DogMan di Luc Besson (Concorso)

  • Voto

«L’ispirazione per questo film è scaturita, in parte, da un articolo che ho letto su una famiglia francese che ha rinchiuso il proprio figlio in una gabbia quando aveva cinque anni. Questa storia mi ha fatto interrogare sull’impatto che un’esperienza del genere può avere su una persona a livello psicologico. Come riesce una persona a sopravvivere e a gestire la propria sofferenza? […] Le persone guardano i film per cogliere una sorta di verità dalla storia, anche se sanno che si tratta di finzione. Volevo essere il più onesto possibile nella realizzazione del film. Voglio che proviate dei sentimenti nei confronti del protagonista, di ciò che fa, delle azioni che compie come reazione alla sofferenza che ha patito. Vorrete fare il tifo per lui». (Luc Besson)

Amici dei cani non potete perdere questo film e non tanto per il titolo da cui, subito si evince, almeno in parte, l’argomento che tratta, ma perché ha costituito una vera sorpresa per molti, compreso chi qui scrive. Sulla carta, infatti, sembrava un po’ strano che un regista ben noto come Luc Besson – per altro non particolarmente amato dai cinefili e autore di ultimi lavori prettamente commerciali – si potesse trovare inserito nel Concorso al Lido. E invece i selezionatori di Venezia ci hanno visto lungo, almeno a nostro parere. Dogman appare, infatti, essere uno di quei casi, rari e fortunati, dove la qualità cinematografica riesce bene a sposarsi con un forte, potente impatto emotivo e spettacolare – merce abbastanza rara di questi tempi, in cui questi due elementi si trovano, il più delle volte, su lidi diametralmente opposti.

In breve un riassunto del film che è articolato, narrativamente, in modo parecchio variegato, passando dal thriller al musical o al dramma esistenziale. Siamo in New Jersey e sin da piccolo, Doug è sempre stato un bambino profondamente emarginato, vittima delle violenze del padre, con una madre che a un certo momento giustamente leva le tende e un fratello maggiore già mezzo delinquente come il crudele papà che organizza, per sbarcare il lunario, dei combattimenti illegali di cani. Rinchiuso per punizione nelle gabbie degli animali annesse alla casa, prima di riuscire a fuggire, il ragazzo aveva sviluppato una sorta di amicizia simbiotica con una muta di fedelissimi cani che dunque erano gli unici suoi amici e confidenti. Quasi completamente isolato dal mondo, da adolescente e già portatore di handicap a seguito della colluttazione finale con il padre, si era aperto solo ad una ragazza aspirante attrice di cui si innamora a prima vista – ma poi era ricaduto in una solitudine feroce con il solo conforto del suo gruppetto canino e di una forte fede religiosa. Ormai adulto (e qui viene interpretato da Caleb Landry Jones), sempre più strano e tormentato, estrinseca, dopo essere stato licenziato da un canile in cui lavorava, la sua socialità (con cui si guadagna anche da vivere) in uno show, ogni venerdì, di drag queen dove canta e imita Edith Piaf (ovvio da Besson che è parigino come la celebre cantante francese) e Marlene Dietrich. Douglas utilizzerà allora il suo strano legame inter-specie per vendicarsi dei torti subiti, in un crescendo di accadimenti non proprio legali che veniamo a conoscere da un interrogatorio in carcere condotto da una psicologa della polizia (Jojo T. Gibbs)…

Caleb Landry Jones

Ambientato in America – e qui totalmente a senso dato che il sottofondo di violenza urbana o l’aspetto del fanatismo religioso costituiscono un perfetto retroterra per la storia di Besson –, splendidamente interpretato da Caleb Landry Jones che si candida subito alla Coppa Volpi per la sua eccellente performance, Dogman è un gran bel film umano e umanista. E ciò proprio in virtù di trattare, in modo affascinante e pieno di colpi di scena, un caso drammatico di autismo e isolamento assoluto. Un film anche inconsueto e intenso, ottimamente recitato, oltre che dal protagonista, dalla psicologa altrettanto piagata dalla vita come Doug e dal cui interrogatorio apprendiamo il succedersi della storia. Senza parlare ovviamente della bravura espressiva dei cani (tutti di razze diverse) e della loro capacità di eseguire gli ordini ricevuti (altro che attori-cani!).

DogMan, dunque, vive e si illumina sull’idea che mentre la società non ti aiuta a guarire, è l’amore degli animali per il loro padrone il fattore catalizzante e salvifico, ed esso porta il reietto Doug a raggiungere la sua serenità finale in un finale quasi cristologico davanti ad una chiesa. Ma sì facciamo, come ci chiede il regista, il “tifo” per il nostro protagonista.
Assolutamente consigliabile per la sua ottima tavolozza di emozioni anche a chi predilige solo i felini.

In sala dal 12 ottobre 2023


DogMan Regia e sceneggiatura: Luc Besson; fotografia: Colin Wandersman; montaggio: Julien Rey; musica: Eric Serra; scenografia: Hugues Tissandier; interpreti: Caleb Landry Jones, Jojo T. Gibbs, Christopher Denham, Clemens Schick, Grace Palma; produzione Virginie Besson-Silla, LBP, Europacorp, TF1 Films Production; origine: Francia, 2023; durata: 114 minuti; distribuzione: Lucky Red.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *