Fratello e sorella di Arnaud Desplechin

  • Voto

Dobbiamo confessare che abbiamo sempre avuto un debole per il cinema di Arnaud Desplechin che consideriamo assieme ad Olivier Assayas tra i migliori continuatori e traghettatori nell’oggi della grande stagione della “Nouvelle Vague” e dintorni – in particolare di quell’Alain Resnais, che da giovane, quando studiava, il futuro regista ha definito «il cineasta che mi ha toccato più profondamente». Alcuni dei suoi film di una ormai lunga carriera iniziata dopo alcuni corti con il mediometraggio La Vie des morts  nel 1991, ci avevano molto toccato: da La Sentinelle (1992) a Comment je me suis disputé… (ma vie sexuelle) (1996), da I re e la regina (2004) a Racconto di Natale (2008) o più di recente l’entusiasmante I miei giorni più belli (2015) sino ad uno splendido polar metafisico, Roubaix, una luce (2019) che sembrava avergli aperto un nuovo spazio tematico e stilistico su cui però Desplechin non ha proseguito.

Tuttavia, tuttavia, tuttavia – anche il nostro autore alcuni (piccoli) passi falsi nella sua carriera ne ha fatti, ad esempio a mia memoria Jimmy P. (2013)  – ciò da premettere, prima di parlare di questo Frère et Sœur Fratelli e sorelle che per noi resta un’opera minore in una bella e ricca filmografia.

Passato l’anno scorso al Concorso del Festival di Cannes di cui il nostro autore è ospite più o meno fisso – sulla Croisette sono passate finora dodici delle quattordici opere cinematografiche che ha girato – il suo ultimo film è sbocciato immediatamente dopo il precedente (e superiore) Tromperie – Inganno (2021). E ad esso è imparentato per una struttura nella sostanza dialogica, basata sull’opposizione di due personaggi-base che si scontrano, si odiano (ma anche si amano, persino troppo). Qui, però, finiscono le similitudini dato che, come ben si ricorda, Tromperie era la trasposizione sullo schermo del celebre romanzo Inganno (Deception, 1990) di Philip Roth mentre Frère et Sœur è una sceneggiatura originale del regista nato a Roubaix, città in cui torna per la seconda volta nella sua filmografia dopo il thriller omonimo del 2019.

Marion Cotillard

Ancora una volta Desplechin si interroga sulla natura e le contraddizioni della famiglia borghese e in particolare qui di quella composta dai cosiddetti bobo, i bourgeois- Bohemian. I due antagonisti appunto di questa famiglia radical chic sono Louis (Melvil Poupaud) e Alice Vouillard (Marion Cotillard), lui un insegnante e scrittore che ora vive lontano in montagna ritirato dalla civiltà insieme alla sua Faunia (Golshifteh Farahani); lei, la maggiore, un’attrice di teatro di grande successo – appunto un fratello e una sorella che si detestano e non si parlano da più di vent’anni. Entrambi dal caratteraccio fragile e dall’atteggiamento aggressivo o fosco.

Nel corso del film si intuiscono le ragioni di questa rivalità che è diventato odio puro e semplice, esploso immediatamente e svelato già nel preambolo del film quando Alice e il marito vanno a trovare il fratello a cui gli è appena morto il figlio. Si intuiscono sì tali motivazioni ma non sono mai chiare, probabilmente neanche un moderno Freud riuscirebbe a spiegarle bene: un mix letale di gelosia sempre più esplicita, cresciuta e alimentata dalla posizione gerarchica negli affetti familiari, di rivalità e invidia artistica che mano mano si è sviluppata trai due, sino a sfociare dunque in un avversione atavica e profonda, impossibile da sanare. Tale situazione, in definitiva, potrebbe anche durare in eterno e alla lontana convivere senza particolari attriti, sino al momento quando i due antagonisti che non si vedono e non si sentono mai – e non hanno assolutamente alcuna voglia di farlo – non saranno costretti a rincontrarsi per un incidente stradale che ha coinvolto in modo molto grave i genitori. Allora sono costretti a tornare a Roubaix per assistere in ospedale i due vecchi in fin di vita e giungere ad un confronto decisivo – per la cronaca aggiungiamo che c’è anche un terzo fratello minore che, inascoltato, tenta di mediare tra Louis e Alice ma che conta, per dirla nel linguaggio della briscola, quanto il due di coppe quando regna bastoni.

Melvil Poupaud

Come ben si capisce – ed è quanto interessa a Desplechin – non è tanto l’approfondimento delle cause del conflitto, anche se a tratti esplicitate allo spettatore nel corso del film, quanto invece le dinamiche che potrebbero portare a sanare tale situazione. Ma è proprio qui, in questo imponderabile, complesso compito di raccontare cinematograficamente i sentimenti più nascosti che Fratello e sorella funziona a scartamento ridotto, rispetto ad altre occasioni quando al regista francese era riuscito in maniera magistrale di narrare i misteri segreti dei sentimenti, le nevrosi sotterranee dei comportamenti, il loro somatizzarsi e rendersi esplicite o radicalizzarsi. Il film vive così in un continuo susseguirsi di ripetute scene-madri, di momenti urlati ed esplosioni, di uno strip-tease di sentimenti ed emozioni fuori dalle righe. Oltre ad avere diversi personaggi secondari (tipo quello di una ammiratrice rumena di Alice che sembra uscire dalle pagine di Victor Hugo) che a latere confondono e non aiutano la narrazione principale. Certo siamo in un ambiente di artisti e non tra noiosi ed immoti borghesi ma tale moltiplicazione di effetti e di situazioni non ci porta ad un film sanamente “malato” come tante volte nel cinema francese quando si parla di amore, odio e di sentimenti forti.

Siamo d’accordo: attori sempre meravigliosi a offrirci il peggio della nevrosi, messa in scena tecnicamente impeccabile come sempre, ma qui a nostro avviso Arnaud Desplechin ha sbagliato un po’ la misura e il ritmo di questa sua ennesima storia familiare. E ci dispiace molto.

On anteprima al Nuovo Sacher di Roma domenica 2 aprile, ore 18.15, alla presenza del regista Arnaud Desplechin

In sala dal 3 agosto 2023


 Fratello e sorella (Frère et Sœur) Regia e sceneggiatura: Arnaud Desplechin; fotografia: Irina Lubtchansky; montaggio: Laurence Briaud; musica: Grégoire Hetzel; scenografia: Toma Baqueni; interpreti: Marion Cotillard, Melvil Poupaud, Golshifteh Farahani, Cosmina Stratan, Max Baissette de Malglaive, Benjamin Siksou, Patrick Timsit, Saverio Maligno; produzione: Pascal Caucheteux per Why Not Productions in coproduzione con Arte; origine: Francia, 2022; durata: 108 minuti; distribuzione: Movie Inspired.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *