Parigi, 13 Arr. di Jacques Audiard

  • Voto
4

Tra le diverse opere francesi che ultimamente stanno affollato le nostre sale – per altro tutte di discreta o ottima fattura , da Parigi, tutto in una notte (https://close-up.info/7620-2/) a La promessa (https://close-up.info/7823-2/), da L’accusa (https://close-up.info/les-choses-humaines/) a Beautiful Mind (https://close-up.info/beautiful-minds-di-bernard-campan-e-alexandre-jollien/) o ancor altro annunziato in uscita – non dovete però perdervi quello che è forse di tutti il film più bello e vibrante: Parigi, 13 Arr.

Nata dall’adattamento delle graphic novel di Adrian Tomine  raccolte in Les Intrus (pubblicate in Italia col titolo Morire in piedi, Rizzoli Lizard 2016), la straordinaria opera di Jacques Audiard – il celebre regista de Il profeta (2009), Un sapore di ruggine e ossa (2012) o di Dheepan – Una nuova vita (2015) tanto per citare i suoi lavori più noti e blasonati – si intitola in originale Les Olympiades. Così come il quartiere, costruito tra il 1969 e il 1974, di torri residenziali situato nel XIII arrondissement della capitale francese, il tipico esempio di quell’architettura avanguardista e filo newyorkese di un periodo di grandi speranze e di sorti progressiste nell’arte e nella società.

Allo spirito di quell’epoca fortunata e inventiva, Audiard ci vuole riportare in questa sua ultima fatica non solo e non tanto con l’uso, retrò, di un intenso bianco e nero (splendida la fotografia di Paul Guilhaume) quanto nell’idea di comporre un film colto, molto “nouvelle vague”, che si ingegna a praticare il bricolage dei generi su una base autoriale e sul basso continuo di una doppia storia d’amore, eterna ricorrenza del cinema transalpino. Una ronde del desiderio, dunque, un girotondo di sentimenti amorosi alla lontana imparentata al celebre film di Max Ophuls (Il piacere e l’amore, 1950) a sua volta tratta dalla immortale, “scandalosa” (per l’epoca) pièce teatrale Der Reigen (1900 circa, ma rappresentata solo vent’anni dopo!) dello scrittore austriaco Arthur Schnitzler.

E dunque nello spazio un po’ irreale di quel quartiere – tra la stazione del metrò, il centro commerciale, caffè e tanto altro assai poco tipicamente “parigino” -, nel chiuso degli appartamenti o di grandi aule universitarie, si consuma questo rincorrersi e sovrapporsi di storie d’amore, tutte strettamente interconnesse o etero connesse via webcan.

La timida Émilie (Lucie Zhang) di origine asiatica vive nell’appartamento della nonna gravemente malata e, a corto di soldi, affitta, per caso, una stanza a Camille (Makita Samba), un giovane e prestante insegnante nero in procinto di fare un dottorato (ma a cui poi rinunzierà), di cui lei si innamora. Lui, però, vuole vivere “liberamente”, all’inizio un po’ la ama ma poi la molla con una qualche strafottenza. La ragazza delusa conosce allora Nora (Noémie Merlant), tornata a studiare giurisprudenza dopo anni di lavoro nel ramo immobiliare fuori da Parigi ,che a sua volta intrattiene una bizzarra relazione via internet con la Camgirl porno Amber Sweet (Jehnny Beth) che le assomiglia (anzi, soprattutto all’inizio, sembrerebbero due gocce d’acqua) e a cui si sente sempre più legata pur in una condizione di rapporto virtuale e telematico.

“Amber Sweet” (Jehnny Beth)

Dunque, una fitta rete di stazioni amorose che investe, come in un girotondo, tre diverse ragazze e un ragazzo in un universo relazionale liquido e in bianco e nero (ma con molte sfumature di grigio). Dove, però, a poco a poco le cose vengano a districarsi e sistemarsi.

Nora (Noémie Merlant)

In Parigi, 13 Arr., gran parte della sua bellezza – lenta ad esibirsi ma sempre più evidente con lo scorrere dei minuti e delle passioni (o delle delusioni) – nasce, oltre che all’ambientazione quasi all’americana, da una attenta sceneggiatura dovuta anche alla penna di due donne Léa Mysius e Céline Sciamma, ormai ben nota come la regista di Ritratto della giovane in fiamme (https://www.closeup-archivio.it/ritratto-della-giovane-in-fiamme) e del più recente, commuovente Petite Maman (https://close-up.info/petite-maman-2/). Alla loro sensibilità è spettato il compito – evidentemente – di “ingentilire”, di rendere più sfumato e duttile il coriaceo mondo maschile di Audiard, “duro” e violento,  all’interno del contesto di una società multiculturale e multirazziale, come ce lo aveva fatto conoscere, in passato, il regista francese nelle sue opere precedenti (che, forse, a questo punto, andrebbero viste o riviste in questa luce). Ma oltre a ciò, si deve segnalare anche la resa di un cast, efficace, di giovani interpreti tra cui, oltre a volti a noi sconosciuti, spicca quello dell’attrice e cantante Noémie Merlant, già protagonista del citato Ritratto della giovane in fiamme.

Last but not least, infine, la colonna sonora dissonante e al tempo stesso ipnotica di Erwan Castex, alias Rone, il noto musicista francese di musica elettronica che ben contribuisce, senza strafare come troppo spesso accade nel cinema contemporaneo, all’eccellente risultato del film, adattandosi ad accompagnare questo inno ad una vita e a una società, libera, volitiva ed ibrida.

Insomma, una sana boccata d’ossigeno in epoca come la nostra segnata dal ripiegamento intimista e dalle chiusure, dalla rassegnazione passiva alle ferite e alle lacerazioni del mondo quotidiano di oggi. Di tutto ciò non possiamo che ringraziare Parigi, 13 Arr. e i suoi artefici.

In sala dal 24 marzo


Cast & Credits

Parigi, 13 Arr. (Les Olympiades) Regia: Jacques Audiard; sceneggiatura: Jacques Audiard, Céline Sciamma, Léa Mysius; fotografia: Paul Guilhaume; montaggio: Juliette Welfling; musica: Rone; interpreti:  Lucie Zhang, Noémie Merlant, Makita Samba, Jehnny Beth, Camille Léon-Fucien, Oceane Cairaty, Anaide Rozam, Pol White, Rong-Ying Yang, Geneviève Doang; produzione: Page 114, Why Not Productions; origine: Francia, 2021; durata: 105’; distribuzione: Europictures e Virtuose Pictures in collaborazione con Cine1 Italia.

 

 

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