Passages di Ira Sachs

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Magrissimo, un volto che alterna durezza ed estrema fragilità, occhi infossati ma dal taglio inconfondibile da sembrare sempre con un filo di trucco, Franz Rogowski (1986) è forse l’attore europeo del momento. Ed è impressionante che lo sia malgrado il labbro leporino che rende la sua dizione, nonostante gli sforzi, decisamente faticosa, qualunque lingua lui parli – e lo abbiamo sentito parlare almeno quattro lingue negli ultimi tempi (tedesco, inglese, francese e anche italiano). Alla scorsa Berlinale 2023 (nella sezione Panorama), oltre che in Disco Boy di Giacomo Abbruzzese, Rogowski recitava in Passages ora in uscita nelle nostre sale (e poi su MUBI) – e lo fa con grande bravura, ricorrendo non di rado all’improvvisazione  nel ruolo principale di un melodramma piuttosto bello, diretto dal regista americano Ira Sachs (1965).  Il quale è titolare nel frattempo di una corposa filmografia, ma che nel mercato italiano non ha, di fatto, ancora sfondato, malgrado le numerose partecipazioni a Sundance, a Berlino e nel 2019 (con Frankie) nel concorso principale a Cannes. Osiamo avanzare l’ipotesi che questa potrebbe essere la volta buona, anche in grazia di Rogowski, oltreché in grazia del fatto che potrebbe partecipare della cospicua quota di mercato di cui gode in Italia il cinema francese. Perché il film, malgrado Sachs sia americano, è una produzione francese, anche se in origine doveva essere girato a New York, poi le difficoltà legate al Covid, hanno suggerito di spostare tutto a Parigi e in Francia.
Viene da domandarsi se il titolo fosse già stato stabilito prima della decisione di trasferirsi a Parigi, perché naturalmente chiamare Passages un film ambientato nella capitale francese, fa subito pensare ai Passages più famosi, ossia quelli di Walter Benjamin. Ma mentiremmo se affermassimo, con l’eccezione delle ultimissime sequenze, di aver riscontrato nel film di Sachs un riferimento riconoscibile al filosofo berlinese. Passages allude, molto più banalmente, alla transizione del protagonista Tomas (il personaggio interpretato appunto da Rogowski tedesco anche nel film, originario di Brema, ma che in tedesco parla una sola volta, da ultimo, quando lancia una maledizione), passaggi dal marito, l’artista grafico Martin (Ben Whishaw) alla donna che incontra, l’insegnante Agathe (Adèle Exarchopoulos). Siamo quindi in presenza di una coppia omosessuale, regolarmente sposata, e di un terzo, chiamiamolo con espressione vintage, incomodo, rappresentato da una donna. Il plurale del titolo non è un caso, perché di passaggi ce ne saranno tanti nel corso del film.

È una sera speciale, si festeggia la fine delle riprese di un film, ché Tomas è regista – e il film che ha appena finito di girare, guarda un po’, s’intitola Passages…- il marito è stanco e non ha voglia di essere della partita e allora Tomas finisce per passare la serata con Agathe e finirci a letto. La confessione di questo tradimento – all’inizio almeno – occasionale e certamente stravagante (a letto con una donna!) dell’indomani mattina al compagno non sortisce l’effetto auspicato e innesca una serie di reazioni a catena, che non racconteremo, ma che appaiono tutte oltremodo plausibili, in grazia di una sceneggiatura scritta molto bene (a cui, come detto, viene ad aggiungersi anche una buona dose d’improvvisazione), una regia di qualità, capace di stare addosso ai volti e soprattutto ai corpi. Raramente è capitato di vedere del sesso eterosessuale ed omosessuale girato così bene, in modo così credibile. Merito degli attori e del regista, ma anche dell’aiuto di una figura divenuta ormai fondamentale nei film dove i corpi degli attori molto si avvicinano, ossia la figura del cosiddetto “intimacy coach”.

Siamo in presenza di un triangolo melodrammatico che potrebbe costantemente degenerare in qualcosa di tragico o disperante; solamente verso la fine, dopo che per un attimo era sembrata possibile una composizione serena dei conflitti, assistiamo a quanto di più simile a un tragedia. Splendide le sequenze finali, con Rogowski che, combinando per una volta Benjamin e la sua personale esperienza come rider, scorrazza con la bicicletta per Parigi.
Uno dei valori aggiunti del film è sicuramente la cura dei costumi che infatti, in via eccezionale, abbiamo menzionato anche nei cast & credits, ne è responsabile Khadija Zeggaï; è assolutamente originale la capacità di combinare abbigliamento queer, colori anni ’60-’70 che ricordano l’Antonioni di Blow-Up ma anche molti film della Nouvelle Vague, a cui – trasferendosi a Parigi – Ira Sachs non ha potuto fare a meno di richiamarsi. Del resto, Passages è – si potrebbe dire-  un piccolo Jules et Jim dell’oggi.

In sala dal 17 agosto 2023


Cast & Credits

Passages  – Regia: Ira Sachs; sceneggiatura: Ira Sachs, Mauricio Zacharias; fotografia: Josée Deshaies; montaggio: Sophie Reine; costumi: Khadija Zeggaï; interpreti: Franz Rogowski (Tomas), Ben Whishaw (Martin), Adèle Exarchopoulos (Agathe); Produzione: SBS Productions; origine: Francia/Germania, 2023; durata: 91 minuti; distribuzione: Lucky Red e MUBI.

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