La Top Ten di Close-Up – i 10 migliori del 2022 (con i loro link)

Ci salverà dal disastro del cinema in sala? Avatar: la via dell’acqua

Ed ecco dalla nostra redazione la lista dei Top ten, delle preferenze 2022 tra film/doc/serie, passati in sala o ai grandi Festival. Grazie anche a chi per ragioni varie non ha voluto/potuto partecipare. Ed è anche – al di là dei voti – una occasione, seguendo i link alle recensioni fatte, per riflettere su questo anno di cinema a 360 gradi.

Infine tantissimi auguri di buon 2023 a tutti i lettori e a chi ci ha seguito, decretando un successo crescente alla nostra rivista on line. 

The Whale in uscita il 23 febbraio 2023

LAURA BACCHIEGA
1) The Whale – Daren Aronofsky
2) AmandaCarolina Cavalli
3) Pearl  – Ti West
4) The Eternal Daughter – Jonna Hogg
5) The menu   Mark Mylod
Extra bonus: Bones & All – Luca Guadagnino
serie:
6) Scissione  –  Ben Stiller
7) Rick e Morty  – Justin Roiland e Dan Harmon
8) Dahmer – Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer
9) Candy: Morte in Texas 
10)  The Bear  – Christopher Storer

Bone & All

FRANCESCO BONFANTI
1) Bones & All di Luca Guadagnino
2) Foudre di Carmen Jaquier
3) Le otto montagne di Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch
4) Le Bleu du Caftan di Maryam Touzani
5) Utama – Le terre dimenticate di Alejandro Loayza Grisi
6) Corsage di Marie Kreutzer
7) Noi due di Nir Bergman
8) Niente di nuovo sul fronte occidentale di Edward Berger
9) Crimes of the Future di David Cronenberg
10) L’innocent di Louis Garrel

When the waves are gone

FABRIZIO CROCE
1) When the waves are gone di Lav Diaz
2) Tori e Lokita di Jean Pierre e Luc Dardenne
3) EO  di Jerzy Skolimowski
4)  Crimes of the Future di David Cronenberg
5) Call of god di Kim Ki-Duk
6) Fairtyle – una fiaba di Alekesandr Sokurov
7) Memoria di Apichatpong Weerasethakul
8) Gli orsi non esistono di Jafar Panahi
9)  Il naso di Andrei Khrzhanovcsky
10)  Padre Pio di Abel Ferrara
 Fuori sacco (e sostituito all’ultimo minuto): Doctor Strange nel Multiverso della follia di Sam Raimi

Licorice Pizza

MATTEO GALLI
1) Corpo dei giorni di Santabelva
2) Miracle – Storia di destini incrociati di Bogdan George Apetri
3) Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson
4)  Un eroe di Asghar Farhadi
5) Il prodigio di Sebastian Lelio
6) Vera di Tizza Covi e Rainer Frimmel
7) La stranezza  di Roberto Andò
8) Saint Omer di Alice Diop
9) Mutzenbacher di Ruth Beckermann
10) Esterno notte di Marco Bellocchio (e approfondimento sul tema)

Sergio Leone – l’italiano che inventò l’America

SARAH MATALONI
1) The Fabelmans di Steven Spielberg in cima alla lista  (recuperato il 24 dicembre).. straordinario e appassionante!
2) The Banshees of Inisherin (Gli Spiriti dell’Isola) di Martin McDonagh
3) The Whale di Darren Aronofsky
4) Esterno notte di Marco Bellocchio (e approfondimento sul tema)
5) La stranezza di Roberto Andò
6) Sergio Leone- l’italiano che inventò L’ America di Francesco Zippel
Serie
7) Stranger things  (quarta stagione)
8) The Crown (quinta stagione)
9) The boys (terza stagione)
10) Chloe – le maschere della verità

Irma Vep (la serie)

ANTONIO PEZZUTO
Più che i 10 film dell’anno, direi 10 film che quest’anno mi sono piaciuti molto:
1) Irma Vep – Olivier Assayas
Poi, in ordine sparso:
2)  EO  – Jerzy Skolimowski
3) Europe – Philip Scheffner
4) Mutzenbacher – Ruth Beckermann
5) Bones & All– Luca Guadagnino
6) The Kiev Trial – Sergei Loznitsa
7) Gli orsi non esistono – Jafer Panahi
8)  Saint Omer – Alice Diop
9) The Whale – Daren Aronofsky
10) Matter Out of Place – Nikolaus Geyrhalter

The Wonder (Il prodigio)

