Chi ha paura di Virginia Woolf? di Antonio Latella

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Hai un talento per la cattiveria.

Nei film dell’orrore capita che per sopravvivere il cattivo si voglia prendere il corpo del buono. Fallimento sicuro, per dovere di happy ending, l’idea non è però così male, ma si pensi se a volerlo non sia più il singolo, ma un duo, una coppia. Una coppia morente che trae energia da una novella, e per farlo tende la corda finché si è a tanto così dallo spezzarla e solo allora si può suonare, al pianoforte, per l’ennesima volta

Chi ha paura di Virginia Woolf?

E cioè: chi ha paura della ferocia intellettuale più arida?

Una festa. Due insegnanti di mezza età, coniugi, Martha e George, invitano un giovane docente Nick e la moglie Honey a trascorrere con loro la notte. La coppietta non ha scelta, deve rimanere, ancora non sa in che guaio si è cacciata. Durante la notte Martha e George si lanceranno secchiate di parole, ironiche brucianti caustiche, finché l’intero gomitolo della loro relazione sarà sciolto, aggrovigliato e di nuovo sciolto. L’una a scavalcare l’altro per il tempo che l’altro la possa di nuovo scavalcare e rimettere il viso sott’acqua, a soffocare, sino all’ultimo respiro in quell’allegria scopereccia che domina la serata. Tra il prenditi gioco del padrone di casa, sbattiti la padrona di casa, sgama gli ospiti, i giochi arriveranno alla fine e un’altra notte di masochismo terminale sarà trascorsa. Come al solito, con tutto e nulla di fatto.

Antonio Latella prende un masterpiece di Edward Albee e lo mette in scena. Spettacolo che dimostra tanto il potere infinito della parola, distruttiva violenta manipolatrice, quanto la fragilità una volta svelatane la natura fittizia attraverso ripetizioni e ironia, Chi ha paura di Virginia Woolf? si basa sull’utilizzo che si fa di quel linguaggio: arma pericolosissima nelle mani dei personaggi, almeno dei due protagonisti. Martha e George, portati in scena da due efficacissimi Sonia Bergamasco e Vinicio Marchioni (spettacolare), si divorano a vicenda e nel loro gioco malato, ma fondamentale per la sopravvivenza della loro relazione, i due poveri Nick e Honey – l’uno potenziale George, l’altra vittima nata – si ritrovano mangiati.
Sono nel dipartimento di Storia.

Sì, me lo hai detto.

Lo so, te lo ripeterò più volte.

Latella opta per una scenografia minimale ma circoscritta. Il palcoscenico viene ritagliato da una sofisticata tenda verde che crea un palco nel palco e sul palco nel palco troviamo un pianoforte, una poltrona, lampade e una credenza per l’alcool. Il tutto in stile anni ’60. E poi dei gatti di porcellana smaltata che ci guardano. Dal quadrato si passa al cubo del fittizio per mezzo di un ultimo salto, quello dei movimenti: Martha e George sanno di star recitando l’ennesima scenata e i gesti diventano artefatti quanto le parole, rilanciati da un soundtrack intelligente. Cassa in scena, attivabile dal personaggio quando per caso o per volontà ci si appoggia, la musica sostiene il ritmo verbale della piece e su tutte spiccano musiche rivelatrici, Colors dei Black Pumas e, azzeccatissima, Party Girl di Michelle Gurevich. Perché lei, Martha, è proprio così, una party girl e
I can dance

I can drink

In the dark

It’s all a trick

Chi ha paura di Virginia Woolf? di Latella è uno spettacolo tremendamente trascinante. Per la bravura degli attori, per la bellezza cinica del testo, per il tono azzeccato della messa in scena, per la critica alla società americana degli anni ’60, per capire a che punto può ridursi una coppia nella quale l’una non può vivere senza l’altro, ma non può vivere senza che l’altro o l’altra venga distrutto ripetutamente, senza esclusioni di colpi. Tranne uno, uno sgarro che mai deve essere fatto…e se invece lo si fa?

I giochi sono finiti, stallone. Ora potete andare.

Ed è l’alba, e ancora si è vivi. Ci si è impadroniti di altri due anime e basteranno per un altro giorno. Prima che la notte cali di nuovo.

P.S.: ma queste maschere di coniglio sono davvero necessarie o si pecca di didascalismo? Parola al pubblico.

In scena fino al 12 febbraio al Teatro Argentina, Roma.

 


Chi ha paura di Virginia Woolf? di Edward Albee; traduzione: Monica Capuani; regia: Antonio Latella; interpreti: Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni, Ludovico Fededegni, Paola Giannini dramaturg: Linda Dalisi; scene: Annelisa Zaccheria; costumi: Graziella Pepe; musiche e suono: Franco Visioli; luci: Simone De Angelis; assistente al progetto artistico: Brunella Giolivo; assistente volontaria alla regia: Giulia Odetto; documentazione video: Lucio Fiorentino; foto: Brunella Giolivo; produzione: Teatro Stabile dell’Umbria con il contributo speciale della Fondazione Brunello e Federica Cucinelli.

Foto in copertina di Brunella Giolivo

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