Teatro: Pagliacci all’uscita di Roberto Latini

  • Voto
3.5

Pagliacci all’uscita, in scena al Teatro Vascello di Roma, nasce dal coraggioso tentativo di unire due testi apparentemente lontani tra loro per stile e contenuto, eppure in scena decisamente affini.  Pagliacci, tratto dal libretto dell’opera di Ruggero Leoncavallo e immerso in un verismo di fine Ottocento che ci parla di vendetta, di onore e di sangue, e All’uscita, l’atto unico che Pirandello definiva “mistero profano” andato in scena al Teatro Argentina di Roma nel 1922.

“I due testi uno accanto all’altro, creano un terzo materiale, indipendente, per evocazione e compromissione: il sipario metateatrale che Pirandello aprirà sul nuovo secolo, viene scucito da Leoncavallo nel suo Pagliacci. Insieme, sono una dichiarazione d’indipendenza tra il Verismo e il teatro borghese”. Trent’anni di distanza quindi,  separano il libretto d’ opera di Ruggero Leoncavallo e l’ opera pirandelliana, concepita nel 1916 ma andata in scena la prima volta nel 1922, come accennato. È un questo corridoio indefinito, a cavallo di due secoli che Roberto Latini trova un senso nuovo nel fondere due generi apparentemente molto diversi per contenuto e forma.

Fondatore di “Fortebraccio Teatro” e vincitore nel 2021 del Premio Le Maschere del Teatro italiano per Miglior spettacolo di prosa, il lavoro di Latini è spesso volto a una sperimentazione continua e alla ricerca di una scrittura- o riscrittura innovativa e in questo caso l’ esplorazione è sia nella parola, sia nello spazio scenico. In un palco che non vede veri e propri personaggi, ma entità che si muovono sospesi tra realtà e l’immaginazione, in un limbo indefinito in cui tutto sembra sulla soglia, o in divenire, la parola sulla scena acquista senso, diventa concetto, esplorazione continua e possibilità. Un elemento scenico, fortemente simbolico, accomuna i due testi rendendoli un unicum destrutturato di una trama ben definita e avvolto in una dimensione inquietante, straniante: l’acqua, uno spazio fluido in cui gli attori (maschere)  si muovono, camminano, sguazzano, navigando nei ricordi e nelle ombre di un tempo che fu. Qui l’ acqua avvolge, crea suono, circonda i protagonisti che in scena indossano e dismettono la maschera sul volto giocando sul senso del vero e sul concetto di realtà.

I personaggi (attori di ottima caratura) enfatizzano il testo, assegnano grande importanza alla parola mostrando angoscia, paura, dolore, risate amare, sensazioni evocate anche dalla musica e dall’eco dell’ acqua, che sembra accompagnare le parole e i gesti degli attori sulla scena. Latini ricorre quindi alla forza della parola, più che a quella dei ruoli e dell’ intreccio. Ciascun attore è un quadro vivente che vive per se stesso, smonta e costruisce le parole dotandole di un senso nuovo. Poi, l’ elemento fluido diventa, nella seconda parte, protagonista della scena, spogliando gli attori/ marionette di amore, odio, risentimento, di qualunque passione umana. Sul palco compaiono delle tombe d’ acqua in uno spazio scenico lunare, alienante, metafisico. L’ elemento fluido in questa soglia tra essere e morte è purificatore e rigeneratore, un luogo ipotetico dove le anime con sembianze ancora umane possono immergersi e riposare in eterno, lontani da emozioni dell’ animo umano. In questa seconda parte anche lo stesso Latini si immerge in quel fiume liquido scomparendo nell’ acqua che sa di morte, di assoluzione e di liberazione da ogni eccesso e sentimento umani. Evocativo, molto suggestivo ma a tratti dispersivo e poco fluido, proprio perché costruito su ” visioni estetiche ” ed esplorazioni della parola e della scena, Pagliacci all’uscita, trasmette un forte senso di straniamento, di alienazione e di amarezza, ma semina spunti di riflessione importanti e intuizioni esistenziali che non possono lasciare indifferente lo spettatore.

In scena al Teatro Vascello fino all’ 8 ottobre


Pagliacci all’ uscita – Regia: Roberto Latini; interpreti: Elena Bucci, Ilaria Drago, Roberto Latini, Savino Paparella, Marcello Sambati; musiche e suono: Gianluca Misiti; luci e direzione tecnica: Max Mugnai; costumi: Rossana Gea Cavallo; produzione: La Fabbrica dell’Attore – Compagnia Lombardi Tiezzi.
Foto: Manuela Giusto

 

 

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