza la presenza dei genitori? La madre sta infatti partendo per la Colombia con la nuova fiamma Kevin e l’unica premura della diciottenne per la momentanea assenza della madre è che quest’ultima le lasci i soldi per l’alcool. Così è. Madre e compagno partono, June si dà alla pazza gioia, trascorsa una settimana è però tempo di andare a prendere la madre all’aeroporto e June ci va con un cartello grande con scritto

BENTORNATA IN PRIGIONE!

Non sa ancora, mentre tiene il cartello in mano e il sorriso sulle labbra, che la madre non scenderà da quell’aereo. Né quel giorno né nei giorni successivi. Inizia così una ricerca della madre e del fidanzato, tutta da un monitor di computer mentre i soldi lasciati da mamma iniziano a finire e quella che sembra una semplice sparizione nasconde molto molto di più…

Missing è una bella sorpresa. O forse no, almeno per quanto riguarda la “sorpresa”: Searching del 2018 ne era il prequel a se stante, allora alla regia c’era Aneesh Chaganty, adesso il regista firma il soggetto e la regia viene portata avanti da Nick Johnson e Will Merrick. Il lavoro mantiene il suo punto forte: la freschezza del linguaggio. Finestra aperta dentro un monitor, finestra aperta nella finestra, nota aperta nella finestra della finestra, mentre i social, le app, le piattaforme più famose e attuali – inventate o reali – corrono l’una dopo l’altra: whatsapp, imessage, facebook, app di incontri, account google etc etc, con una velocità immersiva, trascinante. L’indagine privata della protagonista risulta così registrata, click per click, tra gli avatar dei suoi familiari e ciò che una volta vedeva il detective andare vicolo per vicolo, alla ricerca di indizi e chiavi, lo vede ora perdersi per tra siti, password, identità digitali che spesso e volentieri non corrispondono alle identità reali. Insomma, la ricerca è fatta digitale.

Non si esce mai dalle telecamere. La mdp non diventa mai autonoma, al massimo si cambia telecamera e la visione deve adattarsi alla posizione della stessa, sia la telecamera dell’ingresso, quella del pc, quello smartwatch o una panoramica turistica. Allo spettatore non si fa nessun favore, in realtà la pellicola ne guadagna in credibilità e fluidità, anzi, si può dire che il meglio del film si mantiene finché lo spettacolo non si muove dalla stanza di June e inizia invece a faticare, e cadere nel già visto, quando si sposta nel mondo reale. Lì le trovate registiche devono confrontarsi con alcune irrigidite regole dell’horror e in effetti ci si chiede se a un ¾ realmente efficace del film non potesse seguire un ultimo quarto sulla medesima linea. Era forse sufficiente piegare il genere, e non farsi invece piegare dallo stesso.

Missing è quindi un thriller che funziona. Merce – lo si dica – rara. Missing e Searching recuperano e mettono su schermo quella che per Paranormal Activity era una mdp tenuta a braccio, e ciò non solo funziona, ma è contemporaneo. È un thriller dei nostri tempi, tanto nei temi – siamo persone reali o parte di uno show? – quanto nelle modalità, e questo è il dato più interessante. La pellicola parla infatti anzitutto ai giovani. Se Searching ha avuto un clamoroso successo di pubblico, è probabile che il suo seguito – capitolo comunque a parte dal precedente – bissi il risultato. Ciò che può rallentarlo – ed è quindi un banco di prova non secondario, contando che stiamo parlando di una possibile saga – è quella pandemia che c’è stata tra i due capitoli e che il cinema lo ha cambiato per sempre, forse. Noi che lo fruiamo, sicuramente. Ora tocca alla settima arte decidere: restare ferma o cambiare pelle, per sopravvivere? Magari è sufficiente rinchiudersi dentro uno schermo, e dentro lo schermo in una app, e dentro la app in…

In sala dal 9 marzo 2023.


Missingregia: Nick Johnson, Will Merrick; soggetto: Sev Ohanian e Aneesh Chaganty; sceneggiatura: Nick Johnson, Will Merrick; fotografia: Steven Holleran; montaggio: Austin Keeling, Arielle Zakowski; effetti speciali: Daniel Jeannette, Jason Melcher; musiche: Julian Scherle; scenografia: Kelly Fallon, Lauren Paonessa; costumi: Sona Rita Guekguezian, Lindsay Monahan; interpreti: Storm Reid: June Allen, Ken Leung, Nia Long, Joaquim de Almeida, Daniel Henney, Amy Landecker, Tim Griffin, Michael Segovia, Megan Suri, Rainn Wilson; produzione: Stage 6 Films, Bazelevs Company, Search Party, Screen Gems; origine: USA, 2023; durata: 111’; distribuzione: Sony Pictures.

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