The Land of Dreams di Nicola Abbatangelo

  • Voto

La dimensione onirica, armoniosamente combinata con le note musicali, il suono dei passi e l’interpretazione degli attori è la spina dorsale del musical, un genere che prevede regole e convenzioni ben precise perché per funzionare deve saper stupire, incantare e meravigliare il suo pubblico restando al tempo stesso credibile.
Che si tratti di Hair (1979, Milos Forman), del meraviglioso West side Story (1961, Jerome Robbins e Robert Wise, e nel 2021 la splendida rivisitazione di Spielberg) o dell’ inquietante Dancer in the Dark (2000, Lars von Trier) l’elemento magico, seppur con tratti e caratteristiche diverse, riesce ad avvolgere totalmente lo spettatore in una dimensione altra- eppur presente- coinvolgendolo dall’ inizio alla fine dell’ opera.
Nicola Abbatangelo, dopo l’ esordio del suo cortometraggio dal titolo Beauty (2018), ritenta la carta onirica con la scelta ambiziosa di concepire un musical dal respiro (teoricamente) internazionale e dal budget spiccatamente elevato.
Rimane però, incastrato in un sogno che non spicca mai il volo e che resta in una dimensione non ben definita, tra spazio onirico, inconscio e realtà.
Tra le intenzioni (sebbene nobili) del regista e gli esiti c’è quindi un sogno che sembra uno strano dormiveglia, un continuo tentativo di elevarsi, che rimane però sempre ancorato alla dimensione terrena.
L’ intreccio si svolge nella New York anni venti, Eva, una Cenerentola moderna (Caterina Shulha) lavora come lavapiatti al cho cho train, un noto locale di Broadway ma, dotata di una voce da usignolo, sogna in segreto di diventare una cantante di successo ed è corteggiata dal cattivo di turno (Edoardo Pesce, lievemente sottotono) un noto malavitoso, candidato a sindaco della città.

Caterina Shulha

La realtà onirica entra in gioco quando Eva si innamora di Armie (un convincente George Blagden), un reduce della Grande Guerra che ha il potere di viaggiare nel mondo dei sogni. Eva e Arnie, si incontrano e si innamorano sulla soglia del reale, tra illusione e deludente realtà. Eva grazie all’amore di  Armie torna quindi a credere di poter realizzare la sua più grande aspirazione, quella di riuscire a cantare.

Sulla carta The Land of Dreams è una bella favola, e ha tutte le potenzialità per funzionare: l’ intreccio ambientato in una oscura e inquietante New York anni 20, una forte e improvvisa passione, che però – purtroppo -non ruba mai la scena al resto e l’aspirazione della protagonista di cambiare vita, di realizzare finalmente il suo più grande sogno. Il grande sogno americano, ambientato nella terra delle più grandi possibilità. Questo almeno, nelle intenzioni.
Abbatangelo crede, come per Beauty, nella possibilità di creare universi paralleli dove poter dare spazio ai sogni, ma non riesce a maneggiare il sogno con sufficiente credibilità: l’ ambientazione iniziale, che ricorda l’ atmosfera cupa e modesta di Les Miserables, pur se meno drammatica e molto meno riuscita, lascia spazio gradualmente e grazie al personaggio di Arnie, all’ ingresso in una dimensione altra, che come già detto, sembra accennata e rarefatta ma mai realmente capace di stupire e trascinare lo spettatore, che si limita alla visione pura senza però essere complice o sentirsi realmente coinvolto nell’ intreccio.
La passione tra  Armie e Eva, avrebbe potuto essere determinante per l’intreccio, ma rimane sullo sfondo del sogno, intrappolata in una zona senza definizione.
Un sogno opaco e spento non solo perché intriso di un’ atmosfera inquietante e poco gioiosa, ma perché non crede fino in fondo di potersi realizzare. il sogno di cui si nutre un musical che si rispetti non deve necessariamente terminare con esiti felici o essere intriso di una leggerezza liberatoria o di un finale in grande stile.
Anzi. Il cupo e onirico Dancer in the Dark riesce perfettamente nell’ intento di gelare il grigiore della realtà con la fantasia, il sogno e l’invenzione, perché schiaccia l’ acceleratore fino in fondo creando un profondo contrasto tra la vita deludente della protagonista, prossima alla cecità e il suo mondo parallelo, che vive di una meravigliosa vita propria. Sembra tutto scuro e senza via d’ uscita, eppure, si crea una dimensione capace di regalare uno spiraglio di felicità interiore che avvolge la protagonista e non solo.
In the Land of the Dreams manca quel pizzico di magia perché la dimensione onirica non ha una vera consistenza, sembra creata a tavolino per esigenze tecniche più che per una giusta intuizione registica e non vive di vita autonoma. Contorni sfumati, personaggi poco approfonditi e poca consistenza per un cast non sempre all’ altezza (eccetto per Ermie)
Le intenzioni del regista sono lodevoli e le premesse davvero interessanti, gli esiti però non altrettanto promettenti.

In sala dal 17 novembre


Cast & Credits

Land of the Dreams Regia: Nicola Abbatangelo; sceneggiatura: Nicola Abbatangelo, Davide Orsini; fotografia: Mirco Sgarzi; montaggio: Luigi Mearelli;  interpreti: George Blagden, Caterina Shulha, Kevin Guthrie, Paolo Calabresi, Marina Rocco, Ryan Reid, Nathan Amzi, Carla Signoris, Stefano Fresi, Edoardo Pesce; produzione: Lotus Production una società di Leone Film Group con Rai Cinema, in associazione con 3 Marys Entertainment; origine: Italia 2022; durata: 110’; distribuzione: 01 Distribution.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *