Cosa ti piace tanto della matematica?
Non potrei vivere senza.
Così risponde Margherita (Ella Rumpf) alle domande sulla sua passione, la matematica. Lei studia all’ENS (Scuola Normale Superiore) di Parigi e quel luogo è diventata ormai la sua seconda casa, tanto che per i corridoi si aggira in pantofole. Agli occhi degli studenti è però diventata un caso umano: l’inevitabile destino di chi si rinchiude dentro una materia per pochi eletti, ancor più per Margherita che non riconosce altre amicizie oltre a quella con il proprio relatore (Jean-Pierre Darroussin). L’incidente è però dietro l’angolo. Dopo tre anni di lavoro, a un seminario un collega di dottorato, Lucas (Julien Frison), le fa notare che c’è un errore evidente nella sua dimostrazione. Le conseguenze sono immediate: viene scaricata dal relatore, Lucas prende il suo posto e lei si rende conto di come la sua vita sia incastrata tra formule matematiche. È il crollo. Ai suoi rimproveri, il relatore risponde:
La sua crisi adolescenziale arriva un po’ tardi!
Dimessasi dalla Scuola, Margherita prova a farsi una vita tra i comuni mortali: trovare un lavoro per pagarsi l’affitto, uscire in discoteca, conoscere persone, giocare illegalmente a mahjong, avventurarsi nella propria educazione sessuale… ma il richiamo della matematica è troppo forte. Dopotutto, c’è un teorema, quello di Goldbach relativo ai numeri primi, da risolvere. O forse c’è un altro teorema da risolvere, lei stessa:
La matematica non si deve mescolare con i sentimenti.
Il teorema di Margherita è un film ben fatto. E quando si dice ben fatto, si vuole dire che le maestranze fanno un ottimo lavoro, la regia di Anna Novion (Il viaggio di Jeane, 2008) pure e gli attori completano il quadro. Certo, la trama in sé non è nulla di eccezionale – né curiosa né travolgente – tuttavia l’intreccio è ben scandito e nonostante la mancanza di colpi di scena o di grandi picchi, la storia è precisa nei punti che vuole trattare e non perde mai di vista l’obbiettivo principale: il teorema di Margherita. Cioè, capire come risolvere lei, la protagonista. Con un giusto dosaggio dei tempi e una parte leggermente comica che tarda ad arrivare (sesso e mahjong), il film è lento nella prima mezzora, poi corre senza problemi fino alla fine e certo, appassiona. Bello che in un film su Parigi non compaia mai la Parigi da turismo: finalmente.
Per quanto riguarda la fotografia, siamo davanti all’ennesimo caso di ricerca del “figo” piuttosto che del funzionale. E pare una malattia del cinema contemporaneo generale, quasi il DOP sia slegato dal racconto, o in un certo qual modo provi di superarlo. Ciò a significare che negli interni si cerca quel gioco di luci che fa sorprendere sul momento e che alla fin fine non ha legame alcune con la trama, anzi, non l’aiuta e rischia di far naufragare la fotografia per una strada propria, uno scisma interno alla pellicola. Stesso discorso per gli esterni – lì l’effetto è ancora più ricercato – senza che questo vada a vantaggio della pellicola o della protagonista, nonostante la sua attrattiva indiscutibile.
Ella Rumpf è bravissima nel dare vita a una goffa e nerd Margherita, come è ottima nel dare definizione all’evoluzione del proprio personaggio: una splendida educazione sentimentale che dimostra quanto possa essere difficile fare calcoli, ma provare sentimenti e saperli esprimere è ancor più difficile. Soprattutto se la propria fortezza si chiama “matematica”. L’instancabile Jean-Pierre Darroussin è ottimo nel ruolo del professore – ma quante cose sa esprimere in così poche scene? -, e Julien Frison dà grande freschezza alla pellicola.
Il teorema di Margherita è quindi un prodotto fatto con i sacri crismi. Ennesima conferma che i francesi il tocco ce l’hanno ed è cosa loro, anche quando fanno film che sono alla fine nella media e per soggetto non sono certo né rivoluzionari né capolavori. Ma loro sanno fare cinema naturalmente, non devono sforzarsi.
La pellicola funziona, il teorema di Margherita è spiegato punto per punto, come lei spiega punto per punto il teorema di Goldbach: i nodi vengono così al pettine, uno alla volta, e noi siamo accompagnati con visione cinematografica fino alla fine. Quando si troverà una soluzione. O forse no.
In sala dal 28 marzo
Il teorema di Margherita (Le Théorème de Marguerite) – Regia: Anna Novion; sceneggiatura: Anna Novion, Agnès Feuvre, Marie-Stéphane Imbert, Mathieu Robin; fotografia: Jacques Girault; montaggio: Anne Souriau; interpreti: Ella Rumpf, Jean-Pierre Darroussin, Clotilde Courau, Julien Frison, Sonia Bonny, Xiaoxing Cheng, Idir Azougli, Camille de Sablet, Karl Ruben Noel; produzione: Beauvoir Films; origine: Francia/Svizzera, 2023; durata: 112 minuti; distribuzione: Wanted Cinema.