Barbie di Greta Gerwig

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 Già dal logo iniziale, lo scudo della Warner Bros. che vira verso il rosa, siamo introdotti nel mondo fantastico, tanto perfetto quanto kitsch, di “Barbie Land” dove la nostra celeberrima protagonista bambola (una splendida Margot Robbie) si trova ad attraversare una inaspettata e profonda crisi esistenziale che la porterà, accompagnata dal suo alter ego maschile Ken (Ryan Gosling ovviamente in biondo), a visitare il mondo imperfetto degli umani. A cercare, oltre alla perduta felicità, le ragioni del non sentirsi più quell’impeccabile “Barbie-stereotipo” come sino allora era stata, dentro uno spazio utopico e surreale tendente ai tardi anni Cinquanta che tanto piace alcuni director americani quest’anno (vedi ad esempio Asteroid City di Wes Anderson).

Su questo canovaccio abbastanza essenziale che comprende le visite reciproche e incrociate di essere umani e di bambole animate ai rispettivi mondi alternativi, Greta Gerwig, alla sua terza regia dopo il fortunato Lady Bird (2017) e Piccole Donne (2019), ha imbastito insieme al suo compagno di vita e d’arte, il regista-sceneggiatore newyorkese Noah Baumbach, una commedia fantasy che sembra aver messo insieme i temi più ricorrenti di entrambi gli autori. Così troviamo: l’attenzione, l’importanza del mondo femminile e/o il femminismo dell’una, e la complessità e i problemi dei legami familiari dell’altro (per esempio in Storia di un matrimonio del 2019 o nel meno convincente Rumore bianco del 2022) – aggiungiamoci ancora un pizzico di musical e di belle scene coreografate da Sarah Greenwood, la splendida fotografia pastello, più pastello non si può, di Rodrigo Prieto ed ecco, scekerando il tutto, esce fuori il presente Barbie. Senza ovviamente dimenticare il ricco, ottimo cast a partire dalle due star protagoniste (ma anche America Ferrera, Simu Liu, Kate McKinnon, Issa Rae, Rhea Perlman, Will Ferrel e la voce narrante nell’originale di Helen Mirren) oppure le musiche di Marco Ronson e Andrea Wyatt.

Eppure, malgrado le premesse, il risultato finale resta un po’ deludente e comunque al di sotto di quanto avremmo potuto immaginare da questo esperimento sul personaggio di Barbara Millicent Roberts alias Barbie, per la prima volta visibile in un lungometraggio di live-action, dopo una miriade sorprendentemente enorme di prodotti audiovisivi, film per la televisione, direct-to-video e in streaming animati al computer – per una lista a riguardo si consulti la scheda di Wikipedia che ci offre una sintetica panoramica del fenomeno.

E non potrebbe essere diversamente dato che la celeberrima fashion doll prodotta dalla società di giocattoli americana Mattel Inc. venne lanciata sul mercato la bellezza di sessantaquattro anni fa, per la precisione il 9 marzo 1959 (ed infatti la Barbie zebrata che si vede all’inizio del film è il primo costume originale di allora) mentre il suo fidanzato/partner maschile Ken alias Kenneth Carson nacque due anni dopo nel 1961.

Margot Robbie

La creatura dell’imprenditrice americana Ruth Handler – anch’essa presente nel film nei panni di Rhea Perlman a sentenziare buoni propositi – si ispirava ad un modello tedesco di qualche anno prima, quello della bambola Bild Lilli del 1955, il cui design si basava sull’omonimo personaggio dei fumetti, creato da Reinhard Beuthien per il famoso giornale popolare tedesco “Bild”. La bambola era fatta di polistirolo, era disponibile in due dimensioni e aveva un guardaroba in linea con la moda del periodo. Insomma, un colpo di genio: la bambola non era più un neonato/a ma assumeva le forme di una figura umana con tutti gli accessori del caso.  Per farla breve e non annoiare il lettore con ulteriori particolari, nel 1964 la Mattel acquisì i diritti della sua concorrente tedesca di cui venne dismessa la produzione a favore di Barbie in vinile che si è trasformata in uno dei miti inossidabili o quasi della modernità. Ne sono state vendute oltre un miliardo di esemplari nel corso dei decenni, oltre a diventare un franchise multimediale di lunghissima durata dalla fine degli anni Ottanta sino ad oggi – un successo che perdura con qualche flessione ancor oggi (durante il covid ha avuto un’impennata di vendite).

