Normale di Olivier Babinet

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Dopo Swagger (2016), ritratto adolescenziale di undici giovani che provano a sognare un brillante futuro, nonostante siano cresciuti in una delle più pericolose banlieue parigine, Olivier Babinet torna sul grande schermo con una “favola” realistica capace di unire teen movie, fantasy-horror e dramma familiare, che non sfiora mai i toni del pietismo e dell’esasperazione perché si ferma prima. O meglio, il tono drammatico viene spesso smorzato da una punta di leggerezza e da una buona dose di ironia. Il dramma c’è, ma viene trasmesso attraverso lo sguardo innocente e originale della protagonista, un’insolita ragazza di poco più di quindici anni.

L’intreccio prende il via dal diario di Lucie, un’adolescente più matura della sua età abituata a confondere la realtà con l’immaginazione, al punto tale da immergersi in una dimensione altra per prendere respiro, forse, dalle troppe responsabilità che non le consentono di vivere pienamente la spensieratezza della sua età.

Orfana di madre, Lucie – questo il nome della ragazza, interpretata da Justine Lacroix – vive in un piccolo paesino della Francia e si prende cura del padre, (Benoît Poelvoorde) un omone poco cresciuto affetto da sclerosi multipla. Lei è responsabile della casa, cucina, lavora part-time in una panetteria e si sforza di condurre, nonostante tutto, una vita normale.

Ha un alleato dalla sua: la sua fervida inventiva con cui tratteggia un romanzo horror, passione che ha ereditato dal papà, e che le consente di creare storie incredibili per giustificare le sue continue assenze a scuola.

D’altra parte, anche suo papà, costretto a casa da una malattia degenerativa, può contare solo sulla passione per gli horror movies e per i videogiochi e, nonostante la sua condizione, conserva ancora una nota romantica e adolescenziale che avvicina i due e li pone quasi sullo stesso piano, da un punto di vista anagrafico e ideale.

Costretti a una realtà poco sopportabile, Lucie e suo papà sognano in continuazione e nutrono il loro animo con voli pindarici e “personaggi immaginari”.

Proprio un’insegnante, preoccupata del suo scarso rendimento, insiste per inviare un assistente sociale a casa della ragazza per verificare la situazione effettiva. I due cercano di dare una sembianza “normale” e umana alla casa e al loro rapporto, cosa non semplice visto che il papà di Lucie è quasi cieco…

Costruito in chiave fantasy, a metà tra la leggerezza de Il favoloso mondo di Amelie (regia di Jean-Pierre Jeunet, 2001) e un appassionato e malinconico

Coming of age condito da musiche rock e pop, Normale ha la capacità di trascinare lo sguardo dello spettatore dentro una storia umana complicata e potenzialmente devastante, che diventa, grazie a un continuo cambio di prospettiva e a una commistione di generi, divertente, piena di spunti e a tratti commovente.

Così una storia di disperazione, malessere, vergogna, sesso e umiliazione, di cui ci avverte il diario della protagonista nel suo incipit, diventa una realtà interessante che cambia di continuo faccia grazie allo sguardo sognante, appassionato e delicato della protagonista.

Grazie a un ritmo ben calibrato, all’uso di dialoghi brillanti e a personaggi originali ma tutto sommato credibili, Babinet riesce a delineare con efficacia un dramma familiare adolescenziale senza esasperare lo spettatore con eccessivo sentimentalismo e, al tempo stesso, evitando di cadere nella trappola della lacrimuccia facile.

In sala dal 12 ottobre


NormaleRegia: Olivier Babinet; sceneggiatura: Olivier Babinet, Juliette Sales, Fabien Suarez; fotografia: Boris Abaza, Jean-François Hensgens; montaggio:Yorgos Lamprino; musiche: Jean-Benoit Dunckel; interpreti: Benoît Poelvoorde, Justine Lacroix, Joseph Rozé, Steve Tientcheu, Sofian Khammes, Saadia Bentaïeb, Geoffrey Carey, Mayline Dubois, Candice Bouchet; Produzione: Haut et Court, Tarantula; origine: Francia/ Belgio, 2022; durata: 87 minuti; distribuzione: No.Mad Entertainment

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