40° Torino F.F.: I sogni abitano gli alberi (Fuori Concorso)

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Diretto dal regista italo-londinese Marco Della Fonte, I sogni abitano gli alberi   racconta la storia di Anja, una giovane donna che ha trascorso gli ultimi cinque anni della sua vita in un ospedale psichiatrico, in seguito a un tentativo di suicidio. Una volta terminato il periodo di degenza, fa ritorno a casa del fratello Ettore, che vive con sua moglie Lisa in un paesino dell’Appennino toscano. Per tutta la comunità della piccola località Anja viene etichettata come la ragazza sconosciuta con disturbi mentali, potenzialmente pericolosa e da tenere alla larga. Un ingiusto marchio che non le permette di ambientarsi in questa nuova realtà. L’unico a non vederla così è Libero, anch’egli succube del giudizio collettivo e considerato ‘’il matto del paese’’ come dicono i locali, che a differenza degli altri si avvicina ad Anja senza pregiudizio alcuno.

Anni prima Libero aveva accidentalmente ucciso suo padre ed era stato internato in un manicomio criminale, costretto a lunghi periodi d’isolamento. Anja e Libero si innamorano e costruiscono un loro rifugio nel bosco, protetti dai pregiudizi della gente del paese. Quando lei rimane incinta suoi parenti fanno di tutto per separarla da Libero e impedire la nascita di una famiglia considerata “inaccettabile”.

‘’Tu prova ad avere un mondo nel cuore
E non riesci ad esprimerlo con le parole
E la luce del giorno si divide la piazza
Tra un villaggio che ride e te, lo scemo che passa’’

Così recita Un matto (Dietro ogni scemo c’è un villaggio) di Fabrizio De Andrè, quattro strofe che racchiudono la quintessenza del film di Della Fonte; un progetto che intende raccontare il dramma dei malati psichiatrici nell’Italia degli anni ’80. A seguito della legge Basaglia, legge che nel 1978 ha reso l’Italia il primo paese al mondo ad abolire i manicomi, restituire la dignità tolta e agevolare il reintegro nella società, cosiddetta, civile alle persone con disturbi psichici.

I sogni abitano gli alberi  parla della vita dopo l’ospedale psichiatrico, di ciò che succede durante il reinserimento nella società di un’Italia nel pieno di una progressione sociale che non sa cosa fare. Della Fonte mette in scena la vicenda narrata sul palco più restio al cambiamento che conosciamo, le realtà di paese. Luoghi in cui la tradizione è custodita gelosamente e celebrata e in cui il cambiamento e l’innovazione sono parole pronunciate con enorme fatica. Così Anja e Libero scappano dal villaggio che ride di loro e si rifugiano nella loro casa nel bosco protetta da alberi che loro stessi dipingono, quasi a delineare quel muro tirato sui dai normali per dividere gli stessi dagli ‘’scemi che passano’’. In questo luogo quasi incantato dove la realtà diventa fiaba nasce un amore candido e disinteressato. Un amore taumaturgico che, però, viene visto dalla comunità come mostruoso e da distruggere. La paura che si trasforma in odio e poi in tragedia seguendo uno degli schemi più canonici della narrazione, ma rappresentato con grande maestria e delicatezza. Un utilizzo delle inquadrature intimo e coinvolgente che permette di delineare perfettamente sia il contesto narrativo sia l’anima dei personaggi. Indiscutibilmente un film che intende e riesce a suscitare riflessioni.


I sogni abitano gli alberi – Regia e sceneggiatura: Marco Della Fonte; fotografia: Mik Allen; montaggio: Leonardo Alberto Moschetta; musica: Lorenzo Piggici; interpreti: Kiera Morgan, Pietro Ragusa, Rinat Khismatouline, Evita Ciri, Giusi Merli, Fausto Sciarappa, Piera Dabizzi, Miriam Bardini, Alessio Venturini, Giuliana Colzi, Luciano Casaredi,  Marcello Sbigoli;  produzione: Naked Love in collaborazione con Venus in Scorpio e Lost Pictures; origine: Italia/Inghilterra, 2022; durata: 112’.

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