«Finora ci avevo pensato solo per scherzo, tante volte, quasi tutte le volte che finivo un film, “Adesso torniamo a Ventotene e diamo un seguito alla commedia di quelle due famiglie”. Scrivevo nuovi copioni che poi buttavo, o mettevo da parte. Tante cose mi trattenevano ed ero giunto alla conclusione che a Ventotene ci sarei tornato solo in gita. Invece stavolta sta succedendo davvero, chissà perché proprio adesso, nel duemila ventitré.»
È quanto ha dichiarato a proposito del suo nuovo film Un altro Ferragosto, Paolo Virzì ma forse, sussurriamo sottovoce forse, sarebbe stato meglio lasciar nel cassetto quel desiderio recondito, nato poi – sono parole del regista toscano alla conferenza stampa di presentazione – da un sogno avuto nel 2021. Ma perché? Proviamo a spiegarlo, andando per ordine.
Nell’autunno 1995 il regista toscano si era recato nell’isola dell’arcipelago ponziano per girare il suo secondo lungometraggio, Ferie d’agosto. Uscito l’anno successivo, all’inizio dell’aprile del ’96, il film venne salutato come un evento, un piccolo capolavoro che fotografava in maniera straordinaria l’Italia dell’epoca nettamente schierata e divisa in due campi avversi così come le due famiglie, una di destra e una di sinistra, che si contrapponevano l’una all’altra. Di lì a breve, il 21 dello stesso aprile ‘96 si tennero le elezioni politiche e a un mese dopo circa entrò in carica il primo governo Prodi, per l’esattezza il 18 maggio del 1996, sancendo una netta cesura politica nella storia del nostro travagliato paese.
Insomma, Paolo Virzì come era già capitato ad altri importanti registi italiani – pensiamo ad esempio al Nanni Moretti di Palombella rossa nel 1989 capace di avere come preconizzato la caduta del Muro di Berlino e quella del socialismo reale – aveva magicamente colto un nervo scoperto dei tempi. Alla distanza è chiarissimo mentre all’epoca lo si poteva solo intuire – e Virzì è riuscito brillantemente a farcelo capire. In Ferie d’agosto, si raccontava la storia e le liti di due famiglie contrapposte, abitanti in due abitazione di ferie contigue, quella (sintetizzando i numerosi personaggi) composta da Sandro Molino (Silvio Orlando), giornalista di sinistra/intellettuale in vacanza insieme alla compagna Cecilia Sarcoli (Laura Morante), la bambina Martina e ad altri amiche/amici tra cui Roberto (Gigio Alberti), rubacuori piacione sempre in giro per il mondo con incarichi (sembrerebbe) ufficiali. L’altra famiglia, invece, era quella composta dal capofila del gruppo, il romanaccio Ruggero Mazzalupi (Ennio Fantastichi), facoltoso e bellicoso padrone di negozi, accompagnato dalla moglie Luciana (Paola Tiziana Cruciani) e l’adolescente Sabrina – l’uomo era, per altro, palesemente infatuato della provocante cognata Marisa (Sabrina Ferilli), moglie dell’ex cantante di Night Marcello (Piero Natoli), che a Ruggero doveva un bel po’ di quattrini. Ecc., ecc.
Estate 2023: Paolo Virzì insieme ai suoi sceneggiatori il fratello Carlo e il ritrovato Francesco Bruni, decide di realizzare il sogno di un sequel: così raduna gran parte del cast del film precedente, sostituendo ovviamente due pedine importanti mancanti come Ennio Fantastichi e Piero Natoli rimpiazzati, rispettivamente, da un eccellente Vinicio Marchioni (è la figura del burino palestrato Cesare Corchiani) e da Christian De Sica perfettamente a suo agio nel ruolo del nuovo partner (opportunista farsesco e squattrinato) della sempre bella e per niente stupida Sabrina Ferilli. Si sono poi aggiunti nuovi personaggi, tra cui, in primis, quello del figlio di Molino, Altiero (Andrea Carpenzano) a suo tempo concepito nella vacanza del 1995 – oggi a più di ventisette anni, è diventato un ricco imprenditore digitale, sposato con un fotomodello americano, e assai poco amato da Sandro che non fa mistero di ignorarlo per non mostrare il suo disprezzo in pubblico. Ed è proprio il ragazzo ad organizzare per il padre molto malato che ci sta ormai assai poco con la testa e che sogna in bianco e nero il passato resistenziale e un futuro di libertà nel mondo (compresa l’Ucraina), per quella che parrebbe essere l’ultima vacanza a Ventotene con lui ancora in vita. Una vacanza a cui partecipano gli amici e sodali di sempre, tutti ovviamente, salvo qualche inevitabile sfumatura, della stessa parrocchia politica (e del film precedente), compreso Roberto alias Gigio Alberti che continua la sua carriera di single impenitente a caccia di femmine.
