Il ritorno di Stefano Chiantini

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Dopo essere stata diretta da Gabriele Muccino nel film Gli anni più belli e poi nella serie tv A casa tutti bene, Emma Marrone torna al cinema e lo fa con un ruolo da protagonista assoluta. Nel film di Stefano Chiantini, Il ritorno, presentato già in anteprima a “Alice nella Città” e ora in sala, la cantante occupa il centro dell’inquadratura dal primo all’ultimo minuto.

È lei Teresa, la donna che ritorna a casa dopo dieci anni di carcere, scontati a causa di un gesto estremo fatto per proteggere il figlio e rimediare ai guai del marito. Per lei, però, non sembra esserci più posto: l’uomo (interpretato da Fabrizio Rongione) si è rifatto una vita e ha un’altra compagna, mentre il figlio, freddo e distaccato, la ignora e non vuole avere rapporti con lei. In una Roma livida e inospitale, la solitudine e la mancanza di soldi la spingono progressivamente ai margini di un’esistenza sempre più precaria e senza vie d’uscita.

Come la protagonista, anche Emma Marrone è chiamata a portarsi sulle spalle l’intero peso del film, nel bene e nel male. La macchina da presa non le dà tregua   e la segue in tutti i suoi spostamenti in una quotidianità fatta di gesti piccoli e ripetitivi, in un pedinamento di stampo neorealista che ricorda il cinema dei Fratelli Dardenne. Ma il rigore con cui la vita della protagonista viene osservata non è sufficiente a conferire al film quello spessore morale e quella tensione drammaturgica che hanno fatto la fortuna dei due registi belgi.

Se da un lato la scelta di non affidarsi a colpi di scena e di non assecondare facili soluzioni narrative può essere considerata coraggiosa e in linea con uno sguardo documentaristico, dall’altro il film soffre di un andamento piatto e senza ritmo, ostaggio di una sceneggiatura che pare ancor più rassegnata del personaggio della protagonista.

Emma Marrone

Non ci sono svolte, non c’è un percorso di crescita, non ci sono sviluppi. Lo sguardo del regista, che si affida a inquadrature eleganti e costruite, non ha la forza per creare partecipazione emotiva nello spettatore: nonostante i continui e faticosi spostamenti di Teresa, una donna a cui la vita ha tolto tutto, nulla sembra muoversi nel film e l’assenza di un lieto fine pare inevitabile.

In questo mondo non c’è spazio per la ragazza, e non c’è redenzione per quelli come lei. Eppure, anche in virtù della scelta piuttosto insolita di affidarsi al formato 4:3, la sua figura occupa l’intero spazio del film, all’interno di inquadrature claustrofobiche che contribuiscono a rafforzare il senso di oppressione che permea l’intero film.

Si attende fino alla fine la possibilità che almeno uno dei personaggi rompa il silenzio e il muro di incomunicabilità per fare emergere l’autenticità di un mondo che, pur nella sua durezza, come ci insegnano i film di Ken Loach, è ricco di sfumature e nasconde una vitalità pronta ad esplodere.

È un oggetto strano, Il ritorno, che non fa sconti e non fa nulla per arruffianarsi le simpatie del pubblico, ma forse negli ultimi anni è stato proprio il cinema del reale a raccontare con più verità il mondo di Teresa rispetto al cinema di finzione.

In sala dal 15 dicembre


Il ritornoRegia e sceneggiatura: Stefano Chiantini; fotografia: Claudio Cofrancesco; montaggio: Luca Benedetti; interpreti: Emma Marrone, Fabrizio Rongione; Lorenzo Ciamei, Tihana Lazovich; produzione: World Video Production, Rai Cinema, Mic, Marvin Film, Bling Flamingo; origine: Italia 2022; durata: 86’; distribuzione: Adler Entertainment.

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