Una relazione passeggera di Emmanuel Mouret

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Una relazione passeggera cos’altro è se non un rapporto leggero, senza complicazioni, in cui si nuota in acque limpide e sicure in cui nessuno affoga per soffocamento?

Ovviamente una liaison tra un uomo sposato e una donna single, entrambi genitori di più di un figlio, non ha in sé nessuna caratteristica intrinseca di non pericolosità, tutt’altro: l’esistenza di una moglie tradita,  ovunque è possibile venire scoperti,  ogni incontro potrebbe essere l’ultimo.

La fugacità dell’attimo è il corollario che detta tutte le azioni di Simon e Charlotte: a fine febbraio si vedono una sera in un locale perché lui l’ha chiamata, dopo che a una festa qualche giorno prima si erano scambiati fugaci baci. Simon si giustifica: Di solito non faccio così, in vent’anni non ho mai tradito mia moglie. Chiarite minimizza: Se vuoi non se ne fa niente, sto bene come sto, non voglio complicazioni. Lui allora torna all’attacco: Però sei bella, ti trovo molto bella. Lei: Bene, perché ho una terribile voglia di fare l’amore con te. Per i mesi invernali fino all’estate i due si frequentano in maniera continuativa, all’incirca una volta a settimana, lasciando che il rapporto cresca, si approfondisca, solchi percorsi inattesi lasciando tracce permanenti.

Sandrine Kiberlaine e Vincent Macaigne

L’altalena dei sentimenti fa avanti e dietro in una commedia leggera e profonda al tempo stesso, distensiva ma che fa immedesimare e riflettere: i due amanti presto costruiscono una impalcatura al loro rapporto, degli appuntamenti fissi, dei rituali esattamente come farebbe una coppia di persone innamorate, addirittura sposate. Ma il presupposto resta il medesimo: considerare ogni incontro come fosse l’ultimo, non essere gelosi l’uno dell’altra, non prevaricare, non parlare d’amore.

Il divertissement del regista Emmanuel Mouret è proprio quello di giocare con gli alti e bassi di una coppia che agisce in un modo, sente in un altro e esterna altro ancora: pause, grandi proclami di non legame, tanta filosofia dell’amore e gesti di dichiarazione d’amore senza la verbalità che esponga i due a ferite che non vogliono vivere. Simon appare fragile e timoroso, forse il più innamorato. Charlotte, per scelta personale, assume il ruolo della più distaccata, colei che scappa, che a volte sparisce, che si fa cercare. D’altronde afferma: “Il desiderio preferisce qualcosa che fugge. Questo è il problema della vita di coppia, è tutto molto meccanico. Tu mi desideri per il semplice motivo che non ti appartengo”. Non appartenersi, non vincolarsi, non precludersi nulla, nemmeno di realizzare una fantasia erotica tipica del maschio alfa.

Film minimale di atmosfere e di personaggi (appare solo un terzo personaggio che dà una svolta alla trama), ben girato, ben scritto, recitato con la naturalezza sdrucciola che hanno i francesi nel cogliere gli impacci dell’essere umano: Sandrine Kiberlaine e Vincent Macaigne calzano i panni dei protagonisti con la nonchalance di ballerini di tip tap che fanno volteggi straordinari lasciando trasparire solo sorrisi e nessuno sforzo. Finale a sorpresa. Si esce dalla sala col sorriso: romantico ma non stucchevole, fa bene al cuore.

In sala dal 16 febbraio 2023


Una relazione passeggera (Chronique d’une liaison passagère) – Regia: ; Emmanuel Mouret; sceneggiatura: Pierre Giraud, Emmanuel Mouret; fotografia: Laurent Desmet; montaggio: Martial Salomon; interpreti: Sandrine Kiberlaine, Vincent Macaigne, Georgia Scalliet, Maxence Tual, Stéphane Mercoyrol; produzione: Moby Dick Films, Canal+, Ciné+, Indéfilms 9, La Région Île-de-France, Région Provence-Alpes-Côte d’Azur; ; origine: Francia, 2022; durata: 100’; distribuzione: Movies Inspired.

 

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