Sembrerebbe che il genere della fantascienza riviva un coming back anche fra gli autori cinematografici europei. Solo qualche mese fa, alla passata edizione del Festival di Venezia, era stato presentato La Bête di Bertrand Bonello. Durante questa edizione della Berlinale ritroviamo in Concorso L’Empire di Bruno Dumont e un’inusuale versione italiana del genere, Another End di Piero Messina. Ed è proprio allo stesso tema di quest’ultimo, il comunicare con una persona cara dopo la sua morte, che anche il francese Pendant ce temps sur Terre, involontariamente si riallaccia, pur con altri risultati.
Le immagini di una navicella spaziale completamente vuota, accompagnate da una voce maschile, introducono il soggetto di questo lungometraggio di SF che si svolge rigorosamente sul nostro pianeta. La voce racconta il suo forte legame con la sorellina, poi silenzio.
Torniamo sulla Terra. Siamo in una piccola cittadina anonima della provincia francese, dove Elsa – interpretata dalla francese Megan Northam (ne I passeggeri della notte di Mikhaël Hers, era la figlia di Charlotte Gainsbourg) – giovane disegnatrice di talento, lavora temporaneamente come infermiera in una casa di riposo. Sulla strada verso casa si ferma a scrivere, con un appariscente verde fluorescente, una grande lettera F sulla statua nera di un astronauta, posta in bella mostra all’entrata del paese.
La statua è dedicata al ricordo del fratello di Elsa, che si chiama appunto Franck (viene il dubbio che secondo le intenzioni della ragazza la lettera F stia ad indicare non l’iniziale del nome, ma un termine offensivo inglese). L’irritazione verso la statua è facilmente comprensibile. Infatti, di Franck non si sa più nulla. È scomparso all’improvviso. Andato alla deriva durante una missione spaziale tre anni prima; per questo la sorella non riesce a darsi pace.
Una notte, una strana presenza immateriale, sotto forma di voce, si mette in contatto con Elsa e le chiede di aiutarla ad aprire un passaggio per il pianeta Terra. In cambio otterrà di riavere il fratello vivo. Elsa dovrà solo far tagliare un albero del bosco – aprendo così la comunicazione fra i due mondi – e portarci entro tre giorni almeno cinque persone. La presenza aliena si occuperà di sostituirle.
Agli eventi sulla terra si alternano sequenze di un film di animazione in bianco e nero, dove si muovono due figure di astronauti: sono Elsa e Franck nei loro tentativi di comunicare tramite i sogni della ragazza. Inizia così per Elsa una corsa contro il tempo per portare le vittime predestinate sul sentiero nel bosco e riscattare Franck da un sonno mortale. A questo si aggiunge l’inevitabile crisi di coscienza di dover scegliere chi sacrificare al potere alieno.
Jérémy Clapin riesce a realizzare un discreto film d’atmosfera a dimostrazione che nonostante un budget probabilmente limitato e in mancanza di particolari effetti speciali, con una buona sceneggiatura, un’attrice convincente e semplici trucchi visivi (anche se bisogna ammettere che non tutti sono perfettamente riusciti e alcune soluzioni risultano un po’ ingenue), si possa comunque ottenere un’opera di fantascienza lontana dal main stream e dai colpi di scena. Il film alterna momenti carichi di aspirazione artistica ad altri un pò meno riusciti, più vicini al B-movie e allo splatter. Ma è forse proprio questo a renderlo interessante.
Pendant ce temps sur Terre (titolo internazionale: Meanwhile on Earth) – Regia e sceneggiatura: Jérémy Clapin, fotografia: Jean-Christophe Bouzy; montaggio: Robrecht Heyvaert; musica: Dan Levy; interpreti: Megan Northam, Catherine Salée, Sam Louwyck, Roman Williams, Sofia Lesaffre; produzione: One World Films; origine: Francia, 2024; durata: 88 minuti.