Il mio amico robot di Pablo Berger

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Primo film d’animazione per il regista spagnolo Pablo Berger, Il mio amico robot era uno dei candidati agli Oscar di quest’anno (premio vinto poi meritatamente da Il ragazzo e l’airone di Miyazaki Hayao). Ed è sicuramente una novità stilistica nel panorama animato della cinematografia europea. Esso riprende non solo l‘idea ma anche la linea pulita e lo stile volutamente un po’ naïf, un po’ acerbo e senza fronzoli, dei graphic novel dell’autrice americana Sara Varon, che fanno di questo cartone animato, un film adatto sia ad un pubblico adulto che a uno molto giovane. Qui si racconta, senza la barriera del linguaggio, la storia di un’amicizia fatta di piccole cose e di un finale che, pur lontano dallo scontato happy end, si rivela carico di buoni sentimenti.

Berger è noto soprattutto per Blancanieves (2012), un dramma ambientato a Siviglia, che prendendo spunto dall’estetica cinematografica del periodo muto, riproponeva la favola di Biancaneve in versione gotica. Come quest’ultima opera anche Il mio amico robot si propone di interpretare la complessa realtà del mondo d’oggi servendosi di una dimensione favolistica e, come in Blancanieves, il regista rinuncia alla lingua parlata per concentrare l’attenzione dello spettatore sull’espressività delle immagini visive. Questa favola moderna affronta con malinconica ironia temi quali la solitudine e l’amicizia, ma propone anche una riflessione su quanto labili e fragili siano spesso le relazioni umane. Sebbene il titolo (inglese) riporti alla mente una ben più famosa antologia di novelle dello scrittore Isac Asimov, dove robot costruiti dall‘uomo si vendicano dei loro creatori, il nostro film non ha molto a che fare con la fantascienza. Anzi, come accennavamo, avendo i suoi personaggi la caratteristica di essere animali antropomorfi, si riallaccia più al filone favolistico di Esopo e La Fontaine; e come questi propone, se non una vera e propria morale, almeno un insegnamento morale sottinteso.

Il mondo, o meglio il microcosmo, di Il mio amico robot è la colorata e multietnica New York degli anni ottanta e la sua cultura metropolitana. Possiamo ben parlare di una dedica d’amore alla città, visto come nel film ci si soffermi su molti piccoli particolari che ricordano la vita nell’East Village di quegli anni: i punkabbestia, i graffiti sui muri, i video-noleggio e soprattutto la musica soul, indispensabile elemento per rendere l‘inconfondibile atmosfera di pacatezza che trasmettono le immagini, in particolare la canzone di William Bell Happy, indimenticabile.

Pur vivendo nel cuore vivo della Grande Mela, Dog, il nostro protagonista, soffre di solitudine e così , tentato da una pubblicità televisiva, decide di acquistare un robot „da compagnia“ chiamato con il promettente nome di Amica 2000. Appena arriva il pacco, Dog assembla le varie parti metalliche seguendo con cura le istruzioni e il risultato supera ogni aspettativa: Robot è un amico con un’anima da bambino e un cuore aperto a tutte le novità, che sa stupirsi di tutto e di più, e inoltre, cosa più importante, apprende con interesse e facilità ogni particolare della vita di Dog. Quest’ultimo, di rimando, impara dall’amico a guardare al mondo con occhi nuovi e curiosi. Inutile dire come i due amici diventino in poco tempo inseparabili e condividano ogni momento, perfino (o quasi) ogni gelato ed ogni hotdog. Durante una delle loro gite i due amici si avventurano fino al mare e trascorrono una bella giornata sulla spiaggia. La curiosità di Robot lo spinge a fare il bagno nell’acqua salata dove impara velocemente a nuotare. Dopodiché, stanchi, i due si addormentano sulla sabbia. Una brutta sorpresa li attende al risveglio. Il sale dell’acqua di mare ha arrugginito le giunture metalliche di Robot, così che quest’ultimo non riesce più a muoversi. Per quanto rattristato, Dog è costretto ad abbandonarlo sulla spiaggia, pensando di poter tornare a recuperarlo il giorno dopo. Una serie di disavventure gli renderà il recupero impossibile e sarà costretto ad attendere la riapertura della nuova stagione balneare. Nel frattempo, immobile sulla sabbia durante il lungo letargo invernale, al fiducioso Robot non resta altro che sognare e aspettare, immaginandosi possibili scenari di salvataggio. Dog invece si ingegna a far passare il tempo riprendendo la sua normale vita solitaria ma, arricchito di un nuovo spirito curioso e senza più la tristezza di una volta, crea e disfa nuove amicizie.

Il mio amico robot è sicuramente un film adatto alle famiglie sebbene possa coinvolgere in modo diverso a seconda della fascia d’età. I più piccoli potranno essere attratti dalla semplicità dello stile grafico, il pubblico adulto più dal tema e da come questo viene trattato. Anche se proprio nel lento, quasi flemmatico, procedere della storia sta il difetto maggiore di questo originale cartoon europeo. Il didascalico susseguirsi degli eventi, che ricalca quello temporale delle stagioni, rischia di far perdere l’interesse per il soggetto, ormai abituati come siamo a film d’animazione che procedono a ben altri ritmi narrativi.

In sala dal 4 aprile 2024


Il mio amico robot (Robot Dreams)genere: animazione; regia e sceneggiatura: Pablo Berger; soggetto: Sara Varon; musica: Alfonso de Villalonga; produzione: Arcadia Motion Pictures, Noodles Production, Les Films du Worso, RTVE, Moviestar Plus+; origine: Spagna/Francia, 2023; durata: 90 minuti; distribuzione: I Wonder Pictures.

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