Rendez-vous – Festival del cinema francese: La Syndicaliste di Jean-Paul Salomé

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La storia di Maureen Kearney è incredibile. È una storia che lascia incredulità, letteralmente. Ci racconta la negazione, l’insabbiamento, la corruzione e l’ingiustizia subita dalla protagonista, interpretata dalla grande Isabelle Huppert nel film La Syndicaliste (già selezionato per la sezione ‘’Orizzonti’’ della Mostra di Venezia del 2022).

Kearney è una funzionaria sindacale che lavora all’interno della società energetica Areva di proprietà, in parte del governo francese, che si occupa principalmente di reattori nucleari con progetti in essere in tutto il mondo. La donna non era una attivista come Karen Silkwood; non rappresentava una minaccia per il dibattito sull’energia nucleare, ma inizia a essere presa di mira quando inizia a lavorare per denunziare un accordo di produzione segreto che l’azienda stava negoziando con la Cina all’insaputa dei suoi dipendenti europei.

Il suo scopo diventa quello di proteggere decine di migliaia di lavoratori che nelle sedi europee della società rischiano il licenziamento. Mentre si occupava di questa faccenda ancora segreta per via della meschinità che si cela dietro l’accordo franco-cinese, iniziano a verificarsi eventi oscuri nella vita della donna. Secondo la sua storia, raccontata per la prima volta dalla giornalista Caroline Michel-Aguirre nel libro omonimo pubblicato del 2019,  ha iniziato a ricevere telefonate minacciose.

Nel 2012, Kearney viene aggredita a casa sua, bendata, legata a una sedia e imbavagliata. Una grande lettera “A” le viene incisa con un coltello da cucina sullo stomaco e il coltello poi inserito nella vagina. Dopo poche ore, la donna delle pulizie la trova ancora in vita e la libera. La polizia avvia come di consueto un’indagine. Gradualmente, tuttavia, la sua triste vicenda le viene rivoltata contro. Un dirigente di Areva inizia a dichiararla instabile mentalmente, le sue cartelle cliniche, che rivelavano una passata storia di alcolismo, vengono rese pubbliche; anche la passione per i romanzi polizieschi diventa motivo di sospetto. Ben presto gli investigatori la accusano di aver inscenato la violenza e di essersi – per quanto ora suoni assurdo – aggredita da sola.

Da un giorno all’altro, la donna irlandese passa da vittima a sospettata. Temendo per la sua famiglia e sotto la forte pressione degli interrogatori, confessa il falso, ma poi ritira la confessione prima di firmarla. Il risultato è stato che nel 2017 Maureen Kearney è stata processata e condannata con 5 mesi di condizionale e multa per aver sprecato il tempo della polizia. La sua vita, inutile dirlo, viene distrutta.

Mentre il caso va avanti, aumentano gli attacchi e le minacce – tra cui un incendio inspiegabile nella cantina in cui erano conservati tutti i suoi documenti giudiziari – e ripetuti esami medici umilianti, il cui unico fine è quello di voler dimostrare che avrebbe potuto espellere il coltello se solo avesse voluto. I suoi nemici, tuttavia, avevano sottovalutato la forza di volontà della Kearney che nel 2018 dà inizio ad un nuovo moto di resistenza per far valere i propri diritti e la verità delle sue dichiarazioni.
Il regista Jean-Paul Salomé ha scelto di focalizzare l’attenzione di La Syndicaliste sulla protagonista: le sue prove, le incalcolabili tribolazioni, l’amore familiare che condivide con il marito e la figlia entrambi appassionatamente leali, la sua amicizia con la collega ex-capo di Areva. Questa è la storia di un individuo, di un’eroina contemporanea.

In grado di trasmettere un oceano di sentimenti con un solo sguardo, Isabelle Huppert incarna tale eroismo senza pretese in modo così efficace che sarà difficile non immedesimarsi nei tormenti della protagonista. C’è un’aura caotica che raramente troviamo nei thriller polizieschi: piccoli colpi di scena nelle indagini, la sua decisione di confessare e poi di ritirare la confessione, i suoi incontri con l’avvocato e poi la sua incertezza sul fare ricorso o meno. Non è mai poco intrigante, ma questo accumulo di eventi ci fa percepire, a tratti, il film stranamente più lungo di quanto non lo sia veramente.

Forse è così perché si desidera uscire dai ristretti confini di questo singolo caso di  ben più ampia portata nel suo significato sociale. Vogliamo capire la natura di questi affari, inchiodare chi ha beneficiato della tragedia di Kearney. Molto probabilmente tali informazioni saranno impossibili da trovare, ma ciò non smorza il desiderio di conoscerle e soprattutto di rendere note le ingiustizie avvenute all’interno del sistema giudiziario francese e di Avrea. Nel frattempo, gli aggressori di Kearney non sono mai stati trovati e nessuno sta cercando di trovarli. Chi erano? Chi li ha pagati? Resta un forte senso di ingiustizia e di irrisolto che permane dopo la visione del film, lasciandoci intuire che c’è ancora molto di questa storia che deve essere raccontato.

Al Nuovo Sacher di Roma sabato 1 aprile, ore 21, alla presenza del regista Jean-Paul Salomé, di Isabelle Huppert e del musicista Bruno Coulais


La Syndicaliste (The Sitting Duck) – Regia: Jean-Paul Salomé; sceneggiatura: Caroline Michel-Aguirre; fotografia: Julien Hirsch; montaggio: Valérie Deseine; musica: Bruno Coulais; interpreti: Isabelle Huppert, Grégory Gadebois, Marina Foïs, Yvan Attal, François-Xavier Demaison, Pierre Deladonchamps; produzione: Le Bureau, Heimatfilm, France 2 Cinéma, Les Films du Camélia, Restons Groupés Productions; origine: Francia; durata: 122’.

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