Umberto Eco – La biblioteca del mondo di Davide Ferrario

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Ognuno ha il proprio Umberto Eco (1932-2016). C’è chi lo ha conosciuto come professore all’Università di Bologna, chi lo leggeva sulle pagine de “L’Espresso” dove teneva una rubrica che si chiamava La bustina di Minerva. C’è chi lo ha amato per il suo saggio sulla fenomenologia di Mike Bongiorno, chi per il romanzo Il nome della Rosa, chi perché ha semplicemente visto il film tratto da questo libro e diretto nel 1986 da Jean Jacques Annaud.
C’è anche chi non lo conosce proprio, ma lo ritrova inconsapevolmente nelle sue mille forme e nei suoi mille pensieri che hanno permesso di riflettere su una stagione del nostro tempo.
Un uomo che ha segnato non solo il pensiero italiano, ma che ha avuto influenza in buona parte del mondo occidentale, come testimoniano le prime immagini del film che gli ha dedicato Davide Ferrario, Umberto Eco – La biblioteca del mondo, presentato in anteprima alla scorsa Festa del Cinema di Roma, ed adesso nelle sale.
Umberto Eco era uno e mille, in un’altra scena del film vediamo la copertina che Linus gli dedicò alla morte. Una immagine con alcune delle sue mille facce. Eco Superman, Eco Charlie Brown, Eco puffo, Eco con la pancia.
Ma Ferrario non si addentra nel racconto di questa persona che è troppo complicata per essere racchiusa in 90 minuti, ma guarda la sua biblioteca, una megastruttura con oltre 30.000 volumi, tutti divisi tra di loro in base all’argomento di cui trattano. Occultismo, magia. l’anima degli animali, astronomia, semiologia … Una biblioteca labirinto, in cui è complicatissimo districarsi, ma una biblioteca che conteneva tutto il suo mondo.

Eco sostiene che la nostra parte più importante è la memoria. Nel momento in cui la perdiamo non esistiamo più. E la biblioteca è una sorta di memoria del mondo. E Dio, che tutto sa e di tutto si ricorda, lo potremmo immaginare come una immensa biblioteca delle biblioteche.
Migliaia di libri, quindi, ma quelli su cui si concentra questo film, sono soprattutto i libri di persone che pur partendo da dati completamente sbagliati, sono riuscite a creare un sistema che sembra dargli ragione. Dei grandi folli, o dei grandi visionari. Personaggi come Athanasius Kircher, gesuita vissuto nel XVII secolo e autore che è riuscito, a sui dire, a decifrare i geroglifici, creando un’opera colossale ma completamente sbagliata; oppure Funes, il personaggio di Borges che ben esemplifica cosa sia la memoria; Themiseul de St. Hyacinthe che ha scritto una quantità immensa di volumi per interpretare la prima strofa di una stupida ed irrilevante canzonetta popolare; o di coloro che si sono persi nella controversia tra Bacon e Shakespeare e che alla fine hanno concordato sul fatto che i libri di Bacon sono scritti da Shakespeare e quelli di Shakespeare da Bacon; e poi la donazione di Costantino o ancora Milo Temesvar, un personaggio completamente inventato ma che molti credono esista veramente, e del quale, alcuni, hanno addirittura pubblicato interviste.
Il documentario procede così. Raccontando una storia, con inserti di attori che leggono brani, con meravigliose immagini di meravigliose biblioteche:  la Biblioteca Reale di Torino, la Biblioteca Comunale di Imola, la Stadtbibliothek di Stuttgart, la Bihai Library in Cina. Un lavoro che può affascinare ed interessare, ricco di aneddoti, più sui libri che Eco possedeva, meno su chi lui fosse nel privato, quali fossero le sue origini, come ha studiato, cosa ha studiato, cosa ha dato o cosa ha ricevuto.

Eco con Davide Ferrario

Nelle note al film, il regista racconta di come si è svolto il suo incontro con il grande intellettuale e filosofo di Alessandria:  “realizzai nel 2015 una videoinstallazione per la Biennale d’Arte di Venezia con lui protagonista. Fu allora che vidi per la prima volta la sua biblioteca e gli chiesi subito di girare una scena con lui che camminava in mezzo ai libri, la stessa che apre adesso il film. Furono anche le immagini utilizzate dalle tv di tutto il mondo quando, purtroppo, Eco morì un anno dopo. In qualche modo, coglievano il senso di una vita. Se, per Eco, la biblioteca era una metafora del mondo, la sua personale non era una semplice collezione di libri, ma la chiave per capire le sue idee e la sua ispirazione. E anche il luogo in cui, anche dopo la morte, il suo spirito vive intatto”.
È un peccato però che le cose che vengono narrate nel film non vengono poi trasportate né nelle immagini, né nella struttura di questo documentario.
Immaginare nuovi mondi, ma soprattutto discutere di vero e falso, di cosa voglia dire avere informazioni, raccontare questi uomini meravigliosi che su un loro errore hanno basato una intera esistenza, avrebbe potuto essere una chiave anche per sviluppare questo racconto. Umberto Eco – La biblioteca del mondo, cioè, parla di Eco, ma ne racconta solo la geniale confusione e la geniale curiosità. Una confusione ed una curiosità che nel dispositivi del film vengono lasciate in secondo piano, privilegiando una narrazione piatta e comprensibile.
La ragione della necessità di fare un documentario su un personaggio così variegato, cioè, può ben essere la circostanza fortunata che il regista e il protagonista, per un periodo breve o lungo, si sono incontrati. Ma la necessità forse dovrebbe nascere da una affinità di spirito e di visione. Ferrario, nella sua lunga filmografia, questa capacità di immaginare mondi diversi, dove l’alto e il basso, il vero e il falso si confondono, lo ha sperimentato e realizzato più volte, basti pensare ad alcuni dei suoi lavori di finzione, a Guardami, Figli di Annibale, Tutti giù per terra, Anime fiammeggianti. Questa volta forse, si è accontentato di realizzare un prodotto che non scontenta, certo, ma che racconta un po’ poco, meno in ogni caso di quanto sarebbe stato lecito attendersi.

In sala dal 2 marzo 2023


Umberto Eco – La biblioteca del mondoRegia: Davide Ferrario; Fotografia: Andrea Zambelli, Andrea Zanoli; montaggio: Cristina Sardo; musica: Fabio Barovero; interpreti: Giuseppe Cederna, Niccolò Ferrero, Paolo Giangrasso, Walter Leonardi, Zoe Tavarelli, Mariella Valentini; produttore: Davide Ferrario, Francesca Bocca; produzione: Rossofuoco  in collaborazione con Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura, con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte;  origine: Italia, 2022; durata: 80 minuti; distribuzione: Fandango.

 

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