Ipersonnia di Alberto Mascia

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Cosa c’è laggiù? In fondo alla nostra mente? Probabilmente un archivio ordinato nel quale file di persone, emozioni, sensazioni sono categorizzate, e probabilmente quell’archivio diventa un set cinematografico nel momento in cui chiudiamo gli occhi. Un set particolare, nel quale il protagonista è sempre lo stesso e una lente sfocata è montata sulla mdp a distorcere i contorni del visivo come la coerenza del narrato. Ma cosa succede se quel set cinematografico non viene chiuso e perdura per giorni, mesi, anni? E se il protagonista di sonno e sogno è un detenuto?

Ipersonnia, per la prima regia di Alberto Mascia, è uno sci-fi tutto italiano che sa fare di necessità virtù: in generale funziona, ha buoni attori e soprattutto – rischio e vittoria più grande – è credibile. Certo il confronto con le pellicole americane parenti nel genere è inevitabile, e laddove forse si poteva sorprendere in originalità, si è voluto invece andare in copia, in ritardo di una decina di anni e con un evidente limite di budget. Rimane il coraggio del pioniere, e del trampolino che il film può rappresentare per i posteri.

David Damiani (Stefano Accorsi) è uno psicologo del sonno. I suoi pazienti sono detenuti costretti al sogno fino al termine della condanna e lui deve risvegliarli di quando in quando per verificarne le condizioni. L’ipersonno è d’altronde un’invenzione recente che il governo italiano ha adottato per risolvere il problema delle carceri affollate e delle pessime condizioni nelle stesse, nonché della rieducazione successiva ormai ai minimi termini. Ora però si è trovata la soluzione. Un giorno, tuttavia, David viene avvisato che un paziente si è risvegliato da solo: ha un comportamento aggressivo e i suoi dati sono stati cancellati. Quell’uomo non è però uno qualunque e lo stesso vuole dire a David: anche lei, dottore, non è un uomo qualunque, o meglio non è l’uomo che pensa di essere. Inizia così una spirale di eventi tra realtà e sogno nel quale tanto il passato quanto il presente perdono stabilità a spese dell’incerto onirico. David dovrà così combattere, per salvare l’amore della sua vita, Viola (Caterina Shulha), e non essere condannato a un futuro da incubo, mascherato da sogno.

Alberto Mascia fa un ottimo lavoro, soprattutto in credibilità. Deve essere infatti chiaro quanto sia difficile girare un film sci-fi che possa reggere all’incredulità attiva dello spettatore italiano che nel vedere attori ambientazioni arie nostrane ha le antenne alzate ed è pronto a storcere il naso al singolo errore. Eppure, da quel lato, la pellicola funziona – non eccede ma si contiene, conosce i suoi limiti – e davvero si riesce a credere che in Italia l’ipersonno possa diventare realtà da un giorno all’altro. Con le conseguenze del caso. E Accorsi è bravo, sostiene bene il poli-ruolo da protagonista, Shulha è altrettanto efficace e sensuale, e così il resto cast che porta da noi il prodotto. Location, soundtrack volutamente in lingua inglese, fotografia, scenografia: tutto è in tono con il genere scelto. Vi è però qualche inevitabile pecca.

L’originalità è la principale. Il tema distopico, esplorato attraverso il thriller psicologico, percorre il ‘900 (Philip K. Dick) ed è stato messo ripetutamente in pellicola dagli anni ’90 in poi, con tanto di vasche oniriche, digitali o meno, al seguito. Ciò chiarifica quanto l’argomento affrontato non sia nuovo, tutt’altro, tuttavia la mancata originalità è controbilanciata dalla realtà stringente e contemporanea del problema delle carceri nella nostra società e del valore etico, o meno, adottato dallo Stato in nome di un bene comune superiore, sostenuto dai soli dati statistici. Altra pecca del film è relativa alla sceneggiatura. Se a livello generale il filo della narrazione regge bene i vari salti – anzi, oscilla tra l’essere fin troppo scontato e lasciar alcuni buchi di trama, e comunque mantiene dei buoni scarti di sorpresa – è invece nei dialoghi che fatica, soprattutto nella prima parte quando la tensione e la suspense ancora non li salvano all’orecchio attento dello spettatore. Superato quello scoglio, poi viene ritrovata una spinta narrativa capace di far passare in secondo piano le varie difficoltà.

Fuori concorso a Torino Film Festival 40 e ora su Prime Video, Ipersonnia rappresenta una tappa di non secondaria importanza nella filmografia italiana. Perché non è perfetto ma funziona, e dimostra che lo sci-fi può essere anche prodotto nel nostro paese, nonostante il decennio o ventennio di ritardo. E questo ritardo giocherà un ruolo importante sull’interesse che il pubblico potrà avere a riguardo o meno, perché il genere intanto è progredito ed è andato ben oltre, legandosi a tematiche attuali e globali (Hunger Games, Divergent etc). Ciò che però stona è forse altro, e cioè la dimenticanza di quel tratto caratteristico che rappresenta realmente noi italiani: il saper cavare il ragno dal buco. In qualche modo, all’italiana. Non solo però in termini di produzione (maestranze) ma proprio in termini di originalità casereccia e artigiana. Noi siamo la patria di Lo chiamavano Jeeg Robot (2015) che era la prova lampante di come il trapianto di un genere nella nostra realtà non sia mai neutro, ma una rimessa in gioco a volte completa. Non avvicinando a noi un genere straniero, ma facendolo prima di tutto nostro, e così il Joker di turno diventava uno splendido ex-vippone in cerca di rivalsa. Potremo sognare qualcosa del genere in futuro? Si vedrà. Intanto si sogna ancora dentro vasche oniriche alla Matrix e quelle vasche, se bussate, suonano finalmente di metallo reale. Ci accontentiamo?

 

Su Prime Video dal 30 gennaio


Ipersonniaregia: Alberto Mascia; sceneggiatura: Alberto Mascia, Enrico Saccà; fotografia: Matteo Vieille Rivara; montaggio: Mario Marrone scenografia: Fabrizio D’Arpino; costumi: Maria Cristina La Parola; musica: Federico Bisozzi, Davide Tomat; interpreti: Stefano Accorsi, Caterina Shulha, Astrid Meloni, Andrea Germani, Paolo Pierobon, Sandra Ceccarelli, Alessandro Gazale, Francesco La Mantia, Tony Laudadio, Giordano De Plano, Mauro Marino, Sandra Ceccarelli; produzione: Ascent Film, Nightswim, Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura; origine: Italia, 2022; durata: 100′; distribuzione:  Indipendente e Amazon Prime Video.

 

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