FRANCESCA PISTOCCHI
1) Alejandro González Iñárritu – Bardo, la cronaca falsa di alcune verità perché nulla è ciò che sembra, ma neanche ciò che non sembra
2) Ali Asgari – Ta Farda (Until Tomorrow) perché articola al singolare una realtà fin troppo spesso narrata al plurale
3) Paul Thomas Anderson – Licorice Pizza perché è il lato magenta della Hollywood che tutti sogniamo ( e approfondimento)
4) Sebastián Lelio – Il prodigio perché ricorda allo spettatore che il cinema può salvare l’uomo dalla vita
5) Kirill Serebrennikov – Petrov’s Flu perché… si veda punto numero 2. Fra parentesi: il film è uscito in Russia nel 2021, nei cinema italiani il primo marzo 2022. Non occorre aggiungere altro.
6) Andrew Dominik – Blonde perché, proprio come la vera Marilyn, o si ama o si odia (e approfondimento)
7) Daniel Kwan e Daniel Scheinert (aka Daniels) – Everything everywhere all at once perché è un film intelligente… senza avere la pretesa di esserlo
Serie
8) Baran bo Odar e Jantje Friese – 1899 perché è un gioco a incastri citazionale che ci lascia con l’acquolina in bocca
9) Jonas Åkerlund – Clark perché ognuno, a suo modo, soffre o ha sofferto la Sindrome di Stoccolma
10) Alfred Gough, Miles Millar (e Tim Burton) – Mercoledì perché da piccoli ci piaceva Roald Dahl, da adolescenti ci piaceva Harry Potter… e da adulti ci piace Tim Burton. Chiaramente Jenna Ortega che balla vale da sola l’intera serie.

The Fire Within

FABIANA SARGENTINI
1) La notte del 12, Dominik Moll. Un necessario pugno femminista nello stomaco.
2) A cooler climate, James Ivory. Footage di archivio prezioso del regista ottuagenario associato a uno straordinario senso perduto del tempo: proustiano.
3) Parigi, 13 Arr. Jacques Audiard. Attuale, sensuale, sembra di spiare senza essere visti nella vita di tre persone normali. Eppure graffia, morde, ferisce e fa gioire.
4) The fire within – a requiem for Katia and Maurice Krafft. Emozione pura allo stato lavico.
5) Forever young (Les amandiers), Valeria Bruni Tedeschi. Un piccolo miracolo in cui sembra di spiare dal buco della serratura: si continua a viaggiare con i personaggi per giorni, settimane.
6) Serre-moi fort (Stringimi forte), Mathieu Amalric. Quando il cinema diventa appassionante come la grande letteratura: colto, profondo, doloroso come una selezione personale di poesie, raccolte nell’arco di una vita, a rappresentare noi stessi.
7) The Happiest Man in the World, Teona Strugar Mitevsksa. Ridere piangere ragionare pensare di avere trovato il bandolo e invece perdersi di nuovo nella girandola di otto-volanti che è la vita.
E le serie:
8) Strappare lungo i bordi. Zero Calcare fa ridere, inventa tormentoni, è intelligente senza farlo pesare e poi, sul finale, fa spuntare una lacrima anche nei cuori più duri.
9) Stranger things (quarta stagione). Una serie che, dal primo fotogramma della prima stagione, ha scritto una voce nel dizionario della serialità contemporanea: horror, soprannaturale, gusto della citazione, meravigliosamente per anziani (adolescenti negli anni ottanta), recitazione, ricostruzione storica, colonna sonora, montaggio, effetti speciali super.
10) Inventing Anna. Julia Garner può essere definita la nuova Jennifer Lawrence: brava a giocare con la voce – la sporcatura di russo in un inglese perfetto da college prestigioso – si muove nel personaggio con un corpo mimetico. Consigliato binge watching, visione di un episodio dopo l’altro, senza sosta.
Escluso all’ultimo minuto: After life. Ricky Gervais affronta un tabù, lo morde al petto facendolo sanguinare: perdita, oblio, fuga, fondo del dolore, il male. Scardinando il luogo comune della morte, che se ne possa solo piangere: lui ne ride, si sporca, lacrima nel riso, affila la lama e continua a colpire con sapienza lasciando un segno, una cicatrice o un tatuaggio chissà.

Esterno notte

GIOVANNI SPAGNOLETTI
1) Avatar 2: la via dell’acqua di James Cameron (gran film, prossimo campione assoluto di incassi, altra scommessa vinta da Cameron)
2)  Esterno notte di Marco Bellocchio (e approfondimento sul tema), (il più importante film italiano o serie che voler si voglia, di questo anno)
3) The Fabelmans di Steven Spielberg (per me uno degli assoluti top della sua carriera)
4) Il prodigio di Sebastian Lelio (chissà perché solo su Netflix che spreco)
5) Memoria di Apichatpong Weerasethakul (grandioso, purtroppo non visto Lav Diaz)
6) Gli orsi non esistono di Jafar Panahi (in onore alla lotta contro l’oscurantismo in Iran e a rappresentare tanti altri bei film iraniani di questa stagione).
7) Tori e Lokita di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne (scelto perché mi ha particolarmente commosso trai diversi bei film francesi passati in Italia o ai Festival quest’anno: da È andato tutto bene di François Ozon a Serre-moi fort (Stringimi forte) di Mathieu Amalric e Parigi, 13 Arr. di Jacques Audiard, senza dimenticare Peter von Kant, sempre di François Ozon non ancora uscito in sala)
8) Utama – Le terre dimenticate  di Alejandro Loayza Grisi (piccolo film straordinario – assolutamente da recuperare)
Infine, due lavori di non fiction:
9) The fire within – a requiem for Katia and Maurice Krafft di Werner Herzog (un’altra vetta nella gigantesca carriera del cineasta tedesco)
10) The Natural History of Destruction di Sergei Loznitsa (un film sottilmente politico su quanto succede oggi che, in definitiva, preferisco a Fairtyle – una fiaba di Alexander Sokurov).