Dall’altro lato, invece, si raduna per un apparentemente lieto evento di nozze la tribù di destra che più di destra e greve non può essere: specularmente la novità è costituta da Sabrina (Anna Ferraioli Ravel), la figlia di Ruggero (che è morto) e di Luciana (sempre Paola Tiziana Cruciani, anche lei, ormai, discretamente rimbecillita) che, cresciuta piuttosto bruttina e ingenuotta, è comunque diventata una stella mediatica del web, una influencer nel ramo manicure. La ragazza sta per sposare a Ventotene l’ultratatuato pigmalione-manager Cesare che non sembra amarla affatto ma la sfrutta in nome del successo della ragazza sulla rete.
E qui, necessariamente, ci tacciamo: le due Italie, le due opposte galassie, allora, si sono rincontrate sull’isola e ovviamente si scontreranno variamente, dando vita a numerose sottostorie bozzettistiche, nel corso delle due ore abbondanti, troppo abbondanti, dell’ultima opera corale di Paolo Virzì.
Ora, in definitiva, però, cos’è che ci resta di Un altro Ferragosto al di là degli intrighi del plot, della grande recitazione d’ensemble o di alcune battute riuscite, mai comunque della forza esplosiva tipo quella, a suo tempo, di Silvio Orlando a Ennio Fantastichini (“Lo sa lei qual è l’ultimo libro che ha letto? No? Glielo dico io: il libretto d’istruzioni del suo cellulare!”)?
Direi a rimanere impressa nella mente è stato per me soltanto una gran confusione (+ una conseguente sottile irritazione): la trama è assai aggrovigliata e ci si perde facilmente nella selva infinita dei personaggi (dovrebbero essere a occhio e croce una trentina) disegnati e rifiniti da pochi grossolani tratti caratteriali. Il tono di fondo del film è sul funebre-pessimista se non lo vogliamo considerare tout-court farsesco. La sinistra è dipinta come una manica o di vecchi rincoglioniti o di fessacchiotti capaci solo di slogan; la destra anche peggio o giù di lì. Insomma, nella polarizzazione degli schieramenti non si salva nessuno e ciò potrebbe anche essere un pregio, ma non quando nel buio della notte tutte le vacche sono nere.
E cosa si intuisce o ci viene restituito dell’Italia di oggi? Oltre a quanto conosciamo tutti – volgarità grossolana, avidità consumista, stupidità dei social – sembra che Virzì si arresti davanti a qualunque tentativo di approfondirne le cause in questo suo puzzle cinematografico. Ferie d’agosto era forse irripetibile nella straordinaria, profetica capacità di offrire un quadro dettagliato di un’epoca mentre Un altro Ferragosto vola molto più in basso, accontentandosi della superficie dorata dei cliché o meglio delle banali verità che contraddistinguono il presente. Grazie comunque a Paolo e grazie ai suoi collaboratori ma così il film ci serve pochino. Bitte, Nein Danke.
In sala dal 7 marzo 2024
Un altro Ferragosto – Regia: Paolo Virzì; sceneggiatura: Francesco Bruni, Paolo Virzì, Carlo Virzì; fotografia: Guido Michelotti; montaggio: Jacopo Quadri; musica: Battista Lena; scenografia: Sonia Peng; interpreti: Silvio Orlando, Sabrina Ferilli, Christian De Sica, Laura Morante, Andrea Carpenzano, Vinicio Marchioni, Anna Ferraioli Ravel, Gigio Alberti, Agnese Claisse, Paola Tiziana Cruciani, Claudia Della Seta, Emanuela Fanelli, Lorenzo Fantastichini, Liliana Fiorelli, Raffaella Lebboroni, Milena Mancini, Maria Laura Rondanini, Ema Stokholma, Lele Vannoli, Silvio Vannucci, Rocco Papaleo; produzione: Raffaella e Andrea Leone Lotus Production con Rai Cinema; origine: Italia, 2024; durata: 124 minuti; distribuzione: 01 Distribution.