La Sirène di Sepideh Farsi (Festival di Berlino – Panorama)

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Presentato come il film d’apertura nella sezione “Panorama”, La Sirène, opera d’animazione diretta dall’iraniana Sepideh Farsi, può considerarsi, adesso a fine manifestazione, una autentica perla all’interno di tutto il festival. La regista ha già alle spalle diversi premi per i documentari Harat e Teheran Without Permission, entrambi presentati in anteprima a Locarno, mentre i suoi primi due lungometraggi, Dreams of Dust e The Gaze, erano stati selezionati per il Festival di Rotterdam.
Siamo nel 1980, più di quaranta anni fa, quando Omid, un adolescente iraniano, sta giocando a calcio con gli amici e un missile colpisce la raffineria  nella sua città: Abadan. L’attacco è da parte del vicina nazione nemica dell’Iraq governata all’epoca da Saddam Hussein.  Si tratta dell’inizio della guerra tra i due paesi mediorientali, che è durata per ben otto anni.
Nonostante il pericolo e la fuga disperata della maggior parte della gente, il ragazzo vuole rimanere, perché seppur non possa combattere a causa della sua giovane età, desidera supportare le persone che hanno deciso di continuare a vivere nella città e naturalmente sono in pericolo di vita. Così Omid si rende utile consegnando cibo a domicilio, e al contempo si dedica a delle situazioni di difficoltà di amici, tra cui al fratello, che presto verrà spedito al fronte, oltre poi ad innamorarsi perdutamente di una bella coetanea, figlia di una cantante star costretta a non potersi più esibire in pubblico.
La Sirène è un film che più che parlare della guerra, che ha causato 100000 morte da ambo le parti, si concentra molto sul ruolo politico-sociale dei protagonisti alle prese con tutti i “pericoli di un conflitto”. Infatti il nemico irakeno quasi non si vede né viene demonizzato. All’interno della sua struttura narrativa, il film si concentra soprattutto sull’importanza dei fattori collaterali e personali che ne costituiscono la parte essenziale e più originale.
La regista Sepideh Farsi, nata anche lei stessa in Iran, ricorda com’era per la gente sopportare l’assedio di Abadan che si trovava sull’isola omonima sul fiume Arvand.  Non è un caso che questa città tra tutte sia stata contesa.  Infatti, era il centro dell’industria petrolifera nazionale con una delle più grandi raffinerie del mondo, uno scenario perfetto per i cromatismi utilizzati.

Molto ben delineati sono i personaggi collaterali dell’intreccio: l’ingegnere che vive con un gruppo di gatti mentre esilarante e affascinante è una star cantante,  nostalgica dei tempi passati precedenti alla rivoluzione khomeinista,  ma che all’inizio si rifiuta di lasciare la sua casa.
Quando guidati dal ragazzo, queste figure e molti altri personaggi si uniscono per tentate di fuggire assieme dalla città assediata, il film si trasforma in un dilemma, che  diventa una vera e propria tragedia.  Omid, a sua volta, porta con sé questa esperienza per capire di più su se stesso e sul proprio futuro. Sino all’happy end finale con la riuscita fuga in battello sul fiume malgrado i grandi pericoli corsi dai fuggitivi.

Il tutto è stato narrato in modo visivamente accattivante in questa notevole opera d’animazione che è un genere spesso negletto e poco frequentato dai grandi festival internazionali mentre invece qui alla Berlinale del 2023 ha visto ben due film in Concorso – purtroppo soprattutto il bellissimo giapponese Suzume  di Makoto Shinkai non è stato preso in considerazione dalla Giuria – e diversi altri nella sezioni collaterali. Per esempio in “Generation” è stato presentato l’ultima bella opera di Enzo d’Alò, il pioniere della animazione made in Italy A Greyhound of a Girl   che abbiamo recensito.
Ma tornado a La Sirène, il film della regista iraniana, potremmo definirlo, tecnicamente, piuttosto minimal, ma è, insieme, ricco di spunti e d’ispirazione visive con belle immagini d’atmosfera e molte variazioni di colori emotivamente coinvolgenti.
Il che ci dimostra – una volta di più – come l’animazione possa essere in grado trasmettere valori filmici in una scala “alta”, di sostenere ritmi difficili e di poter coinvolgere il pubblico, che grazie a quest’opera vive il racconto della tragedia attraverso un linguaggio, che semplifica, approfondendo il fattore umano attraverso gli strumenti del cinema. Diremo di un grande cinema che speriamo approdi anche nel nostro paese.


La SirèneRegia: Sepideh Farsi;  sceneggiatura: Javad Djavahery;  animatione:  Zaven Najjar; montaggio: Isabelle Manquillet, Grégoire Sivan; musica: Erik Truffaz; produzione: Sébastien Onomo per Les films d’Ici; origine: Francia /Belgio /Lussemburgo/Germania, 2023; durata: 100 minuti.

 

 

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