Ivo di Eva Trobisch (Festival di Berlino – Encounters)

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Mi sia permesso iniziare con una piccola constatazione. Quattro film di lingua tedesca sono stati presentati nelle due sezioni principali a Berlino (Concorso ed Encounters): due finiscono con un’esecuzione capitale  (In Liebe, Eure Hilde di Andreas Dresen e Des Teufels Bad di Veronika Franz e Severin Fiala), uno s’intitola Sterben (Morire, il film di Matthias Glasner) e il quarto, questo, s’intitola Ivo e vede come protagonista una donna che passa le sue giornate accanto a malati terminali. Se in un caso si tratta della morte inflitta da un regime totalitario, nell’altro dell’esecuzione di una donna diversa in un universo coercitivo, nell’altro ancora di una storia famigliare, nel caso di Ivo la morte è un mestiere, la morte scandisce la vita quotidiana di una caregiver che somministra cure palliative.

Ivo, nome femminile, è una donna sulla quarantina che vive sola con una figlia adolescente, ha una vita sentimentale poco attraente, si può dire che sostanzialmente viva in macchina dove ride, piange, mangia, canta, ascolta musica, sempre in moto fra una casa e l’altra, empatica ma, almeno in parte, indurita da un mestiere che fa sembrare la morte una cosa ovvia, normale. Fra i suoi “pazienti” c’è anche un’amica malata terminale di SLA;  e le cure somministrate a lei hanno una diversa qualità emotiva, una intensità notevolmente maggiore. Se poi si aggiunge che, addirittura, Ivo ha degli incontri erotici con il marito della malata, la questione potrebbe diventare addirittura eticamente riprovevole.

Il film contiene diversi elementi che ne fanno un’eccezione in questa edizione non particolarmente esaltante del Festival di Berlino: una sceneggiatura che funziona molto bene, e, vivaddio, un montaggio perfetto in un panorama dove, con pochissime eccezioni, il montaggio sembra aver perso, anche nei film migliori visti fin qui, la sua funzione, come dire, ritmica; a ciò si aggiunga un riuscito equilibrio nel rapporto fra elementi fictional ed elementi documentari che interroga costantemente lo spettatore (è vero o inventato quel che stiamo vedendo? i malati sono malati veri?), fra attori professionisti, attori “dilettanti”, ovvero personaggi che in buona sostanza interpretano sé stessi, come ad esempio il suo superiore, che sia nella finzione che nella realtà si chiama Johann,  ed è un medico, peraltro il padre dell’ottimo direttore della fotografia Adrian Campean. Se non andiamo errati, il film adotta, con un’unica eccezione, sempre la prospettiva della protagonista e, se si può dir così, la adotta anche nello stile, senza mai indulgere nel patetico, un’operazione difficilissima, visto il tema di cui tratta.

Si ha la sensazione che il film (girato nei pressi di Colonia) non sia costato tantissimo, certamente dei quattro film citati è il più low budget di tutti; si ha la sensazione che, com’era successo in altre edizioni della Berlinale (un esempio fra tutti: Systemsprenger di Nora Fingscheidt 2019, anch’esso un film estremo), con un po’ più di coraggio si sarebbe potuto osare di inserire questo film nel concorso principale, non avrebbe sfigurato.

La regista si chiama Eva Trobisch, ha 40 anni, questo è il suo secondo lungometraggio e già col primo, risalente a 6 anni fa, intitolato Alles ist gut si era fatta notare: la critica tedesca le aveva assegnato il premio come miglior esordiente, e un premio analogo lo aveva ricevuto anche a Locarno. Talvolta i secondi film deludono. Non è questo il caso. Assolutamente. E che nel lungo elenco dei ringraziamenti (in ordine alfabetico) ci fosse al primo posto Maren Ade, la regista di Vi presento Toni Erdmann non è certamente un caso. Né mi piace considerare che sia un caso il fatto che poche file dietro di me nella sala della Akademie der Künste ci fosse Hanns Zischler.


Ivo – Regia, sceneggiatura: Eva Trobisch; fotografia: Adrian Campean; montaggio: Laura Lauzemis; interpreti: Minna Wündrich (Ivo), Pia Hierzegger (Solveigh), Lukas Turtur (Franz), Johann Campean (Johann); produzione: Studio Zentral, Network Movie Film-und Fersehproduktion; origine: Germania 2024; durata: 104 minuti.

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