Senza poter entrare poi nei risvolti sociologici di tale fenomeno planetario e il mutamento del costume che ha introdotto e/o accompagnato, ritorniamo al film che ha anch’esso una lunga preistoria (era stato annunziato per la prima volta nel 2009) prima di arrivare nelle mani della Warner Bros. e di Greta Gerwig che lo ha girato in gran parte in interni tra il marzo e il luglio del 2022 nei “Warner Bros. Studios, Leavesden” in Inghilterra nelle vicinanze di Londra.

Ryan Gosling e Margot Robbie

Il risultato è quello di un prodotto certo intelligente e molto pensato, contrassegnato da diversi riferimenti cinefili a Kubrick e 2001: Odissea nello spazio o le citazione da Orgoglio e pregiudizio, costruito soprattutto su un dialogo molto brillante e con delle belle battute che ne costituiscono il “sale” (e il messaggio) più dei detour e le svolte della trama. A nostro avviso, il film parte un po’ troppo “imbambolato” e prende veramente corpo quando la protagonista in crisi, arrivata a Los Angeles, si trova a contatto con il mondo reale che le apre gli occhi. E qui per larghi tratta funziona bene, anche se abbondano degli “spiegoni” un po’ inutili che fanno virare Barbie verso l’intento didattico.

Detto ciò, bisogna essere dunque un po’ curiosi e sfoderare, simbioticamente, uno sforzo di naïveté per apprezzare il film di Greta Gerwig che racconta un enorme fenomeno pop e insieme il suo lato double-face. Altrimenti malgrado la musica, i bei numeri di coreografia e il grande sforzo degli interpreti, verrà visto e rigettato come un’opera di un kitsch profondo. Trovando quindi sia tanti detrattori e critici annoiati, quanto chi come il sottoscritto alla fine del film ha appreso qualcosa e a tratti si è anche divertito. Certamente – nostro parere personale – a questo Barbie qualche taglietto in più e meno intenti didascalici, avrebbe giovato. Chissà come reagirà invece il pubblico, soprattutto quello giovanile americano, che, a differenza del nostro, popola le sale durante l’estate. In ogni caso, e a prescindere, resta senza alcun dubbio uno dei film più interessanti e godibili del momento. Noi lo consigliamo con moderazione (ma ci attendiamo anche che qualcuno ci lanci delle pietre o degli insulti).

In sala dal 20 luglio 2023


Barbie Regia: Greta Gerwig; sceneggiatura: Greta Gerwig, Noah Baumbach; fotografia: Rodrigo Prieto; montaggio: Nick Houy; effetti speciali: Glen Pratt; musiche: Alexandre Desplat; scenografia: Sarah Greenwood; costumi: Jacqueline Durran; interpreti: Margot Robbie, Ryan Gosling, America Ferrera, Kate McKinnon, Michael Cera, Ariana Greenblatt, Issa Rae, Rhea Perlman, Will Ferrell, Ana Cruz Kayne, Emma Mackey, Hari Nef, Alexandra Shipp, Kingsley Ben-Adir, Simu Liu, Ncuti Gatwa, Scott Evans, Jamie Demetriou, Connor Swindells, Sharon Rooney, Nicola Coughlan, Ritu Arya, Helen Mirren, Emerald Fennell, Dua Lipa; produzione: Heyday Films, LuckyChap Entertainment, Mattel Films, Mattel, Warner Bros. Pictures; origine: USA, 2023; durata: 114 minuti; distribuzione: Warner Bros..

 

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