Festival di Cannes (2024): All We Imagine as Light di Payal Kapadia (Grand Prix)

  • Voto
4

La giovane regista indiana Payal Kapadia (Afternoon Clouds) dopo aver vinto L’Œil d’or nel recente 2021 per il miglior film documentario con A Night of Knowing Nothing, ritorna, quest’anno in Concorso al Festival di Cannes, con un film dal poetico titolo All We Imagine as Light. È infatti una delicata poesia composta di immagini, colori e ritmo che si diparte sul grande schermo davanti ai nostri occhi quando inizia la proiezione. E a voler spiegare il titolo, come racconta la voce narrante nel film, è solo quando è buio che, inevitabilmente, si cerca la luce.

Nell’urbano caos di una metropoli di più dodici milioni di abitanti come Mumbai, la delicata figura dell’infermiera Prabha (Kani Kusruti), è quasi invisibile fra la massa di gente che si muove in città. Gli occhi segnati dalla troppa dedizione al lavoro, nei suoi lenti ma sicuri movimenti impariamo a conoscerla per la pazienza e la calma sicurezza che mostra nella cura di pazienti anche difficili. Prabha condivide insieme ad Anu (Divya Prabha), una collega infermiera più giovane di lei, un piccolo locare di pochi metri quadrati. Entrambe si sono trasferite dalla provincia e lavorano nel reparto di ginecologia di un grande ospedale. Ma mentre Prabha è sposata, Anu, vive al momento un’importante, anche se segreta, storia d’amore con il giovane musulmano Shiz (Hridhu Haroon). Quando inaspettatamente arriva un pacco dalla Germania, probabilmente un regalo del lontano marito assente, Prabha, comunque riservata e di poche parole, rimane particolarmente scossa. La lussuosa pentola elettrica per cuocere il riso riporta alla memoria di Prabha ricordi dolorosi che, allo stesso modo dell’oggetto, preferisce nascondere alla vista e dimenticare in un angolo. Nemmeno il timido medico di turno che, con la scusa di imparare la lingua Hindu, cerca la sua compagnia riesce a scuoterla dalla sua apparente indifferenza.

Durante una gita al mare, che le due donne intraprendono per accompagnare ed aiutare la collega vedova Parvaty (Chhaya Kadam), costretta a tornare al suo villaggio natale, un incidente sulla spiaggia però forza Prabha, ancora una volta, a confrontarsi con un passato finito nel dimenticatoio e mai rielaborato fino in fondo.

All We Imagine as Light ha la raffinatezza di un prezioso tessuto di seta indiana, pur trattando di problemi comuni alla popolazione meno ricca di Mumbai, gli Hindu, che costretti ad abbandonare i loro villaggi ed emigrare nell’area metropolitana per trovare lavoro, sono poco protetti dalle regole tradizionali ancora vigenti nella capitale. Inoltre, parla della condizione delle donne lavoratrici, che in una grande città riescono con più facilità a rendersi indipendenti rispetto alla famiglia di origine. Prabha e Anu sono le rappresentanti di due diverse generazioni e l’esempio di due modi antitetici di vivere la propria indipendenza, sia economica che sessuale. Kapadia realizza così, in quest’ultimo film, una storia piena di umanità e di grande rispetto per l’individuo, la dignità del quale, purtroppo molto spesso, rischia di perdersi nei meandri e nella congestione delle grandi metropoli dei nostri giorni.


 All We Imagine as Light – Regia e sceneggiatura: Payal Kapadia; fotografia: Ranabir Das; montaggio: Clément Pinteaux; musica: Dhritiman Das; interpreti: Kani Kusruti, Divya Prabha, Chhaya Kadam, Hridhu Haroon; produzione: Petit Chaos, Chalk & Cheese Films, BALDR Film, Les Films Fauves, Another Birth, Pulpa Films, Arte France Cinéma; origine: India, Francia, Luxemburg, Olanda, Italia, 2024; durata: 115 minuti.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *