A Polite Society – Operazione matrimonio di Nida Manzoor

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A Londra può succedere di tutto. Giusto nel 2002 avveniva che una ragazza indo-britannica sognava Beckham e dal cricket passava al pallone, sfornando assist a Keira Knightley e incontrando infine il campione inglese. Nida Manzoor va oltre il sogno e ci sveglia direttamente con un pugno in fronte: scazzottate, Bollywood, femminismo, citazionismo, grafica da videogioco e Pakistan. La regista mette tutto nel frullatore e ne esce un’opera credibile nei suoi acuti di incredibilità, godibile per la sua intera durata. L’esperimento è quindi interessante e nonostante gli strappi narrativi che servono a mandare avanti la trama, rischiando di appiattirla, il prodotto di superficie che otteniamo è valido perché è anzitutto contemporaneo:

Fermatela, voglio il suo utero.

Per arrivare a questa frase ne passa di acqua sotto i ponti. Non soltanto nel cinema, ma nella trama del film. Tutto ha inizio con lei, Ria (Priya Kansara), ragazza di origine pakistana con il sogno di diventare stuntwoman. Ha un canale sui social nel quale mostra le sue arti marziali, il sogno è sfondare nel cinema come fare quel calcio volante che sempre fallisce e a faccia a terra la fa finire. Sua sorella, Lena (Ritu Arya) , vuole invece diventare pittrice, ma i quadri inizia a spaccarli quando si fidanza con Salim. Lui di famiglia ricca, madre estremamente protettiva (si legga: oppressiva), è in cerca di moglie e trova in Lena la futura sposa ideale. Pronti via e le nozze sono già decise. Ma non si sono fatti i conti con Ria e il suo sospetto che dietro queste nozze ci sia ben altro, il mero scopo di ingravidare la sorella. Avrà ragione o torto? Un cazzotto e un calcio dopo l’altro, la verità verrà a galla, dopotutto

Io sono Furia.

Ci si rende conto quanto possa sembrare incredibile, tra stupore e scetticismo, la trama appena raccontata, e altrettanto incredibile deve suonare il sapere che, sì, il film funziona. Nida Manzoor ha alle spalle una serie We are Lady Parts  e un paio di episodi di Doctor Who, e il lavoro che fa con questo lungometraggio è efficace. Negarlo sarebbe impossibile. Certamente la commistione di generi spiazza lo spettatore che si ritrova a volte in un film adolescenziale, a volte in una colorata pellicola di Bollywood, a volte in un film d’azione alla Jackie Chan, tuttavia una volta accettato il non-genere, e al contempo il l’iper-genere di appartenenza, il film rende. Questo perché la storia è tanto strana quanto valida, perché i momenti lenti sono dosati a quelli di azione, perché i movimenti di camera sono efficaci anche quando dichiaratamente citazionali, e in generale c’è una cura al prodotto che è attenta – ottimi i vestiti del matrimonio – e un linguaggio che è innegabilmente e splendidamente pop.

Il femminismo, inoltre, la fa da padrone. È il loro tempo, bisogna solo tradurlo in pellicola e scegliere come farlo. Questa è una storia di sorellanza, e laddove la violenza è sempre stata – implicita o esplicita – diretta dal maschio verso la donna, in questo caso è la donna che utilizza la violenza – botte ma zero sangue – come arma prima. Ma la spinta femminista non si esaurisce in calci e pugni e danze, bensì nel linguaggio:

Fermatela, voglio il suo utero!

Certe frasi e certi temi nel mondo pop cinematografico non si erano ancora presi il palcoscenico. Ora sì, e così viene detto chiaramente che l’oggetto del desiderio non sia la donna in sé, ma il suo utero. Senza romanticismo a mascherare il tutto.

Polite Society è un’opera spiazzante quanto valida. Girata con cura, capace di mischiare tanti generi e citazioni, superficiale nel suo essere pop con qualche caduta narrativa che il suo essere pop, appunto, salva, Nida Manzoor ha realizzato un film appetibile, appetibile come l’hamburger che le due sorelle si mangiano alla fine, con tutta la sorellanza in bella mostra. Prima di rifilare un calcio volante alla mdp e farla volare via.

Al cinema dal 15 giugno.


Polite Society – Operazione matrimonioregia: Nida Manzoor; sceneggiatura: Nida Manzoor; fotografia: Ashley Connor; montaggio: Robbie Morrison; musiche: Tom Howe, Shez Manzoor; interpreti: Priya Kansara, Ritu Arya, Renu Brindle, Rekha John-Cheriyan, Seraphina Beh, Ella Bruccoleri, Sally Ann, Shobu Kapoor, Nimra Bucha, Jeff Mirza; produzione: Focus Features, Parkville Pictures, Working Title Films; origine: UK, 2023; durata: 103’; distribuzione: Universal Pictures.

 

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