Romeo è Giulietta di Giovanni Veronesi

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Chissà a chi si riferisce Sergio Castellitto quando, senza fare nomi ma alludendo alle sciarpe, dice di essersi tolto qualche sassolino dalla scarpa nell’incarnare il regista teatrale di Romeo è Giulietta. Ad Antonio Calenda? A Giorgio Albertazzi? A Luca Ronconi? A Luigi Squarzina? Vai a sapere…

La nuova commedia di Giovanni Veronesi è ambientata nel mondo del teatro, ma direi che la messa in scena di Romeo e Giulietta serva come spunto brillante per parlare d’altro: di identità negate o smarrite, di trentenni insicuri o frustrati, di una fatica ad imporsi nell’agone dello spettacolo anche quando si possiede del talento. Così, almeno, piace pensare al 61enne regista pratese, che non firmava un film per la sala da Moschettieri del re – La penultima missione, del 2018.

Se avete visto il trailer (rivela sin troppo, perfino quella che dovrebbe essere la gran sorpresa in sottofinale), saprete piu o meno di cosa si racconta. Il regista teatrale Federico Landi Porrini, uno che si sente “un classico” ma ormai fatica a trovare ingaggi e quindi molto tromboneggia nel culto di sé stesso, sta lavorando a una nuova versione dell’immortale testo Shakespeare. Ma non ci sono soldi e latitano le idee. Però si può sempre dire alla stampa che sarà l’ultimo spettacolo prima del ritiro. A quel punto il Festival di Spoleto accetta di ospitare la “prima”, sempre che Porrini riesca a mettere insieme lo spettacolo.

Scritto dal regista con Pilar Fogliati e Nicola Baldoni, Romeo è Giulietta porta nel titolo il verbo al posto della congiunzione, a suggerire subito il trucco, del resto ampiamente svelato. Vittoria, bella, capace e squattrinata attrice, vuole ad ogni costo essere Giulietta in quella produzione, e appare subito la migliore al regista; ma è stata messa al bando per un poco commendevole episodio avvenuto quattro anni prima, sicché, umiliata e furente, decide di travestirsi da uomo con l’aiuto di un’amica truccatrice e presentarsi al provino per Romeo con l’improbabile nome di Otto Novembre. Il “divo”, decisamente omosessuale nonostante un passato etero, resta fulminato da quell’attore sconosciuto a tutti, così timido, profondo, tormentato, e subito lo prende per il ruolo. Per Giulietta serve un nome, che faccia cassetta e attiri gli sponsor: così la scelta cade su una influencer, ignorantella ma di gran successo, tal Gemma Grimaldi. A complicare la faccenda il fatto che il fidanzato di Vittoria, attore pure lui, è stato preso per interpretare Mercuzio e ora lei non sa come dirglielo, prima che scoppi il bubbone.

Sergio Castellitto

Lo so, esistono illustri cine-modelli sul tema: da Shakespeare in Love a La dodicesima notte, per non dire di Tootsie, Victor Victoria, Mrs Doubtfire – Mammo per sempre, eccetera. Donne che si fingono uomini e viceversa: per amore, per lavoro, per gioco. L’importante, dal punto di vista dello spettatore, è crederci, anzi: non pensarci, accettando la convenzione, ovvero il travestimento, come possibile, realistico.

Così, parrucca in testa, naso posticcio, un’ombra di barba, seno compresso, protuberanza all’inguine e voce abbassata di tono, Pilar Fogliati fa di Vittoria/Otto un simbolo di riscatto, pure di rigogliosa vendetta, ma certo pare impossibile che lo sgamato e perfido regista non si accorga di nulla. Sarà perché siamo al cinema, dove vige la cosiddetta “sospensione dell’incredulità”.

Purtroppo, la pochade è dietro l’angolo, con gli equivoci e i rovesciamenti d’obbligo utili a nutrire la storiella che si vorrebbe emblematica, forse metaforica, pure un po’ metafisica. Di sicuro non si spiega il perché di tanta musica inutile, firmata da Andrea Guerra, spalmata su tutto, implacabilmente, anche dove la parola (siamo pur sempre a teatro, per quanto Veronesi adori sfotticchiare) dovrebbe vivere di vita propria.

“Giulietta non ha mai visto il cazzo e desidera la morte”: così, piuttosto brutalmente, l’anziana e bisbetica attrice spiega alla nipote il cuore del personaggio shakespeariano. E molto si parla di cuore, tra battute e siparietti, omaggi e strizzatine d’occhio, nel film del regista toscano. Sin troppo.

Il cast è ricco, variamente composto, e certo l’eclettica Fogliati si trova in buona compagnia: Geppi Cucciari, Domenico Diele, Margherita Buy, Alessandro Haber, Serena de Ferrari, Asia Argento in amichevole partecipazione e affettuosa citazione sui titoli di coda… Ma il meglio della partitura, a mio parere imprecisa e divagante, lo forniscono Castellitto e Maurizio Lombardi, ovvero il regista vanitoso e il fedele amante/factotum, uniti da un legame antico, pure toccante, che sfiora il bozzetto senza mai caderci dentro.

In sala dal 14 febbraio 2024


Romeo è GiuliettaRegia: Giovanni Veronesi; sceneggiatura: Giovanni Veronesi, Pilar Fogliati, Nicola Baldoni; fotografia: Tani Canevari; montaggio: Patrizio Marone; musica: Andrea Guerra; scenografia: Veronica Rosafio; interpreti: Sergio Castellitto, Pilar Fogliati, Geppi Cucciari, Maurizio Lombardi, Serena De Ferrari, Domenico Diele, Margherita Buy; produzione: Indiana Production, Capri Entertainment e Vision Distribution in collaborazione con Sky; origine: Italia, 2024; durata: 102 minuti; distribuzione: Vision Distribution.

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