Corro da te di Riccardo Milani

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Evidentemente la commedia in Italia è a corto di idee, visto che si ricorre sempre più spesso a remake, riattati per il nostro paese, di film stranieri, in particolare francesi o spagnoli.  Tale “moda” che non saprei come definire se non una semplice ma banale penuria di efficaci copioni originali e/o buone idea a disposizione, ha contagiato anche un bravo professionista come Riccardo Milani che nel genere della commedia si era fatto valere – e alla grande – come aveva dimostrato di recente nelle due puntate di Come un gatto in tangenziale (2017 e 2021) oppure in Ma cosa ci dice il cervello (2019).

Questa volta con l’aiuto dei suoi sceneggiatori abituali Furio Andreotti e Giulia Calenda ma senza l’aiuto della sua musa (e compagna di vita nonché interprete abituale) Paola Cortellesi – e diciamolo la mancanza non passa inosservata –, il regista romano ha tradotto in italiano Tout le monde debout cioè Tutti in piedi, scritto, diretto e interpretato nel 2018 con un certo successo dal comico Franck Dubosc.

A leggere la trama dell’originale francese (confessiamo di non averlo visto a suo tempo né di sentire ora un gran bisogno di recuperarlo), le differenze non sembrerebbero colossali ma non sta qui il punto (e il senso) vero del film in questione, anche se in Corro da te si è lavorato molto, ci sembra, di pantografo. Ma a quale scopo ultimo?

Abbiamo un protagonista tal Gianni (Pierfrancesco Favino), un cinquantenne (anzi come tende sempre a ribadire, di soli 49 anni), un ipermaschilista che possiede una importante ditta di scarpe da ginnastica. Non solo è un classico uomo in carriera, ma è soprattutto un accanito Dongiovanni, che seduce a tutto spiano le donne che incontra, soprattutto se attraenti e più giovani di lui, senza però disdegnare neanche le mogli più âgée degli amici.

Alla morte della madre con cui non aveva avuto un rapporta particolarmente caloroso (e come dare torto alla defunta con un figlio simile), Gianni entra nell’appartamento della donna e si siede per caso sulla sua sedia a rotelle. Tac: in quel momento lo sorprende Alessia (Pilar Fogliati), una nuova e avvenente vicina di casa, che vedendolo così pensa sia disabile e si offre di assisterlo come aiuto/badante. Per compiacere il suo incontenibile desiderio di conquista, Gianni, allora, finge di essere paraplegico per far leva sulla pietà della ragazza e così poterla sedurre. Quando, dopo un inizio di corteggiamento, Alessia lo invita nella casa in campagna della famiglia, lì conosce Chiara (Miriam Leone), la bellissima sorella, costretta da un incidente a vivere su una sedia a rotelle e da cui l’uomo rimane subito stregato per la prima volta in vita sua. Seguono per più di un’ora e mezza gli invitabili intrecci di tale canovaccio, sino al canonico happy-end – ma su ciò è d’uopo mantenere il debito silenzio.

Nel riprendere dalla grande commedia all’italiana degli anni Sessanta e Settanta una tradizionale figura di gaglioffo sciupafemmine – diciamo tipo il Vittorio Gassman vitalista di mezzo secolo fa -, Riccardo Milani compie un atto di archeologia industriale, cercando di aggiornare ai tempi nostri situazione e personaggi che forse valeva la pena lasciare dormire nel cassetto come obsoleti. Così come oggi Putin che sogna di restaurare l’impero zarista ovvero di resuscitare l’Urss dell’epoca di Leonid Il’ič Brežnev.

Ma anche a prescindere, si tratta pur sempre di un’ardua scommessa far ridere, senza ferire nessuno, sulla disabilità e/o propagare un’idea, fessa, di maschio galletto e seduttore come quella che ci esibisce il personaggio di Gianni. E non siamo convinti che per far ciò Milani abbia trovato la giusta distanza.  Scontato che Corro da te ha tutte le carte in regola per quanto riguarda i suoi ottimi interpreti – dalla coppia dei protagonisti Pierfrancesco Favino/ Miriam Leone, a Vanessa Scalera e Pilar Fogliati, oltre alle efficaci comparsate di Andrea Pennacchi e Piera Degli Esposti – personalmente siamo rimasti piuttosto insoddisfatti e poco divertiti da questa pochade molto retrò. A differenza, però, di chi ci stava seduto accanto e che si è fatto crasse risate oppure di chi come un amico critico (con cui sono regolarmente o quasi in disaccordo) che ne prevede, in quest’epoca grama, un ampio successo di pubblico. Questioni di punti di vista e di sensibilità, non discuto, forse noi siamo troppo moralisti.

Per quanto ci concerne, Corro da te funziona a tratti (ma sono pochi – come in una bella sequenza nella chiesa al Lourdes) quando, abbandonando il gesto comico prettamente ridanciano, si mette a nudo il rovescio della medaglia, rivelando così la miseria estrema del protagonista. Era quella zampata – celata da cinismo – che una volta Dino Risi riusciva sempre ad infilare nei suoi eroi italici terribilmente ambivalenti e specchio della società del boom economico. Ora invece cosa ci viene qui narrato dell’Italia che ci circonda o del suo spleen? Ho paura: proprio pochino.

In sala dal 17 marzo


Corro da te – regia: Riccardo Milani; sceneggiatura: Furio Andreotti, Giulia Calenda, Riccardo Milani; fotografia: Saverio Guarna; montaggio: Patrizia Ceresani, Francesco Renda; scenografia: Marta Maffucci; costumi: Alberto Moretti; musica: Piernicola Di Muro; interpreti: Pierfrancesco Favino (Gianni), Miriam Leone (Chiara), Pietro Sermonti (Dario), Vanessa Scalera (Luciana), Pilar Fogliati (Alessia), Andrea Pennacchi (Don Walter), Carlo De Ruggieri, Giulio Base, Piera Degli Esposti, Michele Placido; produzione: Roberto Leone, Olivia Sleiter, Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa per Wildside; origine: Italia, 2022; durata: 113’; distribuzione: Vision Distribution.

Foto @Claudio Iannone

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