Un forte legame di amicizia fra donne è ancora una volta il punto di partenza per la storia del primo lungometraggio girato in lingua inglese dal regista spagnolo Pedro Almodóvar: The Room Next Door, vincitore del Leone d’oro alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia. Già nei cortometraggi The Human Voice (2020), con Tilda Swinton, e Strange Way of Life (2023), con Ethan Hawke, Almódovar aveva avuto modo di mettersi alla prova su un terreno linguistico a lui meno familiare. Nel nuovo film il tema dell’amicizia s’interseca al non facile discorso sulle malattie terminali e come la nostra società penalizzi come un crimine la volontà del malato ad una morte dignitosa, sia questa una scelta violenta come lo è l’eutanasia. Sullo stesso attualissimo e scomodo tema era stato presentato quest’anno a Berlino Ivo di Eva Trobisch, che seppur nella forma risulti molto distante dal film del regista spagnolo, per quanto riguarda la trama e l’amicizia fra due donne gli si avvicina molto.
Le due amiche di lunga data Ingrid (Julianne Moore) e Martha (Tilda Swinton) si ritrovano a New York, dopo lunghi anni di lontananza, in un tragico momento. Ingrid, scrittrice ormai di successo, ha appena pubblicato un libro sulla paura della morte quando viene a sapere che Martha, alle spalle una carriera come corrispondente di guerra, è in terapia sperimentale per curare un cancro alla cervice. Sembra che, ormai in metastasi, non ci siano più grandi speranze: qualche mese, forse ancora un anno di vita, poi la malattia avrà il sopravvento. L’amicizia fra le due si rinsalda scambiandosi ricordi e confidenze e naturalmente è soprattutto Martha a raccontarsi e a confidarsi. Ciò che le pesa di più è la da sempre difficile e contrastata relazione con la figlia; mentre parla volentieri della relazione sessuale con Damian (John Turturro), l’uomo che hanno avuto in comune e a cui Ingrid, nascondendolo all’amica, è ancora sentimentalmente legata.
Ma il tempo le ha tenute separate per troppo tempo e, quando Martha, ormai allo stremo delle forze, domanda all’amica di accompagnarla per un’ultima vacanza, Ingrid rimane titubante, chiedendosi se altre amiche non siano più adeguate di lei in questa dolorosa e intima situazione. Non nascondendo per nulla la sua intenzione di voler compiere un atto estremo, la malata confessa di ‘voler riprendersi sé stessa prima che lo faccia la malattia per lei’. Pur non nascondendo la sua abiezione per la morte in sé, alla fine Ingrid accetta: le sarà vicina nel fatidico momento nella stanza accanto alla sua. La porta chiusa della camera di Martha sarà il segnale per avvertirla quando il gesto finale avrà avuto luogo. E così le due amiche partono per una villa in stile razionalista nelle vicinanze di Woodstock.
Se nelle sequenze di New York il film fa fatica a partire, è in quelle successive, girate nella casa dove Martha ha deciso di passare i suoi ultimi giorni, che ritroviamo se non l’Almodóvar di Donne sull’orlo di una crisi di nervi (1988), sicuramente quello più vicino a Tutto su mia madre (1999) e a Parla con lei (2002), ma anche del più recente Madres paralelas (2021). Viviamo la tensione di Ingrid quando la mattina sale preoccupata le scale con la paura di non trovare aperta la porta della stanza dell’amica, e le vediamo entrambe spostarsi fra le stanze di una fredda architettura razionalista nell’altrettanto freddo inverno americano, animata solo da una riproduzione del quadro Gente al sole di Edward Hopper, e da loro stesse, vestite in abiti dai colori sgargianti. The Room Next Door è paragonabile a un quadro di Mondrian visto con gli occhi di Hopper: dai contorni formali decisi e dai colori primi pieni e accesi – grazie ai costumi della costumista Bina Daigeler – ma mitigato dalla malinconica atmosfera di Dennis Hopper. Certamente vengono a mancare i veloci e corposi dialoghi dell’Almodóvar spagnolo: la lingua inglese qui si adatta meglio sia al carattere sicuro e deciso, quasi distante, delle due protagoniste, sia all’ambiente fortemente sofisticato in cui si muovono.
Ritroviamo invece il regista spagnolo nell’intima amicizia fra le due amiche, nella complicata anche se appena accennata relazione amorosa con Damian e nel rapporto di Martha con la figlia. Inoltre, l’apertura di brevi inserti, brevi camei – uno, il primo, è la testimonianza di Martha su un episodio d’amore omosessuale in una zona di guerra; l’altro, il secondo, è vissuto da Ingrid in una palestra, dove va per scrollarsi di dosso la tensione accumulata – interrompono e arricchiscono la narrazione centrale, messi lì forse proprio per alleggerire la tensione di alcuni momenti particolarmente intensi in un film che, nonostante il tema, riesce a non cadere mai nel patetico. E questo grazie anche all’intensa e vivida interpretazione delle due attrici protagoniste. Con riconoscibile grande maestria la musica di Alberto Iglesias, che siamo abituati a identificare ai film di Almódovar, sottolinea con profonda partecipazione i sentimenti delle protagoniste, le loro esitazioni e paure e ne accompagna gli incerti e vacui spostamenti.
Pe quanto la fonte di ispirazione sia il racconto What Are You Going Through di Sigrid Nunez, è un’altra opera letteraria a venir spesso citata nel film, si tratta del breve racconto I morti tratto dalla raccolta Dubliners di James Joyce, il cui epilogo viene più volte recitato a voce e permea le immagini, con le sue poetiche frasi, di intensa malinconica tristezza. Sembra quasi che lontano dal calore e dai colori della Spagna il regista abbia voluto cambiare completamente registro pur mantenendo intatta la sua abilità nel creare storie di particolare finezza.
In sala dal 05 dicembre 2024
The Room Next Door – Regia e sceneggiatura: Pedro Almodóvar ispirato al racconto What Are You Going Through di Sigrid Nunez; fotografia: Eduard Grau; montaggio: Teresa Font; musiche: Alberto Iglesias; scenografia: Kendall Anderson, Carlota Casado, Iker Elias; costumi: Bina Daigeler interpreti: Tilda Swinton, Julianne Moore, John Turturro, Alessandro Nivola, Juan Diego Botto, Raúl Arévalo, Victoria Luengo, Alex Hogh Andersen, Esther McGregor, Alvise Rigo, Melina Matthews; produzione: El Deseo; origine: Spagna, 2024; durata: 107 minuti; distribuzione: Warner Bros. Italia.