Per concludere mi si consenta ancora di nominare Vera di Tizza Covi e Rainer Frimmel, dal mondo tedesco Lieber Thomas di Andreas Kleinert e dall’universo cinese Return to Dust di Li Ruijun, altrettanto intenso, passato con scarsa attenzione in Concorso alla Berlinale 2022. Oltre a Piccolo Corpo di Laura Samani, per me il miglior debutto italiano di quest’anno. E ultimo colpo di fulmine, l’ultimo dei tanti Pinocchio, quello di Guillermo del Toro. E non avevo ancora recuperato Nope di Jordan Peele che mi sembra un film notevole.

The Fabelmans

EDOARDO ZACCAGNINI
Sparsi
1) The Fabelmans, il cinema e la vita innamorati stretti stretti sulla mano del gigante Spielberg.
2) Tori e Lokita, che può anche darsi che la macchina da presa sia meno ossessionata  dalla nuca, ma le verità atroci del nostro tempo rimangono, e rimane l’umanesimo e rimane pure il cinema tutta sostanza e niente orpelli,  niente cianfrusaglie dei fratelli Dardenne
3) The Bear, la serie, che mentre la vedi alterni dubbi e passione. Mentre lei non smette mai di muoversi, di crescere, di frastornarti e di tenerti là. Nel costante allontanarsi dal già visto plasma magistralmente se stessa, asimmetrica, corposa, geniale, libera. Accumulo di qualità e potenza, racconto che resta addosso. Alla fine vince lei, e nemmeno di misura. The bear.
4) Utama – Le terre dimenticate. Il cinema che ti porta lontano, ai confini del mondo, stavolta Bolivia. Per ricordarci quanto è diventato piccolo il mondo e che quel mondo siamo sempre noi. E da noi dipende tutto. Con un soffio di voce, con tanto silenzio e austera poesia, Utama ce lo sbatte in faccia: crisi climatica, migrazioni, relazione tra dramma ambientale e dramma sociale. Passato presente e futuro dentro questo piccolo grande film.
5) Supersorda! Tre episodi brevi, di efficace animazione, su Apple TV. Sul tema della sordità. Vera e penetrante ogni parola, ogni frame arriva al cuore, ogni sequenza è necessaria, perché scritta da chi quella storia l’ha vissuta ed ha saputo raccontarla. Gioiello nascosto tra le piattaforme.
6) Sergio Leone- l’italiano che inventò L’ America. Storia del cinema italiano capace di emozionare. Omaggio commosso al genio, piacere e lezione dei grandi a un grandissimo. L’uomo e l’artista, retorica mai, noia nemmeno. Emozioni si. Tante.
7) Licorice Pizza. Anderson che fa Anderson.
8) The Bad Guy. La metto o non la metto? Si la metto perché è piena di idee e di fantasia, perché spiazza, spacca, acchiappa. Perché ho cominciato a tarda sera e sono andato avanti tutta la notte. Perché non capita spesso che una serie ti tiri dentro e hai solo voglia di percorrerla ad ampie falcate. Si ride pure. Però il finale avaro sa troppo di progetto a tavolino, di esageratamente programmatiche, di serialità della serialità. E se ti senti prima merce che destinatario, cosa che di fatto sei, salta il patto di fiducia tra creatore e spettatore. Però, che bravi, che energia. Quando parte la seconda stagione?
9) Tutto chiede salvezza (1 stagione). Perché non è perfetta ma a proposito di merce e di destinatario, di intrattenimento e di messaggi, lei è piena di senso. Ci parla della vita, delle sue cose più importanti, offre consigli, lezione. Ha nella sostanza la sua dote principale. E poi si segue pure bene.
10) Gli anelli del potere, la serie: visivamente una bomba, magnifica, mozzafiato. Un congegno complesso che regge il grande compito che si dá. Il cerchio si chiude al punto giusto, coi colpi di scena dove servono e l’ampio respiro dove ci sta bene. Col finale (dichiaratamente) aperto in modo accettabile. Armoniosa, elegante, mai fredda, mai dispersiva. Impegnativa un po’, ma ne vale la pena. Fiducia ripagata.

All’anno prossimo

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