Festival di Cannes (2024): The Seed of the Sacred Fig di Mohammad Rasoulof (Menzione speciale)

Un applauso scrosciante, e forse il più lungo di questo concorso, ha accolto i titoli di coda di The Seed of the Sacred Fig con Mohammad Rasoulof e le giovani attrici protagoniste del film Mahsa Rostami, Setareh Maleki in sala a riceverlo. E questo basterebbe a dimostrare che non sarebbe solo una presa di posizione politica, se il film vincesse un premio o fosse addirittura il vincitore della Palma d’Oro nell’edizione di quest’anno. Fino all’ultimo momento, da quando si è saputo che Rasoulof era riuscito a fuggire in incognito dall’Iran, dopo essere stato nuovamente condannato al carcere, non era comunque certa la presenza del regista alla premiere del suo film a Cannes.

La storia si concentra sulle vicende di una famiglia iraniana che vive i tragici e più recenti eventi, che hanno travolto l’Iran dopo la morte violenta di Mahsa Amiri, sulla propria pelle. Dopo lunghi anni di devoto lavoro la carriera di Iman (Missagh Zareh) riesce ad avanzare quando ottiene il posto di giudice investigativo alla Corte di Giustizia della Guardia Rivoluzionaria in Teheran. Il passaggio di grado significa per la famiglia la realizzazione, anche economica, di molti sogni covati da lungo tempo, ma anche, come fa continuamente notare la madre Najmeh (Soheila Golestani) alle figlie adolescenti Rezvan (Mahsa Rostami) e Sana (Setareh Maleki), una maggiore responsabilità nel comportamento e nell’aspetto – insomma hijab sistemato perfettamente, niente unghie smaltate, e nemmeno rossetto o capelli tinti –. Inoltre, Iman riceve una pistola da usare per sua legittima difesa. Ma la gioia per la promozione dura poco. Appena due settimane dopo, iniziano le proteste scatenate dalla morte della giovane Mahsa Amiri a causa delle violente percosse subite dalla polizia morale. E Iman si vede costretto a firmare la condanna a morte di un innocente se vuole mantenere il posto. Un’amica delle figlie viene violentemente colpita al viso da un colpo sparato a caso sugli studenti dalla polizia, e rischia di perdere un occhio. Ma Najmeh, per rispetto al marito, non discute la violenza della polizia, e anzi, preferisce dubitare delle spiegazioni date dalle figlie sull’accaduto e sbatte letteralmente l’amica ferita di Rezvan fuori di casa. La prima parte del film è, a parte qualche scena ripresa in auto, quasi tutta girata all’interno dell’appartamento della famiglia. Le stanze poco illuminate, le tende sempre chiuse. Solo le immagini di violenza e repressione che arrivano dai social media penetrano dall’esterno le mura casalinghe. Quando, d’improvviso, una mattina, l’arma nel cassetto vicino al letto di Iman sparisce, il padre comincia a dubitare e mette sotto accusa i membri della sua stessa famiglia. Inoltre, nel frattempo, qualcuno rende pubblica la foto di Iman mettendone così a rischio l’incolumità. La paranoia e l’incertezza che si vive in casa diventa quella di un’intera nazione. La seconda parte del film è segnata dalla fuga della famiglia verso la casa natale di Iman. Qui la situazione si fa più drammatica e il film diventa un classico thriller; una caccia al gatto e topo, quando la figlia Sana riesce a fuggire dal padre ormai trasformatosi in un terribile carceriere.

In quest’ultimo film Rasoulof, come ha spiegato lui stesso durante la conferenza stampa, ha voluto sondare le premesse e il funzionamento del sistema di terrore nella Repubblica Islamica dell’Iran e tutte le sue implicazioni, anche dal punto di vista morale dell’individuo che le perpetua. L’esplicita critica del film è contro l’indottrinazione, contro l’uso della religione come ideologia politica, e quando viene usata come arma per mantenere nell’angoscia un’intera nazione. La popolazione iraniana è tenuta prigioniera alla stregua di un ostaggio proprio come succede nel film. Il regime patriarcale che governa lo stato iraniano si rispecchia nel ruolo di Iman padre e marito.

Rasoulof (Il male non esiste, Orso d’oro a Berlino nel 2020) che nonostante il carcere e il divieto di fare film, ha raggiunto il suo decimo lavoro, con grande sacrificio ha realizzato The Seed of the Sacred Fig, a causa del quale sarà costretto a vivere in esilio lontano dall’Iran. I due attori principali Soheila Golestani, Missagh Zareh, a cui è stato sequestrato il passaporto, sono ancora nelle mani della polizia morale e rischiano la loro incolumità.


The Seed of the Sacred FigRegia e sceneggiatura: Mohammad Rasoulof; fotografia: Pooyan Aghababaei; montaggio: Andrew Bird; musica: Karzan Mahmood; interpreti: Soheila Golestani, Missagh Zareh, Mahsa Rostami, Setareh Maleki, Niousha Akhshi, Reza Akhlaghirad, Shiva Ordooie; produzione: Arte France Cinéma, MOIN Filmförderung Hamburg Schleswig-Holstein, Parallel 45, Run Way Pictures; origine: Iran 2024; durata: 168 minuti; distribuzione: BIM Distribuzione e Lucky Red.

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